lunedì 15 dicembre 2008

Lampade a basso consumo però inquinano di più

L'Unione europea ha deciso che dal 2012 tutte le vecchie lampadine ad incandescenza dovranno essere messe fuori legge, una sorta di benservito ai loro inventori, la loro creatura ha fatto il suo tempo. È giunta l'ora di ripiegare sulle altre lampadine a basso consumo che però hanno il brutto vizio di inquinare e devono essere smaltite in modo particolare (sicuramente molto più costoso) perché contengono mercurio, lo stesso metallo liquido che è stato bandito dai termometri dalla Uè. Un sistema di smaltimento delle nuove, lampadine più complesso implica maggiori costi, anche energetici. Il risparmio di energia che ne deriva potrebbe finire in un maggiore impatto ambientale, alla fine non so quanto il gioco valga la candela. Gli Euro burocrati dimostrano con questa decisione una scarsa dimestichezza con le questioni energetiche. Se è vero che le lampadine si accendono quando fa buio, è altrettanto vero che durante la notte tutte le centrali che sfruttano un ciclo termico (sia quelle termoelettriche che quelle nucleari) non possono essere spente per poi essere riaccese la mattina successiva, devono continuare a produrre energia che nessuno consuma. Ben vengano quindi le lampadine che consumano molto che si mangiano questa energia in eccesso. In attesa del fatidico 2012 inizio a fare scorta per non trovarmi al buio e costretto a usare lampadine che emettono una luce che altera i colori e che con la luce solare, l'unica fonte di illuminazione alla quale i nostri occhi dopo millenni di evoluzione si sono adattati, non ha nulla a che fare.

giovedì 11 dicembre 2008

La classe politica non sa dare il buon esempio

Rimbocchiamoci le maniche. Questo concetto veniva usato dal capo famiglia con la dimostrazione pratica, per imporre a tutti i componenti un impegno superiore per sopperire alle intemperie del tempo che avevano decimato il raccolto. In conseguenza di ciò, occorreva ricercare del lavoro straordinario, per dare il minimo di stabilità alla famiglia. Spiegavano con parole povere e chiare, una particolare condizione, in modo che tutti, potessero capire che le ristrettezze erano un fenomeno naturale e che si potevano modificare con l'impegno di tutti.

Nella famiglia "politica" italiana, questo concetto è totalmente sconosciuto e ogni partito, ogni politico sventola la propria bandiera del diritto. Che consente di disertare l'impegno lavorativo e di studio. Occupando illegittimamente i luoghi che sono stati edificati da coloro che conoscevano l'arte di rimboccarsi le maniche. Ora gli si chiede soltanto il rispetto e la conservazione di questi luoghi che sono costati sudore e sangue ai nostri padri. Ma a loro non interessa conservare, a loro interessa il potere , la facile ricchezza e i privilegi. Sono tanto presi dagli interessi personali che non si accorgono nemmeno che la nazione è ormai allo sfacelo e che il suo popolo in nome del quale dovrebbero governare per il bene di tutti soffre e si dispera.

Destra e sinistra hanno perso la propria ideologia e gli uomini in questi anni hanno fatto a gara per salire sul carro del possibile vincitore, senza interessarsi dei programmi che avrebbero effettivamente dato benessere e sicurezza. Sono i politici più pagati d’Europa ma anche i meno onesti e i meno preparati. La loro massima aspirazione… occupare e far occupare da amici e parenti i posti strategici del paese per il proprio tornaconto. Spreco, solo spreco di tempo e risorse anziché rimboccarsi le maniche e dare il buon esempio.

martedì 9 dicembre 2008

Le armi non danno la sicurezza.

Il ministro Maroni ha espresso piena soddisfazione per l’approvazione definitiva - il 23 luglio scorso da parte del Senato - della legge sulla sicurezza, ma a causa della paura e dell’insicurezza nel nostro paese scoppia la febbre dell’arma, e ogni mese vengono presentate centinaia di richieste di porto d’ arma «per difesa personale». Molti chiedono l'arma poiché si sentono minacciati, ancorché vagamente, ma tanti la chiedono perché fa della pistola uno status symbol all'americana. La prefettura unico soggetto deputato a rilasciare il porto d'armi prima di farlo svolge gli opportuni accertamenti per capire, in buona sostanza, se ci sono elementi seri che giustifichino la necessità di vivere armati o se sia la mera pretesa di chi cerca una scorciatoia per cancellare le proprie ansie. Chiedere il porto di pistola é diventata la prima risposta che centinaia di italiani danno alla paura, considerata la strada più semplice (ma in realtà non è assolutamente così) per contenere la paura e l' insicurezza tanto generica quanto crescente. Ma il porto d'armi per difesa personale é a tutti gli effetti un'eccezione. Quindi non è assolutamente facile ottenerlo. Nemmeno una ragazza pedinata continuamente da un ex o da un mitomane, che ha subito molestie o aggressioni a sfondo sessuale, anche se vive in una situazione di costante apprensione e pericolo non otterrà un’arma per difesa personale. Per i suoi problemi dovrà ricorrere all'autorità giudiziaria. Anzi, è quella l'unica via percorribile. Anche se spesso le reiterate denunce (e il caso Delfino, il genovese che il IO agosto 2008 uccise a Sanremo la sua ex dopo mesi di telefonate e appostamenti ossessivi, lo dimostra) non sono servite a scongiurare pericoli. Anche chi è nel mirino di estorsori o usurai non ha alcuna possibilità. Anche in questo caso dovrà rivolgersi alle forze dell'ordine. Giustamente soltanto chi ha concrete possibilità d'essere vittima d'un reato predatorio avrà la possibilità di ottenere la tanto sospirata arma. E quindi portavalori, gioiellieri, e pochi altri. Comunque, le armi sono una soluzione estrema, la prevenzione si fa in altro modo e con l'aiuto delle forze di polizia.

Le armi sono un pericolo anche per chi le usa,
un proiettile vagante un pericolo per tutti.

venerdì 5 dicembre 2008

II Culto delle Acque in Sardegna

L’acqua è sempre stata oggetto di culto presso tutti i popoli, soprattutto presso quelle popolazioni ove le precipitazioni sono state sempre scarse. L'assenza o la scarsità dell'acqua ha contribuito a creare in Sardegna una situazione di grande povertà, di spopolamento e conseguente impoverimento dell'attività produttiva incidendo sui destini dell'isola. Tale culto ha assunto in Sardegna delle manifestazioni magiche e religiose. Per cui nel passato, ma non solo, si ricorreva alla magia, attraverso la quale gli abitanti per più di tremila anni hanno espresso la loro paura, angoscia e speranza invocando un Dio che facesse cadere dal cielo il prezioso liquido. Tale invocazione veniva espressa mediante riti che sono stati spesso studio di indagini antropologiche da parte di molti studiosi. Questi culti riguardavano non solo l'acqua pluviale ma anche quella sorgiva. Essi avevano riti diversi e riguardavano zone e culture diverse, cioè la montagna e la pianura e quindi la pastorizia e l'agricoltura. Questi riti propiziatori della pioggia sono durati a lungo in Sardegna, diciamo fino agli anni 50, con un cerimoniale di elementi magici e pratici, la cui origine risale al periodo protosardo e nuragico. È chiaro che ciò avveniva poiché l'uomo primitivo era convinto dell'esistenza di un "Dio della pioggia", cioè un essere superiore in grado di concedere la pioggia solo attraverso certi meccanismi per mezzo della magia, di offerte, preghiere e quanto altro serviva a conseguire lo scopo. In Sardegna tale Dio era identificato con Maimone, il Dio della pioggia appunto.

Per ottenere la pioggia, si usava immergere le statue fatte di legno o di paglia, in un fiume o in una pozza d'acqua. Infatti la statua rappresentava il Dio dotato di potere uranico (dal cielo) e l'acqua del fiume o della pozza rappresentava il cielo, contenitore d'acqua. E chiaro che tale rito, o presso un pozzo sacro, oppure nello svolgersi di una processione, presupponeva la completa e cieca partecipazione e credenza di tutti i partecipanti, senza avanzare il minimo dubbio su quanto si svolgeva, pena l'insuccesso.

