domenica 30 novembre 2008

Internet in clandestinità

Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. L'Italia si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. La maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del Nord, Cina e Myanmar. In fondo alla classifica figurano anche la maggior parte dei paesi arabi, a partire da Libia, Tunisia e Iraq, dove è semplicemente impensabile che un giornale o una testata radiotelevisiva possa criticare il capo dello Stato o l'operato del governo. R.s.f. assegna invece buoni voti ad alcune realtà africane come Benin, Sudafrica, Mali, Namibia e Senegal, tutte collocate nelle prime cinquanta posizioni e in condizione di vantare una reale libertà di stampa.

Ma se si parla di Libertà in rete” l’Italia scivola oltre il 1000° posto, dopo i paesi arabi tanto criticati, e i paesi del terzo mondo. Nel nostro Paese, infatti, sono giorni bui per l'informazione online. Noi blogger viviamo in clandestinità e la spada di Damocle è li che ci segue non ci lascia stare pendente, in bilico sulle nostre povere testa che da un momento all'altro puoi veder crollare tutto a causa di una legislazione oscurantista, la spada di Damocle può improvvisamente colpirci senza pietà, da un momento all'altro e non ci lascia scampo, ci ritroviamo con il blog oscurato e inconsapevolmente indagati per stampa clandestina, come Carlo Ruta, storico e filosofo siciliano che da anni si occupa, online e offline, di storie ed inchieste di mafia, che si è visto notificare una sentenza con la quale il Tribunale di Modica gli ha contestato il reato di stampa clandestina previsto dall'art. 16 della vecchia - ma sempre vigente - Legge sulla Stampa, la n. 47 dell'8 febbraio 1948, per aver proceduto alla pubblicazione del suo blog senza la prescritta registrazione della testata presso il registro della Stampa.

Le decisioni dei giudici non si commentano se non dopo averle lette integralmente e non avendolo fatto mi limito a far osservare quanto diverso un blog sia da un quotidiano o da una testata giornalistica televisiva.

Ma storie come questa devono farci riflettere. Il nostro non è il blog di Beppe Grillo, né quello di Antonio Dipietro, né quello di Marco Travaglio, ma nel tempo libero attraverso il nostro blog osserviamo, commentiamo, e talvolta critichiamo e dobbiamo essere liberi di pensare e liberi di bloggare! Per questo chiediamo il ritiro immediato del ddl Levi, modifica della legge n° 62 del 2001 in modo che Internet non rientri nelle leggi sull'editoria.

La nostra è l’eterna lotta
“Davide contro Golia”
ma uniti possiamo vincere.

sabato 29 novembre 2008

Tremonti taglia le spese ma non quelle dei politici

Contenere la spesa pubblica è uno egli obiettivi del ministro dell'Economia Tremonti: ridurre le auto blu, tagliare i dirigenti inutili, risparmiare su riscaldamento e carta, distribuire con parsimonia i telefonini. Tutto giusto, anzi, giustissimo. Attenzione però i tagli alla spesa pubblica per essere veramente equi debbono interessare anche la politica. Le norme nell'ultima Finanziaria che permettono il mantenimento del doppio stipendio a parlamentari membri del governo, e il rimborso elettorale sino al 2011 anche per le forze politiche non più presenti in Parlamento non sono un buon esempio di parsimoniosa gestione dei soldi pubblici. Lo scherzetto costerà agli italiani circa 300 milioni di euro. A cui vanno aggiunti circa 8 miliardi di euro di costi totali per mantenere il sistema politico da Roma alle provincie. Troppi, veramente troppi!

giovedì 27 novembre 2008

No alla Clandestinità: vogliamo la Libertà.


Con preghiera di diffusione: fai circolare il seguente messaggio tramite email, il tuo sito, i social network, i social news ed in qualunque altro modo tu lo ritenga possibile!


La rete italiana è in lutto in difesa della libertà di espressione. Secondo la legge N° 62 del 7/3/2001 siamo tutti in situazione di illegalità e di clandestinità.Tutti noi come Carlo Ruta possiamo essere condannati per stampa clandestina ed il nostro sito/blog può essere oscurato.Aiutaci a sconfiggere la censura che ci opprime!Ci rivolgiamo a te che hai un blog, un sito, un forum in Italia e, ci rivolgiamo agli internauti di tutto il mondo perchè ognuno faccia la sua parte e diffonda questo messaggio per difendere la neutralità e libertà di Internet.Chiediamo al Parlamento italiano il ritiro immediato del ddl Levi e chiediamo che, senza formule suscettibili di interpretazione, tutti i mezzi internet usati per esprimere e diffondere informazioni ed opinioni, se utilizzati in forma amatoriale, siano sottratti alla legislazione sull’editoria, indipendentemente dalla loro capacità di produrre profitti.Giuseppe Giulietti nel 2001, come relatore della Legge N° 62 dichiarò che: “La legge sull’editoria non ha mai avuto tra i suoi obiettivi quello di imbrigliare le attività editoriali sulla rete. Sono quindi falsi gli allarmi e le preoccupazioni diffusi in tal senso.”A distanza di sette anni ed a causa di quella legge, uno di noi, Carlo Ruta è stato condannato per stampa clandestina ed il suo sito è stato oscurato. Le rassicurazioni di allora sono dunque state inutili come lo saranno quelle di oggi e di domani.Tu che ci stai leggendo, tu che sei uno di noi, non rimanere inerte! Domani potrebbe capitare anche a te! Fai sentire la tua voce e lotta insieme a noi per continuare ad esprimere i tuoi pensieri. A questo link troverai tutte le informazioni per fare anche tu la tua parte. Fai sentire a tutti il tuo grido di libertà!

No alla clandestinità, vogliamo la libertà.

QUESTO E' IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE CHE STIAMO ORGANIZZANDO PER UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE STRAORDINARIAContro il DDL 1269 di Ricardo Franco Levi, che ancora giace, SENZA MODIFICHE, nei cassetti della Commissione Cultura VII*** 2 Dicembre *** - invio di lettera ai singoli onorevoli della VII commissione cultura (ELETTORI DI CIRCOSCRIZIONE)- invio di comunicato stampa ai media italiani e STRANIERI (RESPONSABILI GRUPPO)*** 3 Dicembre *** - invio di lettera al presidente VII commissione cultura Valentina Aprea e RICARDO FRANCO LEVI (TUTTI)*** 4 Dicembre *** CONTRO LA CLANDESTINITÀ' DI TUTTI I SITI E BLOG IN ITALIAAvvio della più grande mobilitazione Internet con sciopero e lutto di blog e siti (tutti clandestini), social network strike ed un passaparola mondiale!

ISCRIVITI ALLA CAUSA

http://apps.facebook.com/causes/161427NormaCamp.Siamo disponibili ad aprire un sano confronto con tutti coloro che vogliono fare proposte su norme per l'editoria web. Per questo ci stiamo organizzando in un BarCamp: http://barcamp.org/NormaCampPUBBLICA IL NOSTRO BANNER E IL LINK SUL TUO SITOUtilizza questo codice:http://www.facebook.com/group.php?gid=32540852267">
http://www.fdambrosio.net/censura-blog_banner_small.jpg" border="0" alt="vai al gruppo su FaceBook Contro il DDL anti-Blog presente alla Camera"/>
http://ammazzablog.wordpress.com/">Ammazzablog.wordpress.com

Da
BLOG PENNA CALAMAIO

Ridicolo nascondersi dietro la fatalità

Di fatale c'è solo l'incuria politica.

