I politici stanno esagerando, gli italiani sono stanchi, il Paese finirà per ribellarsi.
Dopo il reportage impietoso del New York Times, un altro duro verdetto piomba sul Bel Paese. Questa volta a descrivere con toni decadenti l’Italia è l’autorevole e brittanico Times che, in un lungo articolo intitolato “La dolce vita diventa amara perché l’Italia fa i conti con l’essere vecchia e povera”, spiega che i nostri standard di vita per la prima volta siano caduti dietro quelli della Spagna, mentre la Grecia “ci soffia sul collo”, che i nostri politici sono “vecchi e stanchi” e che quindi gli italiani provano “un senso di angoscia nazionale in questo scorcio di 2007”. E il problema, sottolinea il Times, non riguarda solo l’aumento dei prezzi e la stagnazione dei salari, ma “raggiunge il cuore del dibattito dell’Italia su se stessa sulla propria anima e sulla propria identità”. Tanto che, si sottolinea, “quando il primo ministro Romano Prodi - questa settimana ha avuto un summit a Roma con Nicolas Sarkozy e José Luis Rodríguez Zapatero, i commentatori hanno notato che, mentre Zapatero aveva 47 anni e Sarkozy 52, Prodi aveva l’aspetto stanco di un sessantottenne”. Il Times si sofferma quindi sui costi eccessivi della politica e, citando il libro ‘La Casta’ (proprio come il New York Times) sottolinea come l’Italia abbia il più alto numero di auto blu, e come il Quirinale costi addirittura quattro volte più di Buckingham Palace. Poi non dimentica di citare tutta una serie di criticità tipiche del mondo del lavoro: dal prevalere di “una mentalità di lavoro per tutta la vita” in cui i posti vengono assegnati “non in base al merito ma attraverso una rete di favori reciproci e legami familiari noti come ‘raccomandazione’”, ai sindacati che continuano a mobilitare milioni di persone contro il lavoro precario con l’inevitabile risultato di scioperi a ripetizione. Scioperi che il Times snocciola uno dopo l’altro: da quello della sanità, a quello degli autotrasportatori, da quello minacciato dai dipendenti di Alitalia (definita “essa stessa simbolo del malessere italiano”), a quello de ‘La Scala’, spesso al centro di conflitti sindacali. E in questo scenario desolante, “perfino il nucleo familiare italiano - continua il Times - una volta baluardo della società italiana, è in declino, con un aumento dei tassi di divorzio, una bassa natalità e l’incremento dei genitori single”, anche se la famiglia “continua a rappresentare un rifugio per i giovani italiani molti dei quali continuano a vivere a casa pur avendo superando i 30 anni”. Ma non è ancora tutto. Le famiglie sono, infatti, anche sempre più povere. Le ragioni? I costi dell’energia che crescono, la forza dell’euro contro il dollaro che colpisce l’industria del lusso, la globalizzazione e la concorrenza dell’Asia nel settore del tessile. Per non parlare della crescita esorbitante dei prezzi dei generi alimentari che ha comportato infatti (e a questo proposito, il Times cita le cifre di Confesercenti) un calo di vendite della pasta (-4%) e del pane (-7%). Il risultato è che gli italiani sono i meno felici d’Europa, proprio come ha fatto emergere la ricerca dell’Università di Cambridge. “Al di là del malessere diffuso, la speranza c’è”, dice però il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, intervistato dal quotidiano londinese. “Il nostro Paese, spiega, infatti, Montezemolo non si è solo fermato, ma sta andando indietro. E il problema non è soltanto la carenza di investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche il fatto che ogni italiano pensa al proprio interesse e non al bene comune.
Io credo che sia giunto il momento, che e sia l'ora di svegliarci dal sonno in cui siamo sprofondati da troppo tempo. Riprendiamoci la dignità e facciamolo con tutta la forza di cui siamo capaci se non per noi, almeno per i nostri figli e per questa Italia per la quale i nostri nonni e i nostri padri hanno combattuto - e qualcuno ha anche perduto la vita - per creare la democrazia. Con il passare del tempo e degli anni, ora ne ho 56, mi sto accorgendo che la storia si sta ripetendo. Adesso non c'è più una sola persona a comandare. Adesso ce ne sono centinaia e sono i politici ruspanti e non che quando si riuniscono alla camera o al senato non ricordano che sono li perché noi li abbiamo messi li e si dimenticano di fare il loro dovere che sarebbe quello di fare funzionare l'Italia, e non certo per fare i propri interessi. Una cosa questi “signori” non hanno ancora capito: che sono loro a essere alle dipendenze dell'Italia e, visto che non lo hanno ancora capito e che il loro stipendio - e che stipendio - lo paghiamo noi, dovrebbero capire che, se non fanno bene il loro mestiere, potrebbero venire licenziati o meglio mandati a casa a cercarsi un lavoro. La storia si sta ripetendo, solo che adesso non siamo in guerra, ma su gran parte del popolo sta tornando comunque l'ombra della fame. Vorrei ricordare ai politici, alla casta che si ritiene intoccabile, come andò a finire l'altra volta. Non dico che il popolo ora potrebbe rifare una cosa cosi, però dico a chi ci governa: non tirate troppo la corda, potreste pentirvene, fatte gli interessi del paese, rifate funzionare l'Italia.
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