Come già detto si avevano diversi riti a seconda che gli abitanti abitassero in montagna o in pianura, cioè se l'economia era basata sulla pastorizia o sull'agricoltura. Quindi il cerimoniale collettivo basato su di una processione con la presenza di un simulacro era esclusivamente agricolo, mentre in montagna avevamo un cerimoniale molto più elaborato e denso di religiosità e si svolgeva nei pozzi sacri. Questi cerimoniali si svolgevano in certi periodi dell'anno. Questo periodo corrispondeva grosso modo alla primavera, al termine dell'inverno, soprattutto nei mesi di marzo e di aprile, allorquando cessando le precipitazioni invernali la campagna, in montagna o in pianura, necessitava di precipitazioni per l'erba o per la crescita del grano o altro.
Si pensa che al cerimoniale partecipassero tutti indistintamente, ma i protagonisti erano soprattutto le donne e i bambini. Bisognava che chi invocava la pioggia fosse immune da ogni peccato o colpa, per cui i bambini, sinonimo di innocenza e purezza, e le donne vergini o quelle che per un certo periodo non avevano avuto rapporti sessuali, erano i protagonisti principali in un cerimoniale che però non conosceva gerarchie, ma era aperta a tutti, in quanto tutti erano interessati alla riuscita e al conseguimento del fine. I riti che si svolgevano presso questi pozzi miravano allo stesso scopo, e cioè l'invocazione affinché dal cielo cadesse la pioggia, oltre ad altre manifestazioni, come vedremo, di carattere terapeutico o come prova ordalica. Presso questi pozzi i riti assumevano un valore di gran lunga superiore rispetto a quelli che si svolgevano in pianura, che erano per lo più espressione di popolazioni locali, limitate nel numero.

Al contrario, i pozzi sacri che erano situati in luoghi di facile reperibilità e visibilità, erano come santuari di frequentazione generale con strutture assai complesse chiamate " cumbessias" e "' muristenes" che permettevano il soggiorno di "pellegrini" provenienti da diverse località. I due aspetti, quello pagano e quello religioso continuano ad operare in Sardegna nonostante diversi secoli di "dominazione cattolica" e dopo 1500 anni dalla denuncia accorata di Papa Gregorio Magno. Infatti Papa Gregorio Magno, uno dei Papi più importanti di tutta la Cristianità, soprattutto per la sua cura pastorale e le esortazioni indirizzate a vescovi, principi e amministratori, nel Maggio del 594, per mezzo di due sacerdoti, indirizza una epistola a Ospitone, capo delle popolazioni barbaricine, nella quale si lamenta che dopo 600 anni dalla morte del Cristo, in Sardegna "Barbaricini omnes ut insensata ammalia vivant, Deum veruni nesciant, Ugna autemet lapides adorenf. Cioè le popolazioni vivono come animali insensati, ignorando il vero Dio e adorando tronchi d'albero e pietre.

Questo tipo di costruzione non si trova altrove ed in particolare in nessun altro territorio che ebbe rapporti commerciali e culturali con la Sardegna. È quindi un elemento indigeno, apparso nell'età dei nuraghi con i quali ha in comune la struttura megalitica.

Che l'acqua avesse anche carattere sacro con virtù terapeutiche e purificatrici ne erano convinte le comunità nuragiche che, più di tremila anni fa, avevano dedicato ad essa santuari, fonti sacre, templi a pozzo diffusi in tutta la Sardegna.

Prisciano, poeta latino, dice: "Sardoniae post quam pelago circumflua tellus fontibus e liquidis praebet miracela mundo qui sanant oculis aegros damnantque nefando periuros furto, quos tacto flamine caecant" e Isidoro, vescovo spagnolo: "La Sardegna ha delle sorgenti termali, le quali mentre guariscono gli infermi, fanno perdere la vista ai ladri, se dopo aver giurato si tocchino gli occhi con quelle acque".

E Solino, nel III sec d.C. , scrive: "In Sardegna pullulano in vari luoghi delle acque termali e salubri, dotate di virtù terapeutiche; esse o rafforzano le ossa indebolite o disperdono il veleno inoculato dalle solifughe (specie di animale che evita la luce) o anche fanno sparire i dolori degli occhi. Descrizione abbastanza chiara ed esauriente di questi riti presso le acque sacre in quanto si tratta di un vero e proprio "iudicium acquae" e cioè del rito ordalico o giudizio di Dio. Infatti, e non a torto, si è parlato della Sardegna come di un continente, di uno Stato (giudicati), di una civiltà nuragica, di una lingua sarda per mettere in evidenza proprio questa sua unicità.

mercoledì 3 dicembre 2008

I figli dei potenti possono essere bocciati "nonostante i papà".

Ho appreso incredulo che il figlio del Senatur Umberto Bossi è stato bocciato per la terza volta all'esame di maturità. E un somaro? Sembrerebbe di sì stando ai risultati. Una notizia interessantissima, che pone inquietanti interrogativi. Vendetta degli insegnanti contro la Gelmini? Insegnanti con parentele extracomunitarie? Un manipolo di insegnanti, i soliti. Quei fannulloni, ignoranti, immeritatamente benestanti e, magari, pure terroni ne hanno combinata un'altra delle loro. Chissà! Se non è così, è comunque una lezione per tanti politici e uomini di potere di tutte le parti politiche. Una cosa è certa: le raccomandazioni e il potere politico della Lega contano pochino visti i risultati scolastici dell'erede della Lega Nord. Mancava una perla per la certezza matematica: il figlio di un senatore della Repubblica Italiana, padre del federalismo, icona della autonomia e bla, bla.. bocciato per ben tre volte all'esame di maturità.

Questa notizia di per sé trascurabile o al massimo curiosa, è diventata nella giornata di domenica 30 novembre una delle notizie più commentate sulla rete. Qual è il motivo che ha spinto la gente ad interessarsi di un fatto così curioso? Per gli antileghisti, la soddisfazione di vedere il figlio di uno dei più controversi (e detestati) uomini politici degli ultimi vent'anni fallire miseramente e reiteratamente un esame alla portata di molti, anzi di quasi tutti. Oppure, sempre gli appartenenti alla categoria degli antileghisti, che vedono la conferma del fatto che tutto il movimento padano è la metafora dell'ignoranza ( anche se ciò non è del tutto vero).

Il fatto è un altro: le colpe dei padri non debbono ricadere sui figli impedendogli di esprimere le loro potenzialità, così i meriti dei genitori non dovrebbero riverberarsi aiutandoli a ottenere indebiti vantaggi. Da questo punto di vista, il fatto che Bossi non sia riuscito a far promuovere il figlio è un'ottima notizia. Ha comunque un’altra possibilità, si faccia furbo, non si ostini a far ripetere a suo figlio Renzo l'esame di licenza scientifica nella sua Padania. Se persevera, lo bocceranno per la quarta volta. Faccia come la ministra Gelmini. Porti suo figlio nell’odiato sud e sarà promosso… oppure...

VA A LAVURER...TERUN!!!!!

lunedì 1 dicembre 2008

Netizen Clandestino, pronti per lo sciopero della Rete: ecco il nostro Inno.