Sabato è morto un ragazzino di soli 17 anni, schiacciato dal soffitto e da un grosso tubo di ghisa, venuto giù per il crollo del Liceo scientifico Charles Darwin a Rivoli, in provincia di Torino. Sempre sabato il ministro Gelmini ha avuto anche la faccia tosta di andare in quella scuola appena crollata, e dire: "E una tragedia incomprensibile".

Non è incomprensibile, è dovuto al fatto che i governi di tutti i colori, che si sono succeduti in questi anni, non hanno fatto altro che fare tagli alla scuola pubblica, e questo ha contribuito all'abbandono e alla fatiscenza delle strutture pubbliche. Il Ministro dell'Istruzione Gelmini afferma: "Abbiamo distribuito 300 milioni di euro nel 2008 proprio sulla sicurezza e con il sottosegretario alla presidenza Bertolaso abbiamo avviato un piano per mettere in sicurezza le 100 scuole meno sicure d'Italia". 300 milioni di euro per la sicurezza nelle scuole sono una miseria, quando un rapporto di Legam-biente dice che sono 10 mila le scuole, che dovrebbero essere sottoposte a urgenti in-terventi di manutenzione.

E intanto il Presidente del Consiglio Berlusconi dice: "E' stata una drammatica fatalità". Ci risiamo: cade un elicottero militare e la causa è una tragica fatalità, salvo scoprire che la manutenzione del parco velivoli ultimamente è stata decisamente trascurata per mancanza di fondi. Crolla la controsoffittatura di una scuola, ci scappa il morto e alcuni feriti gravi e si parla nuovamente di tragica fatalità nonostante il patrimonio edilizio scolastico sia in condizioni pietose, al punto che, se per essi valessero le stesse regole che si applicano ai locali pubblici, la maggior parte delle scuole sarebbe costretta alla chiusura e, in caso di incidente come quello accaduto a Rivoli, scatterebbe l'accusa di omicidio volontario, proprio come sono stati accusati in questi giorni i vertici della Thyssen Krupp.

Come se fosse una fatalità, che la porta sbatte all'improvviso per il forte vento che im-perversa da due giorni, e viene giù "mezza scuola". Quella scuola andava a pezzi come vanno a pezzi altre migliaia di scuole in tutta Italia. Ci doveva scappare il morto per ricordarcene? A sentire queste dichiarazioni non si può non provare rabbia. Ha detto bene il padre del povero Vito Scafidi: "Le scuole insicure vanno chiuse". E' una cosa assurda dover morire per andare a scuola. Non si può morire così, come è vergognoso dover morire per andare a lavorare.

La situazione del mondo della scuola é drammatica, costretto ad elemosinare per le spese correnti. Sappiamo che le norme di prevenzione esistono e qualora non siano rispettate prevedono la stessa pena per l'omissione di prevenzione sui cantieri di lavoro, con l'aggravante che sono volte a tutelare minori. Occorre che la Repubblica italiana dichiari guerra all'ignoranza. Che conseguentemente investa nell'edilizia scolastica quelle risorse straordinarie che consentano al Paese di raggiungere fini formativi adeguati alle sfide di oggi, cosa possibile in contesti qualificati e non certo negli ambienti deprivati che oggi sono il denominatore comune di tutte le scuole italiane. Non è solo nelle scuole che manca la sicurezza, ma anche nella stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro. Da più parti ci viene detto: "Ci sono le leggi, bisogna farle rispettare". E' vero, bisogna farle rispettare, peccato che le Asl abbiano un personale ispettivo ridotto all'osso, 1.950 tecnici della prevenzione a fronte di 5 milioni di aziende da controllare.

mercoledì 26 novembre 2008

Esportiamo crimine e temiamo gli stranieri




Abbiamo, come Paese, molti record negativi e tra questi é risaputo in tutto il mondo che, purtroppo, l'Italia è uno dei massimi esportatori mondiali di criminalità. La Triade cinese o la Yakuza giapponese, tanto per fare un paio di esempi, sono probabilmente in grado di insidiarci il primato. Come ovunque, qui c'è una minoranza della popolazione che delinque e una larghissima maggioranza che, nonostante tutto, fa ogni giorno onestamente il suo. Ma si può tranquillamente affermare che l'Italia, detiene ancora il primato in un campo tanto disdicevole. Infatti, mafia, 'ndrangheta e camorra costituiscono multinazionali criminose con robusti appoggi ai quattro angoli del mondo. Nonostante ciò, a causa della propaganda politico-mediatica, il popolo italiano, soprattutto nei settori più indifesi e meno istruiti della società, , per la semplice ragione che i "diversi" inducono come minimo alla diffidenza, quando non alla scoperta ostilità, si è convinto di essere vittima e non artefice del crimine, di essere minacciato dalla malavita e non di costituire una minaccia malavitosa. Finché persisterà nella coscienza degli italiani questo capovolgimento della verità, si potrà fare ben poco per contrastare la criminalità organizzata e per riportare nel nostro Paese una cultura di vera legalità. È davvero incredibile come gli italiani siano persuasi che illegalità, violenza e insicurezza derivino da comportamenti isolati degli "stranieri", quando il controllo del crimine è saldamente in mano alle cosche italiane, che si avvalgono sia di manovalanze nostrane che provenienti da altri Paesi. I partiti xenofobi contribuiscono da molti anni al diffondersi della disinformazione, che è la più fedele alleata dalle società malavitose, perché l'odio razziale è il miglior "concime" per le attività criminali. Nei giorni scorsi Umberto Bossi, rispondendo polemicamente agli appelli del Vaticano e del presidente Napolitano, ha ribadito il suo pensiero: "Gli immigrati sono una risorsa negativa per il nostro Paese". Detto questo, Bossi (e quelli che la pensano come lui) ha perfettamente torto nel sostenere che gli immigrati nel loro complesso siano una risorsa negativa per l'Italia. I regolari sono senz'altro l'opposto. Gli altri possono costituire un problema che, però, non si risolve sparando nel mucchio.
Mafia S.p A. comunque ringrazia.

martedì 25 novembre 2008

Uomini, ominichi o quaquaraqua?

Ogni anno in occasione della festa della donna, e in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si fanno i soliti incontri, dibattiti si snocciolano i dati sulla violenza etc… Tutte cose belle e interessanti, peccato che queste manifestazioni in favore della donna siano, come al solito un fuoco di paglia. Subito dopo le manifestazioni tutto torna come prima, giornali e tv continueranno a dare le solite notizie sulle violenze e i maltrattamenti e le discriminazioni che le donne continuano a subire nonostante la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, del 1993, ottenuta grazie alla forte pressione dei movimenti delle donne, che fornisce per la prima volta una definizione ampia della violenza contro le donne, definita come "qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata.

Nonostante La Conferenza di Vienna sui diritti umani, la Conferenza di Pechino, e il dibattito della Commissione donne dell’ONU, della Commissione diritti umani, dell’Assemblea generale, ancora oggi aprendo un qualsiasi quotidiano, oltre alle solite notizie sulla politica nazionale e internazionale c’è sempre almeno una notizia che riguarda la violenza contro le donne. Fatti, i dovuti calcoli emerge che almeno il 70% delle donne vittime di omicidio sono uccise dal partner. La violenza domestica è in Europa la prima causa di morte per le donne dai 16 ai 44 anni. Si ipotizza che una donna italiana su sei abbia subito violenza (fisica o sessuale) da parte del partner o ex partner.

