martedì 29 gennaio 2008

I sardi e il cavallo

S’ omine balente s'idet a caddu, l'uomo che vale si vede a cavallo, dice un'antica massima dei sardi. E si spiega. All'alba della storia, soltanto i più forti e i più coraggiosi riuscivano a catturare quegli animali selvaggi, e a domarli per servirsene nella pace e nella guerra. Per que-sto, il bambino sardo cominciava il suo addestramento di futuro cavaliere montando sui piccoli asini e poi - aggrappato al padre o al fratello maggiore - sui cavalli di cui imparava a conoscere vizi e virtù, fino al giorno in cui avrebbe avuto il permesso, di cavalcare da solo, davanti a tutto il paese: questo, per lui, voleva dire l'ingresso nella società degli adulti, nuovi doveri ma anche nuovi diritti, come per il giovinetto romano quando indossava la toga virile, consapevole che da quel momento ogni cosa che avesse detto e fatto avrebbe avuto un peso diverso per gli altri uomini quanto per sé. E per le donne, finalmente. Nel solco di queste memorie, la Sarde-gna rinnova ancora oggi, a cavallo, il gusto della sfida e l'orgoglio della balentia. Le occasioni sono diverse, ma sempre nel segno di un'autenticità culturale che l'isola, nobilmente, ha saputo conservare anche davanti alle telecamere. Durante il Carnevale di Oristano, per citare soltanto una delle sagre più pittoresche, si corre la Sartiglia. Manifestazione di cui ho parlato in un post precedente.
Dalle acrobazie equestri di Oristano, risalendo la valle del Tirso, si passa a S'Ardia di Sedilo, la cavalcata, spericolata e impressionante, svolta in un difficile percorso a briglia sciolta Lo sfrenato galop-po dei balenti di Sedilo, che tutti gli anni commemorano la vittoria di Costantino il Grande contro Massenzio, nell’anno 312. I cavalieri si sfidano in onore di San Costantino, familiarmente invocato come Santu Antine. I pastori fantini partono in una corsa sfrenata verso il santuario di Santu Antine, per immettersi nel quale è necessario attraversare un portale dell’ampiezza di due metri sul quale si gettano, fra spari e grida, circa 120 cavalli. Il fantino dimostra avere un vero e proprio coraggio. Freme alla partenza, così come per tutta la cavalcata. Sembra quasi divenire un tutt’uno con il proprio cavallo. Il sedilese che ha in mano le redini, giovane o anziano, non ha paura e si lancia nella mischia pronto a rischiare quasi la morte. Lo sguardo del fantino è cupo, misterioso. Egli vive mi-nuti d’agitazione, di ansia. Portare a termine la corsa è un dovere e un voto allo stesso tempo. Il culto di questo santo, introdotto in Sardegna ai tempi dell'impero d'Oriente, non venne poi riconosciuto dalla Chiesa d'Occidente, che pure tanto doveva a Costantino, primo imperatore cristiano; ma è inuti-le aggiungere che questa ingratitudine avrebbe reso ancora più profondi e più stretti i legami della devozione popolare. La corsa è chiamata S'Ardia, che non significherebbe "prova d'ardimento" come si è portati a pensare, quanto "protezione" (ardore, nell'antico dialetto logudorese, sta per vigi-lare, difendere): i cavalieri si produrrebbero così nella parte della guardia imperiale di Costantino. Secondo altre fonti, S'Ardìa avrebbe ancora un significato di guardia, ma questa volta penitenziale: è un fatto che prima di entrare nel tempio di Costantino i devoti gli girano intorno chiedendo perdono per i propri peccati, e con rituali analoghi si fa penitenza anche in altri luoghi sardi, attorno alle chiese dei Santi patroni. L'Ardia si corre il 6 e il 7 di luglio, dopo una intensa vigilia. Il capo corsa, detto Prima Bandiera, è designato da tempo in un antico registro custodito nella casa parrocchiale: si tratta, di solito, di qualcuno che vuole sciogliere un voto. Al termine della cavalcata, se si rimane per alcune ore tra cavalli, fantini e gente del paese, ad os-servare, completamente immersi nel loro ambiente, sguardi, chiacchiere, risate. Se si prova a chiu-dere gli occhi e a immedesimarsi in quel luogo misterioso, si sente l’eco degli scalpitii degli zoccoli dei cavalli che innalzavano il grosso polverone, il rumore delle frustate, il respiro affannoso e l’odore del sudore del cavallo che al naso pare quasi gradevole. Si percepisce la quasi disperazione di uomini che non hanno potuto partecipare e l’orgoglio e la soddisfazione di chi invece ha avuto l’onore di montare. Solo allora si capisce che cosa è l’Ardia.