No alla Clandestinità, vogliamo la libertà

Domani, 2 Dicembre 2008 Neapolis, il programma curato dalle redazioni del TGR e dedicato alle nuove tecnologie riserverà un servizio alla iniziativa NETIZEN CLANDESTINO organizzata per protestare contro il mancato ritiro del ddl Levi e lo stato di Clandestinità in cui versano blog e siti web italiani alla luce della legislazione attualmente vigente.Noi del gruppo Salva i Blog continuiamo la nostra mobilitazione e la arricchiamo di nuove iniziative alle quali vi chiediamo di partecipare.Grazie a Loris D’Emilio, ecco l’inno della campagna: la canzone B-landestino.Registra un video con questa canzone, cantala tu e pubblicalo online col tag netizen clandestino!
Domani 2 Dicembre 2008 potete invece contribuire inviando una mail agli Onorevoli della VII Commissione Cultura. Qui troverete tutte le istruzioni.Continuate inoltre a diffondere il Comunicato Ufficiale della manifestazione Netizen Clandestino e prepariamoci all'auto-oscuramento simbolico dei nostri siti e blog, previsto per il 4 Dicembre 2008Il Parlamento italiano, a breve sarà chiamato a decidere sulla regolamentazione di siti, blog, forum, anche alla luce della proposta di legge Cassinelli.Ora più che mai è importante far sentire la nostra voce e diffondere tutti insieme le nostre istanze.
No alla Clandestinità, vogliamo la libertà
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Il primo dicembre e' la Giornata mondiale per la lotta all'Aids. e i membri di BlogCatalog si uniscono con l'Istituto nazionale sulle tossicodipendenze (NIDA) e il Dipartimento di Salute e Servizi Umani Ufficio di HIV / AIDS, la politica della AIDS.gov per Bloggers Unite per la Giornata mondiale contro l'AIDS. Una campagna di sensibilizzazione per far conoscere la malattia ed i problemi che ne derivano.
Le stime del 2007 parlano di 33,2 milioni di persone colpite da Aids, di cui 2,1 milioni sono bambini di età inferiore ai 15 anni. In Italia secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, aggiornati al 31 dicembre 2007, si verificano 4 mila nuove infezioni l'anno. Attualmente sono 59.500 i casi di AIDS notificati dall’inizio dell’epidemia fino al 31 Dicembre 2007.
La Regione più colpita in assoluto risulta essere la Lombardia, ma nell’ultimo anno il tasso di incidenza più elevato è quello del Lazio seguito da Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Liguria.
Attualmente la via di trasmissione del virus é quasi esclusivamente quella sessuale: scende progressivamente, infatti, il numero dei tossicodipendenti che diventa sieropositivo, come il numero dei bambini che si infettano dalle madri. Il virus HIV, Virus dell'Immunodeficienza Umana, è un retrovirus, cioè un virus a RNA, che attacca alcune cellule del sistema immunitario, principalmente i linfociti CD4, che sono importantissimi per la risposta immunitaria, indebolendo il sistema immunitario fino ad annullare la risposta contro virus, batteri, protozoi e funghi. La distruzione del sistema immunitario causa una sindrome che si chiama AIDS (o, in italiano, SIDA: Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita). Una persona affetta da SIDA è maggiormente esposta alle infezioni.
È molto importante fare qualcosa per eliminare HIV/AIDS che colpisce milioni di persone nel mondo. E tutti noi facciamo parte di questo mondo. È indispensabile portare avanti un discorso di informazione e di prevenzione. Ma non basta farlo solo il 1° dicembre, la giornata simbolo da dedicare a questo importante tema e restare totalmente inermi negli altri 364 giorni dell'anno! Si, è fondamentale che non rimanga l'unica giornata dell'anno in cui se ne parla, perchè l'aids è una battaglia di tutti i giorni. Noi crediamo di essere informati ma troppo spesso abbiamo informazioni sbagliate. Molte volte si ottengono informazioni totalmente opposte che confondono piuttosto che chiarire. Per questo occorre rivolgersi a strutture serie e a persone competenti.
Questa campagna di sensibilizzazione nasce anche per questo, per far nascere nelle persone la voglia e la necessità di informarsi, e soprattutto spingere i giovani a farlo e ad utilizzare le giuste precauzioni quando si fa l'amore. Un piccolo accorgimento ci evita la possibilità di prendere una eventuale malattia alla quale non si potrà più tornare indietro.

domenica 30 novembre 2008

Internet in clandestinità

Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. L'Italia si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. La maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del Nord, Cina e Myanmar. In fondo alla classifica figurano anche la maggior parte dei paesi arabi, a partire da Libia, Tunisia e Iraq, dove è semplicemente impensabile che un giornale o una testata radiotelevisiva possa criticare il capo dello Stato o l'operato del governo. R.s.f. assegna invece buoni voti ad alcune realtà africane come Benin, Sudafrica, Mali, Namibia e Senegal, tutte collocate nelle prime cinquanta posizioni e in condizione di vantare una reale libertà di stampa.

Ma se si parla di Libertà in rete” l’Italia scivola oltre il 1000° posto, dopo i paesi arabi tanto criticati, e i paesi del terzo mondo. Nel nostro Paese, infatti, sono giorni bui per l'informazione online. Noi blogger viviamo in clandestinità e la spada di Damocle è li che ci segue non ci lascia stare pendente, in bilico sulle nostre povere testa che da un momento all'altro puoi veder crollare tutto a causa di una legislazione oscurantista, la spada di Damocle può improvvisamente colpirci senza pietà, da un momento all'altro e non ci lascia scampo, ci ritroviamo con il blog oscurato e inconsapevolmente indagati per stampa clandestina, come Carlo Ruta, storico e filosofo siciliano che da anni si occupa, online e offline, di storie ed inchieste di mafia, che si è visto notificare una sentenza con la quale il Tribunale di Modica gli ha contestato il reato di stampa clandestina previsto dall'art. 16 della vecchia - ma sempre vigente - Legge sulla Stampa, la n. 47 dell'8 febbraio 1948, per aver proceduto alla pubblicazione del suo blog senza la prescritta registrazione della testata presso il registro della Stampa.

Le decisioni dei giudici non si commentano se non dopo averle lette integralmente e non avendolo fatto mi limito a far osservare quanto diverso un blog sia da un quotidiano o da una testata giornalistica televisiva.

Ma storie come questa devono farci riflettere. Il nostro non è il blog di Beppe Grillo, né quello di Antonio Dipietro, né quello di Marco Travaglio, ma nel tempo libero attraverso il nostro blog osserviamo, commentiamo, e talvolta critichiamo e dobbiamo essere liberi di pensare e liberi di bloggare! Per questo chiediamo il ritiro immediato del ddl Levi, modifica della legge n° 62 del 2001 in modo che Internet non rientri nelle leggi sull'editoria.

La nostra è l’eterna lotta
“Davide contro Golia”
ma uniti possiamo vincere.

sabato 29 novembre 2008

Tremonti taglia le spese ma non quelle dei politici

Contenere la spesa pubblica è uno egli obiettivi del ministro dell'Economia Tremonti: ridurre le auto blu, tagliare i dirigenti inutili, risparmiare su riscaldamento e carta, distribuire con parsimonia i telefonini. Tutto giusto, anzi, giustissimo. Attenzione però i tagli alla spesa pubblica per essere veramente equi debbono interessare anche la politica. Le norme nell'ultima Finanziaria che permettono il mantenimento del doppio stipendio a parlamentari membri del governo, e il rimborso elettorale sino al 2011 anche per le forze politiche non più presenti in Parlamento non sono un buon esempio di parsimoniosa gestione dei soldi pubblici. Lo scherzetto costerà agli italiani circa 300 milioni di euro. A cui vanno aggiunti circa 8 miliardi di euro di costi totali per mantenere il sistema politico da Roma alle provincie. Troppi, veramente troppi!

giovedì 27 novembre 2008

No alla Clandestinità: vogliamo la Libertà.


Con preghiera di diffusione: fai circolare il seguente messaggio tramite email, il tuo sito, i social network, i social news ed in qualunque altro modo tu lo ritenga possibile!