Nonostante questi dati a me pare che i nostri politici, i media e gli uomini in genere minimizzino o rimuovano costantemente questo fenomeno che in realtà è una limitazione della libertà per una buona parte dei cittadini di questo paese e pertanto un’assoluta priorità sociale e civile.
Dobbiamo riflettere con maggiore serietà e metterci in testa che la violenza sulle donne ci riguarda tutti, e in particolare noi uomini che nulla abbiamo a che fare con comportamenti violenti. Spetta proprio noi unirci alle donne nella lotta contro questa violenza che dilaga ogni giorno di più. Dobbiamo unirci alle donne senza il timore di essere giudicati dagli uomini che della violenza hanno fatto la loro religione.
Dobbiamo trovare il coraggio di schierarci, perché coloro che non forniscono un'adeguata protezione alle donne, sono conniventi con le violenze, coloro che le coprono o le accettano, coloro che permettono che si perpetuino senza ostacolarle si rendono colpevoli quanto i violenti.

Noi uomini continuiamo a vantarci sostenendo che abbiamo gli “attributi”, ma in realtà tacendo e non schierandoci apertamente dimostriamo di non averli affatto. Allora smettiamola di fare come le tre scimmiette, interveniamo seriamente per contrastare la violenza sulle donne, chiediamo ai politici di trovare finalmente il modo di riconoscerla, prevenirla, e punirla severamente.

Uomini non dimenticate mai che vostra madre è una donna e abbiate il coraggio di urlare:io sono con le donne.

I Ministri ombra inglesi, scimmiottatura nel nostro Paese…

Trovo piuttosto ridicoli quegli anchorman televisivi che presentano con grande serietà e deferenza i "ministri ombra" invitati alle loro trasmissioni. Ancor più ridicole le "ombre" che rispondono con sorrisi di compiacimento agli applausi di rito. Questi signori che si presentano pubblicamente come "ministri" (sia pure ombra...) senza averne alcun titolo.

L'idea di istituire un governo ombra, Walter Veltroni l'ha avuta guardando alla Gran Bretagna, l'ha vista, gli è piaciuta, l'ha importata, e in seguito alla vittoria del PDL alle elezioni politiche dell'aprile 2008, il leader del PD Walter Veltroni, il 9 maggio lo ha presentato ricalcando lo schema di ripartizione delle competenze del governo Berlusconi IV, dando così vita al Governo ombra del Partito Democratico. A Veltroni succede spesso e quasi mai con successo, di scopiazzare dagli altri. Edmondo Berselli, un osservatore politico vicino al centrosinistra, ha mirabilmente riassunto questa caratteristica veltroniana in " I care, We can, They win ": una sola frase che mette insieme due slogan ( presi a prestito da don Milani, il primo, e da Barack Obama, il secondo) e il risultato lo abbiamo visto nell'ultima campagna elettorale.

Nel Regno Unito il governo ombra è una prassi consolidata dallo storico bipolarismo e ha anche un certo significato. Il governo ombra, in inglese shadow government, è l’istituzione politica costituita dal capo dell'opposizione, che la dirige, e da parlamentari dell'opposizione (i ministri ombra) incaricati di seguire da vicino, proprio come un'ombra, l'attività dei corrispondenti ministri del governo in carica. Quindi a ogni proposta del governo, l'opposizione fa un' operazione contrapposta dettagliando quel che avrebbe fatto, dove avrebbe trovato i quattrini e come li avrebbe spesi. Insomma svolge un'azione critica verso le decisioni del governo in carica, e proporre alternative.

In Italia è solo una pessima scimmiottatura. I ministri ombra nostrani si gonfiano, si atteggiano ma non fanno assolutamente nulla. Sarebbe comunque un'evoluzione positiva della cultura politica italiana se almeno facessero il loro lavoro, anziché limitarsi all'opposizione tutta italiana: fare della generica propaganda contro il governo di turno.

lunedì 24 novembre 2008

L'evasione fiscale è la scorciatoia verso il baratro….

Da ciò che dicono gli esperti pare che la mafia fatturerebbe qualcosa come 130 miliardi di euro l'anno con un utile di 70 che ovviamente sfugge a qualsiasi tassazione. E un paradosso ma anche se nessuno si sogna di mandare l'agenzia delle entrate dai vari boss per notificare una cartella esattoriale o per contestare l'accertamento fiscale, invitarli al contraddittorio ed eventualmente obbligarli a presentare ricorso presso le commissioni tributarie come siamo costretti a fare noi quando bussa il fisco e ci richiede qualcosa. Nessuno lo fa da quelle parti, chi ci prova rischia di fare una brutta fine. Non c'è nulla da contestare, non c'è alcuna evasione perché la mafia fattura anche se lo fa a modo suo senza applicare le imposte dovute per legge. Sono milioni gli italiani che ogni giorno fatturano, applicano l'Iva e diligentemente la versano il mese successivo, a fine anno stilano un bilancio e sii quello che rappresenta il risultato utile ci pagano le imposte. Ci vorrebbe un minimo di rispetto per queste persone che si comportano secondo le regole, rispettando, anche a rischio di mettere in pericolo la propria salute mentale, una giungla di leggi e regolamenti come quella italiana nella quale districarsi diventa quasi impossibile. La prossima volta che si parla di evasione fiscale però facciamolo con un minimo di serietà. Troppo facile andare a beccare il singolo che ha evaso briciole mentre ogni anno l'equivalente di almeno cinque finanziarie sfugge a ogni controllo e a ogni tassazione. Pensate che meraviglia: in dieci anni grazie esclusivamente alla mafia potremmo annullare il debito pubblico, se solo le autorità preposte al controllo dell'evasione fossero capaci di farlo.
Io avrei obiettivi meno ambiziosi. Mi basterebbe che venisse drasticamente diminuita la parte di sommerso che sarebbe di circa 311 miliardi di euro l'anno pari a circa un terzo del Pil ufficiale, ma che nessuno sa esattamente a quanto ammonti. Insomma, in termini di imposte (dirette, indirette e contributive) sottratte all'erario si é sui 125-130 mld. L'economia sommersa sottrae al Fisco circa 200 mld l'anno; l'economia criminale circa 100 mld; l'evasione-elusione delle grandi imprese 7 mld e dei lavoratori autonomi e piccole imprese 4 mld. E mi basterebbe che le dichiarazioni dei lavoratori autonomi fossero ragionevolmente veritiere. Ma, per riuscirci, sarebbe necessario fare almeno tre cose, all'apparenza semplici:

1) disboscare quella giungla legislativa che caratterizza il sistema impositivo italiano;
2) arrivare ad aliquote sopportabili;
3) rendere possibile la deduzione delle tasse già pagate per beni e servizi.

In attesa di quel giorno, chi si comporta secondo le regole continui a farlo, altrimenti finiremmo per cadere nel baratro.

sabato 22 novembre 2008

Siamo ancora in alto mare…

Come avevo scritto in un precedente post la Rete è l’ultimo strumento d'informazione libero rimasto in Italia e la politica o meglio i politici lo sanno e dopo aver occupato giornali e televisioni non rinunciano facilmente a sferrare il loro attacco per occupare anche quest’ultimo lembo di libera informazione. Infatti, dopo che il diessino Ricardo Levi ha annunciato il ritiro del suo DdL n.1269, più che criticato da tutta la blogsfera (anche se in realtà è ancora li pronto per essere esaminato). Come d’incanto appare una nuova proposta di legge avente per oggetto: Modifiche all’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, in materia di definizioni e disciplina del prodotto editoriale, che a detta del suo presentatore, il deputato Roberto Cassinelli del Partito Popolo delle Libertà, eliminerebbe gli obblighi di registrazione per blog, community e gruppi sociali on-line.

