SBAGLIARE E UMANO PERSEVERARE DIABOLICO
E IN QUESTO CASO IL GIUDICE PERSEVERA...
La notizia che a Carlo Parlanti é stata confermata la condanna a 9 anni di reclusione mi spinge a riscrivere, per chi ancora non la conosce, la sua travagliata storia. Una storia di cui si é parlato troppo poco, i giornali e la Tv ne hanno parlato pochissimo, tanto che a parte le iniziative spontanee di pochi che credono alla sua storia, non é successo niente. I politici, si quelli che hanno fatto di tutto per concedere il voto ai residenti all'estero, fanno finta di non sapere, per loro ora gli italiani all'estero valgono meno di niente, e questo fino alle prossime elezioni. Fatto sta che uno di questi italiani, per loro inesistenti, tale Carlo Parlanti, dal 3 giugno 2005 si trova rinchiuso nel carcere di Avenal, California condannato per reati che non ha mai commesso, accusato da una teste squilibrata, durante un processo farsa. Alcuni di voi diranno che é impossibile perché gli Stati Uniti sono garantisti per natura, gli stati uniti sono una grande democrazia, gli Stati Uniti sono i templari del mondo, coloro intervengono prontamente in difesa dei più deboli e degli oppressi. Invece é possibile, é successo, Carlo Parlanti nel settembre 2001, conosce una donna, Rebecca McKay White, La quale a novembre perde il lavoro, è in un momento di difficoltà, in California c’è crisi, c’è paura e c’è recessione. I due si spostano da Monterey al Westlake Village, vicino a Malibu. Vivono sotto lo stesso tetto, la casa di Carlo: i mesi passano, arriva un anno nuovo, il 2002. Nell'estate del 2002 Carlo Parlanti ci pensa di tornare in Italia, forse è stufo di Rebecca McKay White, non ce la fa più, vuole lasciarla. Infatti, il 16 luglio 2002 la storia con Rebecca McKay White finisce: come mai una data così precisa? Perché ci sono varie email spedite ad amici, oltre alle dichiarazioni del processo, che lo testimoniano. Rebecca McKay White viene “messa alla porta” da Carlo Parlanti, che a quel punto ha praticamente deciso di mettere la parola fine all’avventura oltreoceano. Due giorni dopo, il 18 luglio 2002, la donna che ha appena lasciato, sporge denuncia contro di lui: racconta di una notte in cui Carlo Parlanti l’avrebbe prima sequestrata, poi picchiata, in seguito sodomizzata costringendola a praticare il fist fucking, e infine, dopo averla legata con delle fascette di plastica, violentata ripetutamente. Accuse gravissime, accuse che meriterebbero indagini approfondite, perizie, testimoni; in una parola, prove. Nel mese di agosto Carlo Parlanti torna in Italia e per ben due anni, dall’estate del 2002 all’estate del 2004, continua a lavorare in Italia e in Europa, libero e ignaro della vicenda fino al mese di luglio del 2004, quando verrà fermato all’aeroporto di Düsseldorf, dove scoprirà un mandato di cattura internazionale a suo nome. Dopo essere rimasto per circa un anno incarcerato in Germania, dall’estate del 2004, alla primavera del 2005, senza che ci fossero prove, evidenze, fatti, che giustificassero il suo fermo, viene estradato e il 3 giugno 2005, viene trasferito in California. A Ventura viene istruito contro di lui un procedimento penale. Il processo produrrà una serie inimmaginabile di prove create dal nulla, a volte comparse direttamente, come nel caso delle foto, su richiesta del district attorney, di testimonianze ritrattate e confuse, di accuse prive di fondamento e indimostrabili. Nel dettaglio: il procuratore distrettuale parla di Carlo Parlanti, come un delinquente. Si parla di precedenti penali per rapina a mano armata, violenze assortite, tutti reati commessi in Italia. In realtà l’estratto della fedina penale del Parlanti é sia lindo, pulito. Ma questo é solo solo l'inizio, Rebecca