La rete italiana è in lutto in difesa della libertà di espressione. Secondo la legge N° 62 del 7/3/2001 siamo tutti in situazione di illegalità e di clandestinità.Tutti noi come Carlo Ruta possiamo essere condannati per stampa clandestina ed il nostro sito/blog può essere oscurato.Aiutaci a sconfiggere la censura che ci opprime!Ci rivolgiamo a te che hai un blog, un sito, un forum in Italia e, ci rivolgiamo agli internauti di tutto il mondo perchè ognuno faccia la sua parte e diffonda questo messaggio per difendere la neutralità e libertà di Internet.Chiediamo al Parlamento italiano il ritiro immediato del ddl Levi e chiediamo che, senza formule suscettibili di interpretazione, tutti i mezzi internet usati per esprimere e diffondere informazioni ed opinioni, se utilizzati in forma amatoriale, siano sottratti alla legislazione sull’editoria, indipendentemente dalla loro capacità di produrre profitti.Giuseppe Giulietti nel 2001, come relatore della Legge N° 62 dichiarò che: “La legge sull’editoria non ha mai avuto tra i suoi obiettivi quello di imbrigliare le attività editoriali sulla rete. Sono quindi falsi gli allarmi e le preoccupazioni diffusi in tal senso.”A distanza di sette anni ed a causa di quella legge, uno di noi, Carlo Ruta è stato condannato per stampa clandestina ed il suo sito è stato oscurato. Le rassicurazioni di allora sono dunque state inutili come lo saranno quelle di oggi e di domani.Tu che ci stai leggendo, tu che sei uno di noi, non rimanere inerte! Domani potrebbe capitare anche a te! Fai sentire la tua voce e lotta insieme a noi per continuare ad esprimere i tuoi pensieri. A questo link troverai tutte le informazioni per fare anche tu la tua parte. Fai sentire a tutti il tuo grido di libertà!

No alla clandestinità, vogliamo la libertà.

QUESTO E' IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE CHE STIAMO ORGANIZZANDO PER UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE STRAORDINARIAContro il DDL 1269 di Ricardo Franco Levi, che ancora giace, SENZA MODIFICHE, nei cassetti della Commissione Cultura VII*** 2 Dicembre *** - invio di lettera ai singoli onorevoli della VII commissione cultura (ELETTORI DI CIRCOSCRIZIONE)- invio di comunicato stampa ai media italiani e STRANIERI (RESPONSABILI GRUPPO)*** 3 Dicembre *** - invio di lettera al presidente VII commissione cultura Valentina Aprea e RICARDO FRANCO LEVI (TUTTI)*** 4 Dicembre *** CONTRO LA CLANDESTINITÀ' DI TUTTI I SITI E BLOG IN ITALIAAvvio della più grande mobilitazione Internet con sciopero e lutto di blog e siti (tutti clandestini), social network strike ed un passaparola mondiale!

ISCRIVITI ALLA CAUSA

http://apps.facebook.com/causes/161427NormaCamp.Siamo disponibili ad aprire un sano confronto con tutti coloro che vogliono fare proposte su norme per l'editoria web. Per questo ci stiamo organizzando in un BarCamp: http://barcamp.org/NormaCampPUBBLICA IL NOSTRO BANNER E IL LINK SUL TUO SITOUtilizza questo codice:http://www.facebook.com/group.php?gid=32540852267">
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Da
BLOG PENNA CALAMAIO

Ridicolo nascondersi dietro la fatalità

Di fatale c'è solo l'incuria politica.

Sabato è morto un ragazzino di soli 17 anni, schiacciato dal soffitto e da un grosso tubo di ghisa, venuto giù per il crollo del Liceo scientifico Charles Darwin a Rivoli, in provincia di Torino. Sempre sabato il ministro Gelmini ha avuto anche la faccia tosta di andare in quella scuola appena crollata, e dire: "E una tragedia incomprensibile".

Non è incomprensibile, è dovuto al fatto che i governi di tutti i colori, che si sono succeduti in questi anni, non hanno fatto altro che fare tagli alla scuola pubblica, e questo ha contribuito all'abbandono e alla fatiscenza delle strutture pubbliche. Il Ministro dell'Istruzione Gelmini afferma: "Abbiamo distribuito 300 milioni di euro nel 2008 proprio sulla sicurezza e con il sottosegretario alla presidenza Bertolaso abbiamo avviato un piano per mettere in sicurezza le 100 scuole meno sicure d'Italia". 300 milioni di euro per la sicurezza nelle scuole sono una miseria, quando un rapporto di Legam-biente dice che sono 10 mila le scuole, che dovrebbero essere sottoposte a urgenti in-terventi di manutenzione.

E intanto il Presidente del Consiglio Berlusconi dice: "E' stata una drammatica fatalità". Ci risiamo: cade un elicottero militare e la causa è una tragica fatalità, salvo scoprire che la manutenzione del parco velivoli ultimamente è stata decisamente trascurata per mancanza di fondi. Crolla la controsoffittatura di una scuola, ci scappa il morto e alcuni feriti gravi e si parla nuovamente di tragica fatalità nonostante il patrimonio edilizio scolastico sia in condizioni pietose, al punto che, se per essi valessero le stesse regole che si applicano ai locali pubblici, la maggior parte delle scuole sarebbe costretta alla chiusura e, in caso di incidente come quello accaduto a Rivoli, scatterebbe l'accusa di omicidio volontario, proprio come sono stati accusati in questi giorni i vertici della Thyssen Krupp.

Come se fosse una fatalità, che la porta sbatte all'improvviso per il forte vento che im-perversa da due giorni, e viene giù "mezza scuola". Quella scuola andava a pezzi come vanno a pezzi altre migliaia di scuole in tutta Italia. Ci doveva scappare il morto per ricordarcene? A sentire queste dichiarazioni non si può non provare rabbia. Ha detto bene il padre del povero Vito Scafidi: "Le scuole insicure vanno chiuse". E' una cosa assurda dover morire per andare a scuola. Non si può morire così, come è vergognoso dover morire per andare a lavorare.

La situazione del mondo della scuola é drammatica, costretto ad elemosinare per le spese correnti. Sappiamo che le norme di prevenzione esistono e qualora non siano rispettate prevedono la stessa pena per l'omissione di prevenzione sui cantieri di lavoro, con l'aggravante che sono volte a tutelare minori. Occorre che la Repubblica italiana dichiari guerra all'ignoranza. Che conseguentemente investa nell'edilizia scolastica quelle risorse straordinarie che consentano al Paese di raggiungere fini formativi adeguati alle sfide di oggi, cosa possibile in contesti qualificati e non certo negli ambienti deprivati che oggi sono il denominatore comune di tutte le scuole italiane. Non è solo nelle scuole che manca la sicurezza, ma anche nella stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro. Da più parti ci viene detto: "Ci sono le leggi, bisogna farle rispettare". E' vero, bisogna farle rispettare, peccato che le Asl abbiano un personale ispettivo ridotto all'osso, 1.950 tecnici della prevenzione a fronte di 5 milioni di aziende da controllare.

mercoledì 26 novembre 2008

Esportiamo crimine e temiamo gli stranieri




Abbiamo, come Paese, molti record negativi e tra questi é risaputo in tutto il mondo che, purtroppo, l'Italia è uno dei massimi esportatori mondiali di criminalità. La Triade cinese o la Yakuza giapponese, tanto per fare un paio di esempi, sono probabilmente in grado di insidiarci il primato. Come ovunque, qui c'è una minoranza della popolazione che delinque e una larghissima maggioranza che, nonostante tutto, fa ogni giorno onestamente il suo. Ma si può tranquillamente affermare che l'Italia, detiene ancora il primato in un campo tanto disdicevole. Infatti, mafia, 'ndrangheta e camorra costituiscono multinazionali criminose con robusti appoggi ai quattro angoli del mondo. Nonostante ciò, a causa della propaganda politico-mediatica, il popolo italiano, soprattutto nei settori più indifesi e meno istruiti della società, , per la semplice ragione che i "diversi" inducono come minimo alla diffidenza, quando non alla scoperta ostilità, si è convinto di essere vittima e non artefice del crimine, di essere minacciato dalla malavita e non di costituire una minaccia malavitosa. Finché persisterà nella coscienza degli italiani questo capovolgimento della verità, si potrà fare ben poco per contrastare la criminalità organizzata e per riportare nel nostro Paese una cultura di vera legalità. È davvero incredibile come gli italiani siano persuasi che illegalità, violenza e insicurezza derivino da comportamenti isolati degli "stranieri", quando il controllo del crimine è saldamente in mano alle cosche italiane, che si avvalgono sia di manovalanze nostrane che provenienti da altri Paesi. I partiti xenofobi contribuiscono da molti anni al diffondersi della disinformazione, che è la più fedele alleata dalle società malavitose, perché l'odio razziale è il miglior "concime" per le attività criminali. Nei giorni scorsi Umberto Bossi, rispondendo polemicamente agli appelli del Vaticano e del presidente Napolitano, ha ribadito il suo pensiero: "Gli immigrati sono una risorsa negativa per il nostro Paese". Detto questo, Bossi (e quelli che la pensano come lui) ha perfettamente torto nel sostenere che gli immigrati nel loro complesso siano una risorsa negativa per l'Italia. I regolari sono senz'altro l'opposto. Gli altri possono costituire un problema che, però, non si risolve sparando nel mucchio.
Mafia S.p A. comunque ringrazia.

martedì 25 novembre 2008

Uomini, ominichi o quaquaraqua?