L’apparizione del deputato su Facebook ha innescato immediatamente un vivo e demo-cratico contradditorio tra vari blogger attraverso la bacheca del gruppo di Facebook Salva i Blog , l’ ultimo baluardo creato appositamente per difendere la nostra libertà di esistere liberi in Rete. Roberto Cassinelli sostiene che é una legge che applica l'art. 21 della Costituzione e libera blog, social network e community dai lacci e lacciuoli stabiliti dalla legge per i prodotti editoriali". Insomma per farla breve Roberto Cassinelli presenta così la sua proposta di legge, recante modifiche all'art. 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, che rischia di individuare come "prodotto editoriale" - sottoponendola alla relativa nor-mativa - anche la diffusione on-line di opinioni e di libera circolazione delle idee.

PROPOSTA DI LEGGE
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ART. 1.

1. Al comma 3 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, primo periodo, dopo le parole « Al prodotto editoriale » sono inserite le seguenti « realizzato su sup-porto cartaceo ».
2. Al comma 3 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, secondo periodo, dopo le parole « Il prodotto editoriale » sono inserite le seguenti « realizzato su suppor-to cartaceo ».

ART. 2.

1. Dopo il comma 3 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, è inserito il seguente comma 4: « 4. Il prodotto editoriale pubblicato sulla rete internet è sottoposto agli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, se ha per scopo la pubblicazione o la diffusione di notizie di attualità, cro-naca, economia, costume o politica, e se sussiste almeno una delle seguenti fattispecie:
a) il gestore o gli autori delle pagine sono riconducibili a testate per le quali si applicano le disposizioni di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, o sono legati ad una di esse da vincoli professionali;
b) il gestore o gli autori delle pagine ne traggono profitto;
c) le pagine hanno titolo riconducibile a testate per le quali si applicano le di-sposizioni di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47;
d) l’intestazione delle pagine riporta diciture che le rendano analoghe o simili a prodotti editoriali sviluppati su supporto cartaceo per i quali si applicano le disposizioni di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, (“quotidiano”, “periodico”, “settimanale”, “mensile”, “rivista”, “giornale” ed altre di-citure che, nel linguaggio comune, abbiano simile significato;
e) il gestore o gli autori delle pagine sono iscritti nell’elenco dei giornalisti professionisti;
f) il gestore o gli autori delle pagine percepiscono compensi periodici o saltua-ri per la propria attività di gestione o redazione delle stesse;
g) il gestore o gli autori delle pagine vendono direttamente, o comunque per-cepiscono compensi correlati alla vendita di inserzioni pubblicitarie all’interno delle pagine medesime.

2. Dopo il comma 4 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, è inserito il se-guente comma 5: « 5. Sono in ogni caso esclusi dagli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, i prodotti editoriali pubblicati sulla rete internet che abbiano quale scopo unico:
a) la pubblicazione o la diffusione di idee ed opinioni proprie e personali;
b) la pubblicazione o la diffusione, da parte dell’autore o gestore, di informazioni relative alla propria natura ed alla propria attività di società, associazione, circo-lo, fondazione o partito politico;
c) la pubblicizzazione, da parte dell’autore o gestore, della propria attività di istitu-zione, ente pubblico o persona che ricopra cariche in tale ambito;
d) la pubblicazione o la diffusione, da parte dell’autore o gestore, di informazioni autobiografiche, personali o che comunque riguardino la propria attività persona-le, professionale, politica o pubblica;
e) l’aggregazione, in forma automatica, di notizie ed informazioni contenute in altre pagine;
f) la creazione di momenti di discussione e dibattito su temi specifici;
g) l’aggregazione di utenti terzi in una comunità virtuale ». Com’era ovvio numerosi blogger si sono catapultati per esprimere esprimono i loro dubbi e le loro proposte.

Ma dalla lettura dei vari commendi non emerge una totale soddisfa-zione, ma anzi, grandi rischi a causa della nuova definizione di prodotto editoriale "pubblicato nella rete Internet" di cui all’art. 2. Tra i timorosi “Punto Informatico” e Beppe Grillo. Comunque, per quanto ne dicano gli ” esperti ” ne dicano anche quella di Cassi-nelli è una proposta di legge e quindi potrà essere modificata in corsa eliminando le possibili ambiguità.

A noi blogger amatoriali interessa che nella legge sia chiaramente indicato che i nostri blog non sono da equiparare agli altri prodotti editoriali e conseguentemente non devono essere sottoposti alla relativa normativa. Per adesso non ci resta altro da fare che vegliare e se è il caso continuare la lotta per evitare di essere imbavagliati dalla subdola politica.

continuate a seguire le iniziative su Facebook
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giovedì 20 novembre 2008

Roberto Cassinelli deputato del PDL propone il Salva Blog e dialoga con i blogger su facebook

Roberto Cassinelli deputato del PDL propone il Salva Blog e dialoga con i blogger su facebook
Nella tarda serata di ieri mentre mi intrattenevo sul gruppo di facebook Salva i Blog è intervenuto con un suo messaggio in bacheca Roberto Cassinelli, deputato del PDL, informandoci di avere presentato una proposta di Legge con la finalità di salvare i blog ed i siti internet dalla inclusione nel novero dei prodotti editoriali con conseguenti obblighi di registrazione presso il Tribunale.Il comunicato del deputato Cassinelli con l'indicazione dello spirito che anima la sua iniziativa è visibile integralmente nelle pagine del suo sito dedicate alle news ed accessibili da questo linkNella bacheca del gruppo di facebook è invece presente il link per scaricare e consultare il progetto "Salva Blog" in file pdf. Ovviamente a caldo la prima lettura del progetto di legge non consente di effettuare valutazioni puntuali ed esaustive ma ciò che è subito apparsa inequivocabile è la disponibilità di Cassinelli nel farsi promotore delle nostre istanze ascoltando le nostre critiche, i nostri suggerimenti e le eventuali obiezioni.Io per prima ho avuto degli scambi col deputato sino a quando problemi del server non mi hanno indotta a desistere e cercare un contatto privato sul profilo di facebook, contatto al quale vi è stato un pronto riscontro.Comunque vadano le cose, grande esempio di esercizio del proprio mandato all'insegna dell'ascolto e del contraddittorio e grande manifestazione di apertura verso Internet e le sue immense potenzialità.Il progetto di legge, a quanto scritto dal deputato Cassinelli, è in una fase di cd. "prima lettura" sì da poter essere soggetto a correttivi ed integrazioni direttamente dall'autore. Io gli ho dedicato una rapida e fugace lettura, mi riprometto di valutarlo attentamente prima di fare delle valutazioni complessive. Le prime valutazioni da me fatte a caldo direttamente nei confronti di Roberto Cassinelli e da questi recepite, sembrano comunque condivise da Punto Informatico che si sta attivando per contattare il promotore della legge ed effettuare un puntuale approfondimento del testo proposto. Fate altrettanto anche voi!Quindi vi invito a consultarlo ed approfittare di questa apertura al contraddittorio per manifestare direttamente al nostro interlocutore i vostri suggerimenti attraverso il gruppo di facebook dove presumibilmente Roberto Cassinelli non mancherà di tornare a leggere i nostri interventi.Roberto Cassinelli si troverà a fronteggiare 20.000 blogger agguerriti o al contrario riuscirà a far convergere sulle sua proposta il nostro consenso?