McKay White dichiara: che Carlo Parlanti avrebbe ingerito, prima di abusare di lei, nella notte del 29 giugno. Quattro litri di chardonnay in circa cinque ore; una quantità che l’avrebbe portato alla morte, visto che comporta un BAC – il blood alcool content - di circa 0,63, ed il coma etilico sopraggiunge già intorno a 0,40; che ha avuto una fortissima emorragia in seguito al braccio che Carlo Parlanti le avrebbe prima infilato a pugno chiuso nella vagina, e poi, con il palmo della mano aperto, nel retto. Un’emorragia che, sempre secondo Rebecca McKay White, aveva lasciato tracce nel letto, chiazze di sangue che erano passate attraverso le lenzuola fino a inzuppare il materasso. Ma la polizia che si reca in casa non trova nulla. Trova l’ordine, trova il letto rifatto; che é il suo viso é stato sbattuto per decine di volte su una parete di cartongesso, che viene trovata perfettamente integra, è tutto perfettamente in ordine. Nessuno ha visto operai o qualcuno che possa avere effettuato delle riparazioni. Carlo Parlanti nel frattempo è altrove, sempre negli Stati Uniti, a Gulfport, nello stato del Mississippi e non sa nulla. La donna già in passato, in occasione del divorzio dal primo marito, aveva manifestato segnali di instabilità psichica, ora durante il processo, ammette candidamente di avere problemi con la memoria a breve termine, il che torna utile, se si deve giustificare davanti ad un avvocato, davanti ad una corte, ad una giuria, come mai si è voluto ritrattare, anticipandolo di una settimana, il giorno più traumatico della propria vita. Una delle prove più sconvolgenti, presentate da Rebecca McKay White, e incredibilmente ritenute valide, sono le due foto in cui è ritratta con un vistoso ematoma in corrispondenza dell’occhio sinistro. E’ una foto che compare dopo anni dalla denuncia, dopo tre anni, in pratica su richiesta del district attorney: ed è un falso. E’ un falso che però risulterà decisivo per la condanna di Carlo Parlanti. Perché è un falso? Per capirlo basta guardare le due immagini, quelle presentate dopo tre anni, quelle con l’occhio sinistro segnato da un livido bluastro, e un’altra immagine, scattata dalla polizia di Ventura in occasione della denuncia, il 18 luglio 2002. La stessa persona, che però presenta qualche anno di differenza, un taglio di capelli diverso, la pelle più liscia. Non solo: in sede dibattimentale Rebecca McKay White sostiene di essersi scattata quelle foto nel bagno della casa di Carlo Parlanti, seduta sulla toilette. Le foto presentate da Rebecca McKay White, scattate con una compattina usa e getta, hanno uno sfondo bianchissimo con riflessi azzurri. Nonostante sia evidente si tratti, si, della stessa persona, ma in anni e luoghi differenti – dettagli da niente, per una prova di reato… – rispetto a quelli dove fu commessa la presunta violenza, incredibilmente viene emessa una condanna contro Carlo Parlanti. Sono nove gli anni di reclusione cui viene condannato Carlo Parlanti. Da scontare nel penitenziario di Avenal, dove le cose si mettono, prima ancora che male, peggio: viene coinvolto in una rissa, non si sa come, ma contrae l’epatite C. Soffre di piorrea, perde i denti. Reagisce male, come reagisce un innocente in galera senza un motivo. Il 10 dicembre c'é stato l'appello e Carlo Parlanti sperava che in tribunale emergesse la verità, ma....in realtà non succede assolutamente nulla, anzi, qualcosa succede, il giudice d'appello é lo stesso, le prove non prove le stesse e sono lì, agli atti processuali, bastava esaminarle attentamente e giudicare. Il giudice, ripeto lo stesso giudice del primo processo, non fa altro che confermare il massimo della pena: 9 ANNI>
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