Ogni anno in occasione della festa della donna, e in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si fanno i soliti incontri, dibattiti si snocciolano i dati sulla violenza etc… Tutte cose belle e interessanti, peccato che queste manifestazioni in favore della donna siano, come al solito un fuoco di paglia. Subito dopo le manifestazioni tutto torna come prima, giornali e tv continueranno a dare le solite notizie sulle violenze e i maltrattamenti e le discriminazioni che le donne continuano a subire nonostante la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, del 1993, ottenuta grazie alla forte pressione dei movimenti delle donne, che fornisce per la prima volta una definizione ampia della violenza contro le donne, definita come "qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata.

Nonostante La Conferenza di Vienna sui diritti umani, la Conferenza di Pechino, e il dibattito della Commissione donne dell’ONU, della Commissione diritti umani, dell’Assemblea generale, ancora oggi aprendo un qualsiasi quotidiano, oltre alle solite notizie sulla politica nazionale e internazionale c’è sempre almeno una notizia che riguarda la violenza contro le donne. Fatti, i dovuti calcoli emerge che almeno il 70% delle donne vittime di omicidio sono uccise dal partner. La violenza domestica è in Europa la prima causa di morte per le donne dai 16 ai 44 anni. Si ipotizza che una donna italiana su sei abbia subito violenza (fisica o sessuale) da parte del partner o ex partner.

Nonostante questi dati a me pare che i nostri politici, i media e gli uomini in genere minimizzino o rimuovano costantemente questo fenomeno che in realtà è una limitazione della libertà per una buona parte dei cittadini di questo paese e pertanto un’assoluta priorità sociale e civile.
Dobbiamo riflettere con maggiore serietà e metterci in testa che la violenza sulle donne ci riguarda tutti, e in particolare noi uomini che nulla abbiamo a che fare con comportamenti violenti. Spetta proprio noi unirci alle donne nella lotta contro questa violenza che dilaga ogni giorno di più. Dobbiamo unirci alle donne senza il timore di essere giudicati dagli uomini che della violenza hanno fatto la loro religione.
Dobbiamo trovare il coraggio di schierarci, perché coloro che non forniscono un'adeguata protezione alle donne, sono conniventi con le violenze, coloro che le coprono o le accettano, coloro che permettono che si perpetuino senza ostacolarle si rendono colpevoli quanto i violenti.

Noi uomini continuiamo a vantarci sostenendo che abbiamo gli “attributi”, ma in realtà tacendo e non schierandoci apertamente dimostriamo di non averli affatto. Allora smettiamola di fare come le tre scimmiette, interveniamo seriamente per contrastare la violenza sulle donne, chiediamo ai politici di trovare finalmente il modo di riconoscerla, prevenirla, e punirla severamente.

Uomini non dimenticate mai che vostra madre è una donna e abbiate il coraggio di urlare:io sono con le donne.

I Ministri ombra inglesi, scimmiottatura nel nostro Paese…

Trovo piuttosto ridicoli quegli anchorman televisivi che presentano con grande serietà e deferenza i "ministri ombra" invitati alle loro trasmissioni. Ancor più ridicole le "ombre" che rispondono con sorrisi di compiacimento agli applausi di rito. Questi signori che si presentano pubblicamente come "ministri" (sia pure ombra...) senza averne alcun titolo.

L'idea di istituire un governo ombra, Walter Veltroni l'ha avuta guardando alla Gran Bretagna, l'ha vista, gli è piaciuta, l'ha importata, e in seguito alla vittoria del PDL alle elezioni politiche dell'aprile 2008, il leader del PD Walter Veltroni, il 9 maggio lo ha presentato ricalcando lo schema di ripartizione delle competenze del governo Berlusconi IV, dando così vita al Governo ombra del Partito Democratico. A Veltroni succede spesso e quasi mai con successo, di scopiazzare dagli altri. Edmondo Berselli, un osservatore politico vicino al centrosinistra, ha mirabilmente riassunto questa caratteristica veltroniana in " I care, We can, They win ": una sola frase che mette insieme due slogan ( presi a prestito da don Milani, il primo, e da Barack Obama, il secondo) e il risultato lo abbiamo visto nell'ultima campagna elettorale.

Nel Regno Unito il governo ombra è una prassi consolidata dallo storico bipolarismo e ha anche un certo significato. Il governo ombra, in inglese shadow government, è l’istituzione politica costituita dal capo dell'opposizione, che la dirige, e da parlamentari dell'opposizione (i ministri ombra) incaricati di seguire da vicino, proprio come un'ombra, l'attività dei corrispondenti ministri del governo in carica. Quindi a ogni proposta del governo, l'opposizione fa un' operazione contrapposta dettagliando quel che avrebbe fatto, dove avrebbe trovato i quattrini e come li avrebbe spesi. Insomma svolge un'azione critica verso le decisioni del governo in carica, e proporre alternative.

In Italia è solo una pessima scimmiottatura. I ministri ombra nostrani si gonfiano, si atteggiano ma non fanno assolutamente nulla. Sarebbe comunque un'evoluzione positiva della cultura politica italiana se almeno facessero il loro lavoro, anziché limitarsi all'opposizione tutta italiana: fare della generica propaganda contro il governo di turno.

lunedì 24 novembre 2008

L'evasione fiscale è la scorciatoia verso il baratro….

Da ciò che dicono gli esperti pare che la mafia fatturerebbe qualcosa come 130 miliardi di euro l'anno con un utile di 70 che ovviamente sfugge a qualsiasi tassazione. E un paradosso ma anche se nessuno si sogna di mandare l'agenzia delle entrate dai vari boss per notificare una cartella esattoriale o per contestare l'accertamento fiscale, invitarli al contraddittorio ed eventualmente obbligarli a presentare ricorso presso le commissioni tributarie come siamo costretti a fare noi quando bussa il fisco e ci richiede qualcosa. Nessuno lo fa da quelle parti, chi ci prova rischia di fare una brutta fine. Non c'è nulla da contestare, non c'è alcuna evasione perché la mafia fattura anche se lo fa a modo suo senza applicare le imposte dovute per legge. Sono milioni gli italiani che ogni giorno fatturano, applicano l'Iva e diligentemente la versano il mese successivo, a fine anno stilano un bilancio e sii quello che rappresenta il risultato utile ci pagano le imposte. Ci vorrebbe un minimo di rispetto per queste persone che si comportano secondo le regole, rispettando, anche a rischio di mettere in pericolo la propria salute mentale, una giungla di leggi e regolamenti come quella italiana nella quale districarsi diventa quasi impossibile. La prossima volta che si parla di evasione fiscale però facciamolo con un minimo di serietà. Troppo facile andare a beccare il singolo che ha evaso briciole mentre ogni anno l'equivalente di almeno cinque finanziarie sfugge a ogni controllo e a ogni tassazione. Pensate che meraviglia: in dieci anni grazie esclusivamente alla mafia potremmo annullare il debito pubblico, se solo le autorità preposte al controllo dell'evasione fossero capaci di farlo.
Io avrei obiettivi meno ambiziosi. Mi basterebbe che venisse drasticamente diminuita la parte di sommerso che sarebbe di circa 311 miliardi di euro l'anno pari a circa un terzo del Pil ufficiale, ma che nessuno sa esattamente a quanto ammonti. Insomma, in termini di imposte (dirette, indirette e contributive) sottratte all'erario si é sui 125-130 mld. L'economia sommersa sottrae al Fisco circa 200 mld l'anno; l'economia criminale circa 100 mld; l'evasione-elusione delle grandi imprese 7 mld e dei lavoratori autonomi e piccole imprese 4 mld. E mi basterebbe che le dichiarazioni dei lavoratori autonomi fossero ragionevolmente veritiere. Ma, per riuscirci, sarebbe necessario fare almeno tre cose, all'apparenza semplici:

1) disboscare quella giungla legislativa che caratterizza il sistema impositivo italiano;
2) arrivare ad aliquote sopportabili;
3) rendere possibile la deduzione delle tasse già pagate per beni e servizi.