mercoledì 19 novembre 2008

INTERNET, LEVI: NESSUNA LIMITAZIONE A LIBERTA’ RETE

Il deputato del PD Ricardo Franco LEVI, già collaboratore di Romano Prodi, colui che ha presentato presenta per la seconda volta un DdL (Il testo si può leggere sul sito della Camera), che mira ad applicare ai blog una speciale forma di censura che consiste nel registrarsi presso l’istituendo Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC), a seguito della mobilitazione generale dei blogger di tutte le piattaforme, fa un passo indietro e rilascia la seguente dichiarazione:

Dichiarazione di Ricky Levi (Pd),
portavoce Governo ombra

"La rete come spazio di libertà e opportunità di sviluppo, come ineguagliabile strumento, sotto qualsiasi latitudine e regime, per il libero scambio di informazioni ed opinioni e come potente mezzo per la crescita economica, di singole imprese e dell’intera società. Queste sono le convinzioni con le quali ci siamo avvicinati al mondo di internet quando, col passato governo e nella passata legislatura, ci siamo messi al lavoro per avviare l’editoria italiana ad una riforma non più rinviabile nel tempo e tale da consentirle di rispondere in modo efficace alle sfide del nostro tempo. Sul progetto allora elaborato e che sto ora riproponendo al Parlamento, si stanno manifestando tra gli utenti di internet diffuse preoccupazioni. Si teme, in particolare, che vengano introdotte regole che limitino la semplicità dell’accesso alla rete e la libertà d’espressione che essa naturalmente permette. Si tratta di paure totalmente infondate. Ciononostante, penso che si possa serenamente convenire sull’utilità di un pausa di riflessione. Dal mondo (e penso ai passi avanti che sono stati fatti per il riconoscimento dei diritti d’autore sui brani musicali e sui libri scaricati da internet, ai tanti esempi di operatori che hanno cancellato dai loro siti notizie risultate errate o offensive, alle relazioni tra le maggiori imprese della rete e le autorità antitrust per contemperare i valori della libera iniziativa e dell’apertura dei mercati) ci arrivano, sempre più numerosi, i segnali di una rete che, senza perdere in libertà, trova le forme di una matura e condivisa responsabilità. Sono fiducioso che, a partire da questi segnali, sia possibile trovare un’intesa che consenta a tutti di trarre il meglio dalle opportunità offerte da internet. Per la vastissima consultazione e il grande lavoro di analisi e riflessione su cui è stato costruito, considero il progetto di legge che ho depositato alla Camera una base preziosa per un confronto nel Parlamento e con gli operatori che porti finalmente a varare una organica riforma dell’editoria. Per queste ragioni, prima che il progetto di legge venga offerto alla discussione parlamentare in un testo definitivo, cancellerò dal testo il breve capitolo su internet. Discuteremo insieme se e come riempire quel vuoto. "

Nonostante le dichiarazioni non c’è comunque da stare tranquilli perché la Rete è l’ultimo strumento d'informazione libero rimasto in Italia. La politica lo sa e non rinuncia a sferrare il suo attacco dopo aver occupato giornali e televisioni. In questo paese è stato già condannato per “stampa clandestina” un blogger singolo, un privato cittadino. Quindi possiamo immaginare l’effetto devastante che avrebbe sulla rete l’approvazione di questa legge staliniana.

Ma noi non ci fermeremo

martedì 18 novembre 2008

AZIONE SALVA BLOG

Post integrale prelevato dal blog http://ammazzablog.wordpress.com/ per aiutarvi a partecipare, se lo ritenete opportuno,
alla campagna salva blog

In azione! Invio mail alle Commissioni Parlamentari I, II , V, VI - 18 Novembre

AZIONE DEL 18 NOVEMBRE 2008

E’ arrivato il momento! Partecipa con noi all’invio collettivo di mail alle Commissioni Parlamentari I, II , V, VI dalle quali attendiamo il parere (auspichiamo negativo) sulla proposta di legge 1269 di Ricardo Franco Levi.

Di seguito trovi il link con tutti gli indirizzi eMail dei Presidenti, Vicepresidenti e Segretari delle Commissioni.

LINK CON INDIRIZZI EMAIL IMPOSTATI IN AUTOMATICO (21 indirizzi email) POI COPIA NELLA MAIL IL TESTO DELLA LETTERA CHE TROVI SOTTO
in automatico si aprirà il programma di posta con tutti gli indirizzi
già inseriti, poi copia il testo della lettera riportata sotto, basterà un solo invio!

Se non dovesse funzionare il link in alto ecco la lista degli indirizzi eMail

I Commissione Affari Costituzionali
bruno_d@camera.it
santelli_j@camera.it
zaccaria_r@camera.it
lomoro_d@camera.it
sbai_s@camera.it

II Commissione Giustizia
bongiorno_g@camera.it
lussana_c@camera.it
palomba_f@camera.it
dippolito_i@camera.it
mantini_p@camera.it

V Commissione Bilancio
giorgetti_g@camera.it
giudice_g@camera.it
tabacci_b@camera.it
corsaro_m@camera.it
misiani_a@camera.it

VI Commissione Finanze
conte_g@camera.it
dantoni_s@camera.it
ventucci_c@camera.it
fogliardi_g@camera.it
soglia_g@camera.it

Segue il modello della lettera da inviare, che ovviamente puoi modificare a tuo piacimento. Il soggetto dell’email sceglilo tu! (senza volgarità ed offese)

Ricorda di firmarti in fondo alla lettera e di inserire anche il link al tuo blog o sito (se ne hai uno, altrimenti cancella la voce relativa)

Onorevoli Presidente
e Vice Presidente della Commissione,

sono un cittadino italiano preoccupato per il Progetto di legge n.1269 d’iniziativa del deputato Levi [1] denominato “Nuova disciplina del settore dell’editoria e delega al Governo per l’emanazione di un testo unico delle disposizioni legislative in materia di editoria”, attualmente assegnato alla Commissione Cultura [2], per il quale è stato chiesto il parere della Vostra Commissione; sono membro di un gruppo [3] che al momento della stesura di questa lettera conta circa 20.000 iscritti e partecipa attivamente alla raccolta firme per due petizioni[4][5] di iniziativa popolare che insieme hanno superato le 15.000 firme.
Come esperti giuristi[6] e autorevoli giornalisti[7] hanno evidenziato nei loro scritti, il progetto di legge in questa prima stesura è quanto meno ambiguo e poco chiaro, quando non proprio potenzialmente pericoloso per le possibili interpretazioni a cui potrebbe essere soggetto.

Già dall’art.2 che definisce il “prodotto editoriale”, si legge:
1.Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Qualsiasi blog può facilmente rientrare in questa definizione.

Ad aggravare ulteriormente questa definizione subentra il successivo art.6 “Esercizio dell’attività editoriale”, che così recita:
1. Ai fini della presente legge, per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e alla distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.

Cosa si intende esattamente con “raccolta pubblicitaria”? un banner inserito in un blog, o gli annunci di google, rientrano in questa definizione? se si, gran parte dei blog esistenti svolgono “realizzazione e distribuzione di prodotto editoriale con relativa raccolta pubblicitaria; tutti gli altri blog sono comunque compresi perchè, come recita la seconda parte dell’articolo 6, per esercizio dell’attività editoriale può essere inteso anche quello svolto “in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative”.

L’articolo 8 poi è il più controverso:
(Attività editoriale sulla rete internet).
1. L’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte sulla rete internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.
3. Sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro.

La questione è quantomai complessa e ci avvaliamo dell’approfondimento di Luca Spinelli(*):

chiunque correda le proprie pubblicazioni con banner, promozioni, o anche annunci di Google AdSense, sia secondo il Codice Civile[8] sia secondo la comune interpretazione dell’Agenzia delle Entrate[9], fa attività di impresa. [...]
Il ragionamento è semplice. L’apposizione di banner è un’attività pubblicitaria continuativa che genera introiti; una prestazione continuativa è un’attività di impresa; chi fa impresa grazie alle proprie pubblicazioni deve registrarsi al ROC; chi è registrato al ROC può incorrere nei reati di stampa. Chi invece è in questa situazione e non si registra al ROC, può essere denunciato per stampa clandestina[10] (ricordiamo un caso recente[11]).
Per quanto in nostra conoscenza, manca ancora un pronunciamento strettamente ufficiale dell’Agenzia delle Entrate (interpello[12]) se l’uso di qualche banner rientri nelle attività dell’impresa (ma l’orientamento è piuttosto chiaro: banner = attività lucrosa continuativa; attività lucrosa continuativa = impresa).
Per questa ragione, se il progetto di Legge venisse approvato come è ora proposto, saremmo nel migliore dei casi di fronte ad una legge passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa.

La cosa ancor più preoccupante è che in un progetto di legge riguardante l’editoria in senso lato composto da 33 articoli, soltanto uno, l’art.8, riguarda direttamente la Rete Internet, ed un altro, l’art.2, la include indirettamente come uno tra i diversi mezzi di diffusione del “prodotto editoriale”; questo dovrebbe rendere oltremodo evidente che tale disegno di legge è del tutto inadeguato ed assolutamente non rispondente alle logiche della comunicazione e dell’informazione nell’era della nuove tecnologie.

Ho voluto dunque rivolgermi a Lei con questa lettera aperta certo che saprà cogliere le istanze dei cittadini della Rete e della società civile tutta e comunicare alla Commissione Cultura l’inappropriatezza del Progetto di legge n. 1269, chiedendone il ritiro immediato.

Con ogni osservanza,
[firma]
[url del blog personale]

NOTE
[1]
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=16PDL0014370
[2]
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/trovaschedacamera_wai.asp?PDL=1269
[3]
http://www.facebook.com/group.php?gid=32540852267, a cura di Francesco D’Ambrosio
[4] petizione “No al DDL che limita la democrazia in Rete”
http://www.petitiononline.com/noDDL/petition.html
[5] Petizione online “No alla legge antiblog”
http://firmiamo.it/noallaleggeantiblog
[6]
http://www.minotti.net/2008/11/09/play-it-again-levi/
[7]
http://lucaspinelli.com/?p=225
[8]
http://it.wikisource.org/wiki/Codice_Civile_-_Libro_Quinto/Titolo_II#Art._2082_Imprenditore
[9]
http://www.businessonline.it/4/E-business/578/Sito_web_e_deducibilit%E0_dei_costi_(Seconda_Parte).html
[10]
http://www.interlex.it/testi/l48_47.htm#16
[11]
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=2&ID_articolo=741&ID_sezione=3&sezione=
[12]
http://www.agenziaentrate.gov.it/ilwwcm/connect/Nsi/Documentazione/Interpello/

FONTI
http://punto-informatico.it/2468674/PI/News/camera-manda-avanti-ddl-anti-blog.aspx

Se dovessi ricevere una risposta (di qualunque tipo) informaci!

Col link automatico verrà inviata anche a noi una eMail, all’indirizzo salvaiblog(chiocciola)gmail.com che ci permetterà di fare una stima dei partecipanti!

lunedì 17 novembre 2008

per andare al sito clicca sulla scritta


giovedì 13 novembre 2008

Sta per tornare la legge ammazza blog: che facciamo stiamo zitti?

La Camera manda avanti il DDL anti-blog

Roma - Era ottobre 2007. Il consiglio dei ministri approvava il cosiddetto "DdL Levi-Prodi", disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l'obbligo di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa.
La notizia, scoperta del giurista
Valentino Spataro e rilanciata da Punto Informatico, fece scoppiare un pandemonio. Si scusarono e dissociarono i ministri Di Pietro e Gentiloni, ne rise il Times, Beppe Grillo pubblicò un commento di fuoco sul suo blog. Il progetto subì una brusca frenata e dopo un po' le acque si calmarono. Cadde il governo Prodi.
Un anno dopo: novembre 2008. Un altro giurista, Daniele Minotti, si accorge che il progetto di legge gira di nuovo nelle aule del nostro Parlamento, affidato in sede referente alla commissione Cultura della Camera (
DdL C. 1269).
Minotti ne fa una
breve analisi sul proprio blog, marcando le diversità fra il nuovo testo e quello precedente. Abbiamo tuttavia alcune differenze di interpretazione. Diamo insieme un'occhiata ai punti salienti del progetto di Legge per capire cosa possono aspettarsi i navigatori e i blogger italiani:

Art. 2.
(Definizione di prodotto editoriale).

1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Qualsiasi blog rientra in questa definizione.

Art. 8.
(Attività editoriale sulla rete internet).

1. L'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

3. Sono esclusi dall'obbligo dell'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro.

All'apparenza il comma 3 escluderebbe la maggioranza dei blog dall'obbligo di registrazione e dai correlati rischi legali. Ma non è così. Ecco alcuni esempi pratici.

Il blog di Beppe Grillo ha una redazione, ha banner pubblicitari, vende prodotti. In parole povere: sia secondo il
Codice Civile, sia secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa. Se il progetto di legge fosse approvato, perciò, Beppe Grillo avrebbe con tutta probabilità l'obbligo di iscriversi al ROC. Non solo: sarebbe in questo modo soggetto alle varie pene previste per i reati a mezzo stampa.

Affari suoi, diranno forse alcuni. Eppure non è l'unico a doversi preoccupare. Nella stessa situazione si troverebbero decine, probabilmente centinaia di altri ignari blogger. Infatti: chiunque correda le proprie pubblicazioni con banner, promozioni, o anche annunci di Google AdSense, secondo la comune
interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa.

Il ragionamento è semplice. L'apposizione di banner è un'attività pubblicitaria continuativa che genera introiti; una prestazione continuativa è un'attività di impresa; chi fa impresa grazie alle proprie pubblicazioni deve registrarsi al ROC; chi è registrato al ROC può incorrere nei reati di stampa. Chi invece è in questa situazione e non si registra al ROC, può essere denunciato per
stampa clandestina (ricordiamo un caso recente).

Per quanto in nostra conoscenza, manca ancora un pronunciamento strettamente ufficiale dell'Agenzia delle Entrate (
interpello) se l'uso di qualche banner rientri nelle attività dell'impresa (ma l'orientamento è piuttosto chiaro: banner = attività lucrosa continuativa; attività lucrosa continuativa = impresa).

Per questa ragione, se il progetto di Legge venisse approvato come è ora proposto, saremmo nel migliore dei casi di fronte ad una legge passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa. Facciamo un esempio di fantasia, ambientato a Paperopoli.

Rockerduck: "Se non cancelli l'articolo sul tuo blog che parla male di me, ti trascino in tribunale per diffamazione a mezzo stampa."
Paperino: "Ma il mio blog non è una testata!"
Rockerduck: "Però hai un banner pubblicitario, quindi potresti essere un'impresa, e quindi devi iscriverti al ROC. Anzi, se non togli l'articolo ti denuncio pure per
stampa clandestina."
Paperino: "Ok. Sob."

Provate a sostituire "Rockerduck" con "picciotto" e "Paperino" con "cittadino" e il gioco è fatto.