In attesa di quel giorno, chi si comporta secondo le regole continui a farlo, altrimenti finiremmo per cadere nel baratro.

sabato 22 novembre 2008

Siamo ancora in alto mare…

Come avevo scritto in un precedente post la Rete è l’ultimo strumento d'informazione libero rimasto in Italia e la politica o meglio i politici lo sanno e dopo aver occupato giornali e televisioni non rinunciano facilmente a sferrare il loro attacco per occupare anche quest’ultimo lembo di libera informazione. Infatti, dopo che il diessino Ricardo Levi ha annunciato il ritiro del suo DdL n.1269, più che criticato da tutta la blogsfera (anche se in realtà è ancora li pronto per essere esaminato). Come d’incanto appare una nuova proposta di legge avente per oggetto: Modifiche all’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, in materia di definizioni e disciplina del prodotto editoriale, che a detta del suo presentatore, il deputato Roberto Cassinelli del Partito Popolo delle Libertà, eliminerebbe gli obblighi di registrazione per blog, community e gruppi sociali on-line.

L’apparizione del deputato su Facebook ha innescato immediatamente un vivo e demo-cratico contradditorio tra vari blogger attraverso la bacheca del gruppo di Facebook Salva i Blog , l’ ultimo baluardo creato appositamente per difendere la nostra libertà di esistere liberi in Rete. Roberto Cassinelli sostiene che é una legge che applica l'art. 21 della Costituzione e libera blog, social network e community dai lacci e lacciuoli stabiliti dalla legge per i prodotti editoriali". Insomma per farla breve Roberto Cassinelli presenta così la sua proposta di legge, recante modifiche all'art. 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, che rischia di individuare come "prodotto editoriale" - sottoponendola alla relativa nor-mativa - anche la diffusione on-line di opinioni e di libera circolazione delle idee.

PROPOSTA DI LEGGE
---==0==---

ART. 1.

1. Al comma 3 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, primo periodo, dopo le parole « Al prodotto editoriale » sono inserite le seguenti « realizzato su sup-porto cartaceo ».
2. Al comma 3 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, secondo periodo, dopo le parole « Il prodotto editoriale » sono inserite le seguenti « realizzato su suppor-to cartaceo ».

ART. 2.

1. Dopo il comma 3 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, è inserito il seguente comma 4: « 4. Il prodotto editoriale pubblicato sulla rete internet è sottoposto agli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, se ha per scopo la pubblicazione o la diffusione di notizie di attualità, cro-naca, economia, costume o politica, e se sussiste almeno una delle seguenti fattispecie:
a) il gestore o gli autori delle pagine sono riconducibili a testate per le quali si applicano le disposizioni di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, o sono legati ad una di esse da vincoli professionali;
b) il gestore o gli autori delle pagine ne traggono profitto;
c) le pagine hanno titolo riconducibile a testate per le quali si applicano le di-sposizioni di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47;
d) l’intestazione delle pagine riporta diciture che le rendano analoghe o simili a prodotti editoriali sviluppati su supporto cartaceo per i quali si applicano le disposizioni di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, (“quotidiano”, “periodico”, “settimanale”, “mensile”, “rivista”, “giornale” ed altre di-citure che, nel linguaggio comune, abbiano simile significato;
e) il gestore o gli autori delle pagine sono iscritti nell’elenco dei giornalisti professionisti;
f) il gestore o gli autori delle pagine percepiscono compensi periodici o saltua-ri per la propria attività di gestione o redazione delle stesse;
g) il gestore o gli autori delle pagine vendono direttamente, o comunque per-cepiscono compensi correlati alla vendita di inserzioni pubblicitarie all’interno delle pagine medesime.

2. Dopo il comma 4 dell’articolo 1 della legge 7 marzo 2001, n. 62, è inserito il se-guente comma 5: « 5. Sono in ogni caso esclusi dagli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, i prodotti editoriali pubblicati sulla rete internet che abbiano quale scopo unico:
a) la pubblicazione o la diffusione di idee ed opinioni proprie e personali;
b) la pubblicazione o la diffusione, da parte dell’autore o gestore, di informazioni relative alla propria natura ed alla propria attività di società, associazione, circo-lo, fondazione o partito politico;
c) la pubblicizzazione, da parte dell’autore o gestore, della propria attività di istitu-zione, ente pubblico o persona che ricopra cariche in tale ambito;
d) la pubblicazione o la diffusione, da parte dell’autore o gestore, di informazioni autobiografiche, personali o che comunque riguardino la propria attività persona-le, professionale, politica o pubblica;
e) l’aggregazione, in forma automatica, di notizie ed informazioni contenute in altre pagine;
f) la creazione di momenti di discussione e dibattito su temi specifici;
g) l’aggregazione di utenti terzi in una comunità virtuale ». Com’era ovvio numerosi blogger si sono catapultati per esprimere esprimono i loro dubbi e le loro proposte.

Ma dalla lettura dei vari commendi non emerge una totale soddisfa-zione, ma anzi, grandi rischi a causa della nuova definizione di prodotto editoriale "pubblicato nella rete Internet" di cui all’art. 2. Tra i timorosi “Punto Informatico” e Beppe Grillo. Comunque, per quanto ne dicano gli ” esperti ” ne dicano anche quella di Cassi-nelli è una proposta di legge e quindi potrà essere modificata in corsa eliminando le possibili ambiguità.

A noi blogger amatoriali interessa che nella legge sia chiaramente indicato che i nostri blog non sono da equiparare agli altri prodotti editoriali e conseguentemente non devono essere sottoposti alla relativa normativa. Per adesso non ci resta altro da fare che vegliare e se è il caso continuare la lotta per evitare di essere imbavagliati dalla subdola politica.

continuate a seguire le iniziative su Facebook
vai al gruppo su FaceBook Contro il DDL anti-Blog presente alla Camera
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giovedì 20 novembre 2008

Roberto Cassinelli deputato del PDL propone il Salva Blog e dialoga con i blogger su facebook

Roberto Cassinelli deputato del PDL propone il Salva Blog e dialoga con i blogger su facebook
Nella tarda serata di ieri mentre mi intrattenevo sul gruppo di facebook Salva i Blog è intervenuto con un suo messaggio in bacheca Roberto Cassinelli, deputato del PDL, informandoci di avere presentato una proposta di Legge con la finalità di salvare i blog ed i siti internet dalla inclusione nel novero dei prodotti editoriali con conseguenti obblighi di registrazione presso il Tribunale.Il comunicato del deputato Cassinelli con l'indicazione dello spirito che anima la sua iniziativa è visibile integralmente nelle pagine del suo sito dedicate alle news ed accessibili da questo linkNella bacheca del gruppo di facebook è invece presente il link per scaricare e consultare il progetto "Salva Blog" in file pdf. Ovviamente a caldo la prima lettura del progetto di legge non consente di effettuare valutazioni puntuali ed esaustive ma ciò che è subito apparsa inequivocabile è la disponibilità di Cassinelli nel farsi promotore delle nostre istanze ascoltando le nostre critiche, i nostri suggerimenti e le eventuali obiezioni.Io per prima ho avuto degli scambi col deputato sino a quando problemi del server non mi hanno indotta a desistere e cercare un contatto privato sul profilo di facebook, contatto al quale vi è stato un pronto riscontro.Comunque vadano le cose, grande esempio di esercizio del proprio mandato all'insegna dell'ascolto e del contraddittorio e grande manifestazione di apertura verso Internet e le sue immense potenzialità.Il progetto di legge, a quanto scritto dal deputato Cassinelli, è in una fase di cd. "prima lettura" sì da poter essere soggetto a correttivi ed integrazioni direttamente dall'autore. Io gli ho dedicato una rapida e fugace lettura, mi riprometto di valutarlo attentamente prima di fare delle valutazioni complessive. Le prime valutazioni da me fatte a caldo direttamente nei confronti di Roberto Cassinelli e da questi recepite, sembrano comunque condivise da Punto Informatico che si sta attivando per contattare il promotore della legge ed effettuare un puntuale approfondimento del testo proposto. Fate altrettanto anche voi!Quindi vi invito a consultarlo ed approfittare di questa apertura al contraddittorio per manifestare direttamente al nostro interlocutore i vostri suggerimenti attraverso il gruppo di facebook dove presumibilmente Roberto Cassinelli non mancherà di tornare a leggere i nostri interventi.Roberto Cassinelli si troverà a fronteggiare 20.000 blogger agguerriti o al contrario riuscirà a far convergere sulle sua proposta il nostro consenso?