Luca Spinelli

Notizia tratta integralmente da Punto Informatico del 10 Novembre 2008







mercoledì 12 novembre 2008

La Cassazione stoppa i referendum di Grillo

Grillo e i grillini saranno alquanto attappirati perché i loro sforzi e la loro buona volontà è stata vanificata dalla Corte di Cassazione che ha imposto uno stop al referendum sull'editoria promosso da Beppe Grillo. I giudici della Suprema Corte ritengono che siano insufficienti le firme raccolte durante i «vaffa day» organizzati da Grillo. In particolare, i giudici ell'Ufficio centrale della Cassazione per i referendum, dopo aver esaminato tutte le firme raccolte anche in relazione ad ogni quesito tra quelli proposti, hanno giudicato formalmente non corrette le procedure seguite per la raccolta di diverse centinaia di migliaia di firme. Di conseguenza nessuno dei tre quesiti referendari proposti avrebbe raggiunto le 500mila firme necessarie. Problemi di natura formale, sui quali lo stesso Grillo potrà «dire la sua» in occasione dell'udienza che la Cassazione ha convocato per il 25 novembre prossimo. Utilizzando il diritto di replica previsto in questi casi per i promotori dei referendum, Beppe Grillo potrà contestare le conclusioni alle quali è giunta la Cassazione e tentare di «salvare» almeno uno dei referendum. Le tre consultazioni popolari proposte riguardano l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti, l'abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria e l'abrogazione della legge Gasparri sulle frequenze tv.

Perché in Campania l'arresto per i rifiuti?

Dal 31 ottobre per chi abbandona rifiuti ingombranti per strada c’è l’arresto, ma solo se si è in Campania. Per adesso sei persone sono state arrestate a Napoli in flagranza: avevano abbandonato illecitamente, su aree pubbliche, materiale di risulta proveniente da lavorazioni industriali ma anche mobili da cucina, bombole di gas, materiale ferroso e mattoni di scarto. Questa legge sembrerebbe illegittima, ma c'è chi come il gip Nico-la Miraglia la pensa in modo diverso tanto da aver rigettato come “manifestamente infondata” la prima eccezione di incostituzionalità sostenendo che: “La situazione di emergenza tipica della sola Campania in tema di rifiuti giustifica una regolamentazione diversa della materia rispetto ad altre regioni anche sul versante del trattamento penale”.

Io forse non sono abbastanza intelligente e acuto, ma proprio non riesco a capire perché chi butta rifiuti ingombranti speciali e/o pericolosi come i vecchi frigoriferi e lavatrici a mobili scassati) da Sessa Aurunca a Sapri, cioè in Campania, rischia il carcere, e chi lo fa da Ventimiglia a Luni, cioè in Liguria, non rischia questa punizione.

Eppure a me, in alcune curve della Via Aurelia, anche nei punti più "panoramici" del Tigullio capita spesso di vederne, eccome, di vecchi materassi e altri materiali "ingombranti". Che si voglia punire la maggior estrosità dei campani? Che la "munnezza napoletana" sia più pericolosa della "rumenta genovese"?

L'ambiente va protetto in tutta Italia, in Liguria come in Campania

martedì 11 novembre 2008

Una pagina di storia gloriosa

Il 4 novembre è una data importante per l’Italia, ma la Vittoria del 1918 fu costruita l'anno prima. Ma data dell'8 novembre è passata quasi sotto silenzio, anche perché così vicina a quella del 4, anniversario della Vittoria della "Grande Guerra". Desidero però ricordare che l'8 novembre 1917 si svolse a Peschiera un convegno molto importante: quello fra i plenipotenziari italiani, francesi ed inglesi dopo la battaglia di Caporetto. I nostri alleati non credevano alle nostre possibilità di resistenza all'avversario austro-ungarico-tedesco e chiesero la ritirata italiana fino al Po. Prima del colloquio, Re Vittorio Emanuele III affermò la sua volontà di parlare da solo. Secondo la testimonianza dei plenipotenziari britannici, la sua prosa ed i suoi argomenti furono tali da convincere, senza lasciare alcun dubbio in proposito, chi non pensava possibile una resistenza italiana sul Piave che, invece, risultò vincente. Circa un anno dopo, il Re impose l'avvio della battaglia di Vittorio Veneto, nonostante l'opposizione, più o meno velata, di alcuni generali, e il successo fu travolgente. In pochi giorni, dopo un'iniziale resistenza austroungarica, determinò il tracollo dell'Impero, portando all'armistizio di Villa Giusti. Si apriva così un fronte meridionale per l'attacco alla Germania, la quale, resasi conto del pericolo e nonostante si trovasse ancora, sul fronte occidentale, saldamente in territorio francese, si arrese. La 4° guerra d’indipendenza o la Prima Guerra Mondiale era vinta.

lunedì 10 novembre 2008

I diritti dei rifugiati….

Ma chi sono i rifugiati? I rifugiati sono persone con un fondato timore di persecuzione sulla base della loro razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica. I rifugiati sono costretti a fuggire dai loro paesi a causa di guerre, conflitti civili, politici o per violazioni dei diritti umani. Insomma, persone che sono state sradicate nei rispettivi paesi. L'articolo 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce alle vittime di violazioni dei diritti umani di poter lasciare liberamente il loro paese e a cercare rifugio altrove.

Ma spesso i vari governi vedono i rifugiati solo come una minaccia o un onere, e non rispettano questo principio fondamentale e non fanno assolutamente nulla per proteggere i rifugiati. Anzi alcuni governi hanno sottoposto i rifugiati ad arresti arbitrari, negando loro quei diritti sociali ed economici chiudendo le frontiere. Nel peggiore dei casi, il più fondamentale principio della protezione dei rifugiati, sono stati violati, e i rifugiati sono stati rimpatriati con la forza in paesi in cui hanno dovuto affrontare la persecuzione.

Ogni anno cresce enormemente il numero di rifugiati in tutto il mondo dopo un rilevamento annuale è emerso che alla fine del 2007 ci sono stati 11,4 milioni di rifugiati e altri 26 milioni di sfollati a causa di conflitti o persecuzioni. Il rapporto annuale Global Trends 2007 afferma che nel 2007 il numero di rifugiati è salito a 67 milioni di persone. Di queste 16 milioni di loro sono persone che scappano da un conflitto o da persecuzioni politiche, il 15,15% in più rispetto al 2006, mentre gli altri 51 milioni sono ‘sfollati, anche interni al proprio paese. A determinare l’ incremento del numero di persone in fuga dalla propria terra hanno influito molto la situazione di Iraq e Afghanistan. Aumentato, del 6,5%, anche il numero degli “sfollati” a causa di violenze di vario genere: oltre 26 milioni nel 2007. Dopo la Colombia e l’Iraq, la nazioni col maggior numero di sfollati sono la Repubblica Democratica del Congo, l’Uganda e la Somalia.

In aumento anche le richieste si asilo: 647.200 nel 2007 sono state presentate singole domande di asilo o lo status di rifugiato ai governi. Negli ultimi decenni, le Nazioni Unite collaborate da varie agenzie hanno fatto parecchio per aiutare gli sfollati che fuggono da un conflitto, tuttavia, non è mai stata trovata una soluzione politica globale. Le agenzie Onu e le Ong che si occupano di rifugiati chiedono da anni che l’Europa si doti di una legge comune per la gestione e la tutela dei richiedenti asilo. Una richiesta rimasta inascoltata per lungo tempo, e che comincia ora un lungo percorso: la Commissione Europea ha presentato infatti un piano europeo per una politica sull'asilo.