mercoledì 19 novembre 2008

INTERNET, LEVI: NESSUNA LIMITAZIONE A LIBERTA’ RETE

Il deputato del PD Ricardo Franco LEVI, già collaboratore di Romano Prodi, colui che ha presentato presenta per la seconda volta un DdL (Il testo si può leggere sul sito della Camera), che mira ad applicare ai blog una speciale forma di censura che consiste nel registrarsi presso l’istituendo Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC), a seguito della mobilitazione generale dei blogger di tutte le piattaforme, fa un passo indietro e rilascia la seguente dichiarazione:

Dichiarazione di Ricky Levi (Pd),
portavoce Governo ombra

"La rete come spazio di libertà e opportunità di sviluppo, come ineguagliabile strumento, sotto qualsiasi latitudine e regime, per il libero scambio di informazioni ed opinioni e come potente mezzo per la crescita economica, di singole imprese e dell’intera società. Queste sono le convinzioni con le quali ci siamo avvicinati al mondo di internet quando, col passato governo e nella passata legislatura, ci siamo messi al lavoro per avviare l’editoria italiana ad una riforma non più rinviabile nel tempo e tale da consentirle di rispondere in modo efficace alle sfide del nostro tempo. Sul progetto allora elaborato e che sto ora riproponendo al Parlamento, si stanno manifestando tra gli utenti di internet diffuse preoccupazioni. Si teme, in particolare, che vengano introdotte regole che limitino la semplicità dell’accesso alla rete e la libertà d’espressione che essa naturalmente permette. Si tratta di paure totalmente infondate. Ciononostante, penso che si possa serenamente convenire sull’utilità di un pausa di riflessione. Dal mondo (e penso ai passi avanti che sono stati fatti per il riconoscimento dei diritti d’autore sui brani musicali e sui libri scaricati da internet, ai tanti esempi di operatori che hanno cancellato dai loro siti notizie risultate errate o offensive, alle relazioni tra le maggiori imprese della rete e le autorità antitrust per contemperare i valori della libera iniziativa e dell’apertura dei mercati) ci arrivano, sempre più numerosi, i segnali di una rete che, senza perdere in libertà, trova le forme di una matura e condivisa responsabilità. Sono fiducioso che, a partire da questi segnali, sia possibile trovare un’intesa che consenta a tutti di trarre il meglio dalle opportunità offerte da internet. Per la vastissima consultazione e il grande lavoro di analisi e riflessione su cui è stato costruito, considero il progetto di legge che ho depositato alla Camera una base preziosa per un confronto nel Parlamento e con gli operatori che porti finalmente a varare una organica riforma dell’editoria. Per queste ragioni, prima che il progetto di legge venga offerto alla discussione parlamentare in un testo definitivo, cancellerò dal testo il breve capitolo su internet. Discuteremo insieme se e come riempire quel vuoto. "

Nonostante le dichiarazioni non c’è comunque da stare tranquilli perché la Rete è l’ultimo strumento d'informazione libero rimasto in Italia. La politica lo sa e non rinuncia a sferrare il suo attacco dopo aver occupato giornali e televisioni. In questo paese è stato già condannato per “stampa clandestina” un blogger singolo, un privato cittadino. Quindi possiamo immaginare l’effetto devastante che avrebbe sulla rete l’approvazione di questa legge staliniana.

Ma noi non ci fermeremo

martedì 18 novembre 2008

AZIONE SALVA BLOG

Post integrale prelevato dal blog http://ammazzablog.wordpress.com/ per aiutarvi a partecipare, se lo ritenete opportuno,
alla campagna salva blog

In azione! Invio mail alle Commissioni Parlamentari I, II , V, VI - 18 Novembre

AZIONE DEL 18 NOVEMBRE 2008

E’ arrivato il momento! Partecipa con noi all’invio collettivo di mail alle Commissioni Parlamentari I, II , V, VI dalle quali attendiamo il parere (auspichiamo negativo) sulla proposta di legge 1269 di Ricardo Franco Levi.

Di seguito trovi il link con tutti gli indirizzi eMail dei Presidenti, Vicepresidenti e Segretari delle Commissioni.

LINK CON INDIRIZZI EMAIL IMPOSTATI IN AUTOMATICO (21 indirizzi email) POI COPIA NELLA MAIL IL TESTO DELLA LETTERA CHE TROVI SOTTO
in automatico si aprirà il programma di posta con tutti gli indirizzi
già inseriti, poi copia il testo della lettera riportata sotto, basterà un solo invio!

Se non dovesse funzionare il link in alto ecco la lista degli indirizzi eMail

I Commissione Affari Costituzionali
bruno_d@camera.it
santelli_j@camera.it
zaccaria_r@camera.it
lomoro_d@camera.it
sbai_s@camera.it

II Commissione Giustizia
bongiorno_g@camera.it
lussana_c@camera.it
palomba_f@camera.it
dippolito_i@camera.it
mantini_p@camera.it

V Commissione Bilancio
giorgetti_g@camera.it
giudice_g@camera.it
tabacci_b@camera.it
corsaro_m@camera.it
misiani_a@camera.it

VI Commissione Finanze
conte_g@camera.it
dantoni_s@camera.it
ventucci_c@camera.it
fogliardi_g@camera.it
soglia_g@camera.it

Segue il modello della lettera da inviare, che ovviamente puoi modificare a tuo piacimento. Il soggetto dell’email sceglilo tu! (senza volgarità ed offese)

Ricorda di firmarti in fondo alla lettera e di inserire anche il link al tuo blog o sito (se ne hai uno, altrimenti cancella la voce relativa)

Onorevoli Presidente
e Vice Presidente della Commissione,

sono un cittadino italiano preoccupato per il Progetto di legge n.1269 d’iniziativa del deputato Levi [1] denominato “Nuova disciplina del settore dell’editoria e delega al Governo per l’emanazione di un testo unico delle disposizioni legislative in materia di editoria”, attualmente assegnato alla Commissione Cultura [2], per il quale è stato chiesto il parere della Vostra Commissione; sono membro di un gruppo [3] che al momento della stesura di questa lettera conta circa 20.000 iscritti e partecipa attivamente alla raccolta firme per due petizioni[4][5] di iniziativa popolare che insieme hanno superato le 15.000 firme.
Come esperti giuristi[6] e autorevoli giornalisti[7] hanno evidenziato nei loro scritti, il progetto di legge in questa prima stesura è quanto meno ambiguo e poco chiaro, quando non proprio potenzialmente pericoloso per le possibili interpretazioni a cui potrebbe essere soggetto.

Già dall’art.2 che definisce il “prodotto editoriale”, si legge:
1.Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Qualsiasi blog può facilmente rientrare in questa definizione.

Ad aggravare ulteriormente questa definizione subentra il successivo art.6 “Esercizio dell’attività editoriale”, che così recita:
1. Ai fini della presente legge, per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e alla distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.

Cosa si intende esattamente con “raccolta pubblicitaria”? un banner inserito in un blog, o gli annunci di google, rientrano in questa definizione? se si, gran parte dei blog esistenti svolgono “realizzazione e distribuzione di prodotto editoriale con relativa raccolta pubblicitaria; tutti gli altri blog sono comunque compresi perchè, come recita la seconda parte dell’articolo 6, per esercizio dell’attività editoriale può essere inteso anche quello svolto “in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative”.

L’articolo 8 poi è il più controverso:
(Attività editoriale sulla rete internet).
1. L’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte sulla rete internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.
3. Sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro.

La questione è quantomai complessa e ci avvaliamo dell’approfondimento di Luca Spinelli(*):

chiunque correda le proprie pubblicazioni con banner, promozioni, o anche annunci di Google AdSense, sia secondo il Codice Civile[8] sia secondo la comune interpretazione dell’Agenzia delle Entrate[9], fa attività di impresa. [...]
Il ragionamento è semplice. L’apposizione di banner è un’attività pubblicitaria continuativa che genera introiti; una prestazione continuativa è un’attività di impresa; chi fa impresa grazie alle proprie pubblicazioni deve registrarsi al ROC; chi è registrato al ROC può incorrere nei reati di stampa. Chi invece è in questa situazione e non si registra al ROC, può essere denunciato per stampa clandestina[10] (ricordiamo un caso recente[11]).
Per quanto in nostra conoscenza, manca ancora un pronunciamento strettamente ufficiale dell’Agenzia delle Entrate (interpello[12]) se l’uso di qualche banner rientri nelle attività dell’impresa (ma l’orientamento è piuttosto chiaro: banner = attività lucrosa continuativa; attività lucrosa continuativa = impresa).
Per questa ragione, se il progetto di Legge venisse approvato come è ora proposto, saremmo nel migliore dei casi di fronte ad una legge passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa.

La cosa ancor più preoccupante è che in un progetto di legge riguardante l’editoria in senso lato composto da 33 articoli, soltanto uno, l’art.8, riguarda direttamente la Rete Internet, ed un altro, l’art.2, la include indirettamente come uno tra i diversi mezzi di diffusione del “prodotto editoriale”; questo dovrebbe rendere oltremodo evidente che tale disegno di legge è del tutto inadeguato ed assolutamente non rispondente alle logiche della comunicazione e dell’informazione nell’era della nuove tecnologie.

Ho voluto dunque rivolgermi a Lei con questa lettera aperta certo che saprà cogliere le istanze dei cittadini della Rete e della società civile tutta e comunicare alla Commissione Cultura l’inappropriatezza del Progetto di legge n. 1269, chiedendone il ritiro immediato.

Con ogni osservanza,
[firma]
[url del blog personale]

NOTE
[1]
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=16PDL0014370
[2]
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/trovaschedacamera_wai.asp?PDL=1269
[3]
http://www.facebook.com/group.php?gid=32540852267, a cura di Francesco D’Ambrosio
[4] petizione “No al DDL che limita la democrazia in Rete”
http://www.petitiononline.com/noDDL/petition.html
[5] Petizione online “No alla legge antiblog”
http://firmiamo.it/noallaleggeantiblog
[6]
http://www.minotti.net/2008/11/09/play-it-again-levi/
[7]
http://lucaspinelli.com/?p=225
[8]
http://it.wikisource.org/wiki/Codice_Civile_-_Libro_Quinto/Titolo_II#Art._2082_Imprenditore
[9]
http://www.businessonline.it/4/E-business/578/Sito_web_e_deducibilit%E0_dei_costi_(Seconda_Parte).html
[10]
http://www.interlex.it/testi/l48_47.htm#16
[11]
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=2&ID_articolo=741&ID_sezione=3&sezione=
[12]
http://www.agenziaentrate.gov.it/ilwwcm/connect/Nsi/Documentazione/Interpello/

FONTI
http://punto-informatico.it/2468674/PI/News/camera-manda-avanti-ddl-anti-blog.aspx

Se dovessi ricevere una risposta (di qualunque tipo) informaci!

Col link automatico verrà inviata anche a noi una eMail, all’indirizzo salvaiblog(chiocciola)gmail.com che ci permetterà di fare una stima dei partecipanti!

lunedì 17 novembre 2008

per andare al sito clicca sulla scritta


giovedì 13 novembre 2008

Sta per tornare la legge ammazza blog: che facciamo stiamo zitti?

La Camera manda avanti il DDL anti-blog

Roma - Era ottobre 2007. Il consiglio dei ministri approvava il cosiddetto "DdL Levi-Prodi", disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l'obbligo di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa.
La notizia, scoperta del giurista
Valentino Spataro e rilanciata da Punto Informatico, fece scoppiare un pandemonio. Si scusarono e dissociarono i ministri Di Pietro e Gentiloni, ne rise il Times, Beppe Grillo pubblicò un commento di fuoco sul suo blog. Il progetto subì una brusca frenata e dopo un po' le acque si calmarono. Cadde il governo Prodi.
Un anno dopo: novembre 2008. Un altro giurista, Daniele Minotti, si accorge che il progetto di legge gira di nuovo nelle aule del nostro Parlamento, affidato in sede referente alla commissione Cultura della Camera (
DdL C. 1269).
Minotti ne fa una
breve analisi sul proprio blog, marcando le diversità fra il nuovo testo e quello precedente. Abbiamo tuttavia alcune differenze di interpretazione. Diamo insieme un'occhiata ai punti salienti del progetto di Legge per capire cosa possono aspettarsi i navigatori e i blogger italiani:

Art. 2.
(Definizione di prodotto editoriale).

1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Qualsiasi blog rientra in questa definizione.

Art. 8.
(Attività editoriale sulla rete internet).

1. L'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

3. Sono esclusi dall'obbligo dell'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro.

All'apparenza il comma 3 escluderebbe la maggioranza dei blog dall'obbligo di registrazione e dai correlati rischi legali. Ma non è così. Ecco alcuni esempi pratici.

Il blog di Beppe Grillo ha una redazione, ha banner pubblicitari, vende prodotti. In parole povere: sia secondo il
Codice Civile, sia secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa. Se il progetto di legge fosse approvato, perciò, Beppe Grillo avrebbe con tutta probabilità l'obbligo di iscriversi al ROC. Non solo: sarebbe in questo modo soggetto alle varie pene previste per i reati a mezzo stampa.

Affari suoi, diranno forse alcuni. Eppure non è l'unico a doversi preoccupare. Nella stessa situazione si troverebbero decine, probabilmente centinaia di altri ignari blogger. Infatti: chiunque correda le proprie pubblicazioni con banner, promozioni, o anche annunci di Google AdSense, secondo la comune
interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa.

Il ragionamento è semplice. L'apposizione di banner è un'attività pubblicitaria continuativa che genera introiti; una prestazione continuativa è un'attività di impresa; chi fa impresa grazie alle proprie pubblicazioni deve registrarsi al ROC; chi è registrato al ROC può incorrere nei reati di stampa. Chi invece è in questa situazione e non si registra al ROC, può essere denunciato per
stampa clandestina (ricordiamo un caso recente).

Per quanto in nostra conoscenza, manca ancora un pronunciamento strettamente ufficiale dell'Agenzia delle Entrate (
interpello) se l'uso di qualche banner rientri nelle attività dell'impresa (ma l'orientamento è piuttosto chiaro: banner = attività lucrosa continuativa; attività lucrosa continuativa = impresa).

Per questa ragione, se il progetto di Legge venisse approvato come è ora proposto, saremmo nel migliore dei casi di fronte ad una legge passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa. Facciamo un esempio di fantasia, ambientato a Paperopoli.

Rockerduck: "Se non cancelli l'articolo sul tuo blog che parla male di me, ti trascino in tribunale per diffamazione a mezzo stampa."
Paperino: "Ma il mio blog non è una testata!"
Rockerduck: "Però hai un banner pubblicitario, quindi potresti essere un'impresa, e quindi devi iscriverti al ROC. Anzi, se non togli l'articolo ti denuncio pure per
stampa clandestina."
Paperino: "Ok. Sob."

Provate a sostituire "Rockerduck" con "picciotto" e "Paperino" con "cittadino" e il gioco è fatto.

Luca Spinelli

Notizia tratta integralmente da Punto Informatico del 10 Novembre 2008