Ma attualmente la responsabilità di garantire asilo politico ricade in modo sproporzionato sui paesi in via di sviluppo che, nonostante le loro risorse limitate, sostengono l’onere di ospitare un grande numero di rifugiati. Oggi sarebbero meno della metà, solo 32 milioni, i profughi che ricevono attualmente assistenza. Per questo è indispensabile una maggiore solidarietà internazionale per ripartire l’onere della protezione e soprattutto per affrontare cause e conseguenze dei flussi di migrazioni e di profughi, per poter garantire ai rifugiati la tutela che meritano per aiutarli a tornare un giorno a casa in sicurezza e dignità.

Ritenendo il diritto di asilo una questione di vita o di morte che non può essere pregiudicata da singoli interessi, oggi con i nostri post intendiamo dar voce a tutti i rifugiati. Chiediamo quindi di bloccare le violazioni dei diritti umani in tutti i paesi del mondo. Chiediamo una maggiore protezione per i rifugiati e gli sfollati e la fine degli abusi quando raggiungono una minima sicurezza. Chiediamo alle Nazioni Unite e ai governi di tutto il mondo di osservare i propri obblighi di proteggere i rifugiati e di rispettare i loro diritti - a prescindere da dove essi provengano o dal paese dove essi intendono rifugiarsi.

domenica 9 novembre 2008

L'energia di Obama non arriverà qui in Italia

Ha vinto Obama: vedo e sento che in Italia, come in molti altri Paesi del mondo, si sta festeggiando la vittoria di Obama; io non vedo cosa ci sia da festeggiare, se non la modesta consolazione che altrove si è capaci di ciò che qui è di fatto impossibile. Dio voglia che Obama salvi il suo Paese dalla recessione e dalla depressione, culturale, morale ed economica; ma pensare che la sua energia sia così straordinaria da arrivare fin qui è, davvero, pretendere troppo, fosse anche un semidio, senza contare che farà solo gli interessi degli Usa, non dell' Italia.

In Italia non è tempo di nessun Obama, qualunque sia il colore della sua pelle, perché in Italia non mi sembra sia tempo di grandi uomini con grandi idee, né è tempo di grandi speranze né di grandi politiche.

Ciò che ammiro dell'America non è il fair play dei suoi candidati alla presidenza - che poi non è stato tanto fair play fino a ieri - ma la vitalità della nazione. Solo un paio di anni fa sembrava un Paese di paranoici ossessionati dal terrorista della porta accanto, un paese chiuso in se stesso e nell'illusione di poter vivere senza più la forza e la voglia di uno slancio, di un sogno.
Ammiro lo spirito democratico degli Usa, dove un candidato è stato realmente eletto dal popolo e dove l'avversario sconfitto ne ha riconosciuto la vittoria, ne ha esaltato la caparbietà e lo ha chiamato "il mio presidente" dicendo di essere orgoglioso della capacità democratica dimostrata dal suo popolo. In Italia non sarebbe successo. Insomma, si è compiuto un percorso iniziato più di un anno fa, un percorso di rigenerazione compiuto non solo da una classe politica, ma da una intera nazione.

A noi la fortuna di aver visto un altro sogno realizzato. Sì, perché abbiamo vissuto un frammento della milionaria storia dell'umanità, ma che frammento! Sì, siamo dei fortunati noi nati intorno alla metà del XX secolo. Fortunati perché siamo stati spettatori di eventi non storici, non memorabili ma per certi aspetti incredibili. Noi c'eravamo e avevamo cognizione di quanto stava succedendo quando l'uomo mise il piede sulla Luna. Noi c'eravamo ed abbiamo colto lo straordinario cambiamento quando dal loggiato della basilica di San Pietro si è affacciato un Papa straniero e mercoledì abbiamo vissuto la straordinaria e per certi aspetti incredibile realizzazione di un sogno. Del sogno di Martin Luther King, al quale va il mio pensiero, che a 45 anni di distanza vede realizzato il suo sogno. E per ultimo la vittoria di Obama produce un senso di gioia e soddisfazione dato che Obama non ha vinto ma stravinto e quei 167 voti di differenza sono uno schiaffo morale a Bush, alla sua fallimentare politica socioeconomica e guerrafondaia.

La Lega ridicola e razzista…

Il ministro Maroni tempo fa dichiarò che l’Italia non è razzista e sono d’accordo con lui anche se oggi, nell'Italia governata dalla Lega, si verificano sempre più spesso casi di intolleranza. Ma la sua Lega è razzista e su questo non potrà mai controbattere. La prova che i leghisti sono razzisti emerge quotidianamente dalle proposte di legge presentate dai vari deputati e senatori.

Ultima strozzata in ordine di tempo, l’istituzione della "purezza etnica" e "padanizzazione" degli alpini in una proposta di legge firmata dal deputato del Carroccio, Davide Caparini, che ha l'obiettivo di «salvaguardare la natura "padana" delle penne nere, riconoscendo un bonus agli arruolati settentrionali». Infatti, nel provvedimento in discussione alla commissione Difesa della Camera, presieduta da Edmondo Cirielli, la Lega propone di pagare di più gli alpini del Nord rispetto a quelli del Sud: 500 euro di "premio" in busta paga per avere avuto il merito di essere stati partoriti sopra la linea gotica. I nuovi arruolati provenienti dalle regioni settentrionali, inoltre, potranno svolgere servizio «in siti prossimi» al loro comune di residenza. Non solo, a decidere «sui requisiti psicoattitudinali dei giovani aspiranti» sarà una commissione del Nord, cioè composta da personale residente nel settentrione d'Italia. Perché anche gli esaminatori del Nord? Per «ovviare alle sempre più frequenti discriminazioni compiute proprio ai danni degli aspiranti volontari» di regioni settentrionali, in favore dei meridionali, spiegano gli esponenti del Carroccio.

Questa malsana idea, palesemente discriminatoria nei confronti dei giovani del Sud sembra ispirata dal libro "Mein Kampf", perché come nella teoria di Hitler, nella teoria della Lega sta l'idea della razza cosiddetta "ariana" o "nordica", cioè la razza più forte, la più creativa e valorosa, a cui spetta il diritto di dominare il mondo. Fortunatamente l'idea è già stata bocciata e la quasi totalità della commissione ha dichiarato che eventuali ulteriori benefici andranno assegnati a tutti, a prescindere dal luogo di residenza o dalla provenienza geografica.

Ma gli uomini della Lega lo sanno che gli alpini fanno parte dell’ Esercito italiano, e che negli oltre 100 anni di storia tantissimi meridionali hanno servito con la penna nera tutti i fronti di tutte le guerre cui ha preso parte l'Italia? Per la Lega l’antimeridionalismo, é come per Hitler l'antisemitismo. Per la Lega i meridionali non sono una comunità italiana ma una razza, e cioè la razza che vuole rovinare tutte le altre. Mescolandosi con i padani i meridionali cercano di imbastardirli, distruggendo la purezza della razza e eliminando così la loro forza, necessaria per la lotta per la supremazia. Il meridionale è il nemico più pericoloso, è cattivo fino in fondo. E l’antimeridionalismo sta diventando per Bossi e compagni una vera e propria ossessione.

Questo potrebbe sembrare ridicolo ma non lo é, hanno cominciato con gli insegnanti, poi con gli alpini, poi toccherà agli impiegati statali e poi gli operai e poi… Di questo passo questa nuova ideologia tutta padana un giorno potrebbe avere gravi conseguenze sul fronte costituzionale e civile.

È importante che l'opinione pubblica e i suoi elettori (in buona fede) siano informati del pericolo cui vanno incontro.