martedì 22 gennaio 2008

SARTIGLIA - 543° EDIZIONE

Una decina di giorni e sarà carnevale, e a Oristano si svolgerà la 543° edizione della Sartiglia, il divertimento carnevalesco, la corsa a cavallo con maschera veramente bella.. Una delle massime espressioni storico folkloristiche e di costume della Sardegna: la "Sartiglia di Oristano". Il Torneo ha sicuramente origini molto remote e sembra siano stati i Crociati ad averla introdotta in Occidente, fra il 1118 e il 1200 ovvero tra la prima e terza Crociata, unitamente alla "Quintana" di Foligno e alla "Corsa del Saracino" di Arezzo. I crociati appresero dai Saraceni, loro avversari, questi giochi militari che si rivelarono molto utili per l'addestramento delle milizie. Antichi storici di milizie descrivono che il gioco dell'anello consisteva nel sospendere, nel percorso stabilito, un anello "all'altezza di un uomo a cavallo" che il cavaliere doveva cercar di infilzare con la lancia o con lo spada. Tali giochi ebbero larga diffusione e successo in Spagna dove i giovani del luogo competevano con i validi cavalieri moreschi. Ed è proprio così la Sortija Spagnola che venne importata in Sardegna, non già dalla Toscana, ma dalla Spagna stessa dove ancor prima degli Spagnoli la praticarono i Mori. I legami tra la Corte d'Arborea e la Corte Aragonese permise che giudici e donnicelli di quest'ultima corte venissero educati presso la Corte d'Aragona e di conseguenza aver introdotto il gioco equestre nella città giudicale. Si potrebbe datare la presenza della Sartiglia ad Oristano intorno alla metà del sec. XIII. Nel 1479 dopo la disfatta di Macomer, gli Aragonesi entrarono in Oristano, e la Sartiglia ebbe un notevole incremento, l'evoluzione della Sartiglia segui l'andamento della storia: con la trasformazione delle strutture feudo-cavalleresche, il gioco venne trasferito in ambiente borghese e popolare e se dapprima era espressione del folklore delle classi nobili e di potere, solo in seguito diverrà espressione di vita, costumi e tradizioni popolari. Che il gioco equestre ebbe provenienza Spagnola è fuori dubbio, ad iniziare dallo stesso nome Sartiglia che deriva proprio dallo spagnolo Sortija e quest'ultima dal latino Sorticula, anello, ma anche diminutivo di Sors, fortina. Così come di chiara derivazione ispanica è il nome di colui che è il capo supremo della corsa su "Cornponidori" da "Componedor", il maestro di campo, figuro tipicamente militare della Sortija Spagnola. La tradizione narra che durante il Carnevale, frequenti furono le risse sanguinose fra i soldati aragonesi e i cavalieri locali: proprio la confusione carnevalesca era un'occasione propizia per dare sfogo all'odio dei locali nei confronti degli aragonesi dominatori. Al fine di evitare tali episodi nel 1500 un canonico della Cattedrale, Giovanni Dessi, istitui un legato a favore del Gremio dei Contadini (Soc. di S.Giovonni) per il mantenimento della Sartiglia. Il gremio, in seguito società di Santu Juanni é froris, ha goduto di un lascito con l'usufrutto di un fondo rustico per sostenere tutte le spese necessario perché la corsa si effettuasse. Il ricavato di detto fondo doveva essere devoluto esclusivamente per la Sartiglia da qui il nome di "Su Cungiau de Sa Sarlìglia". Da quel momento venne assunto l'impegno di far correre la Sartiglia l'ultima domenica di Carnevale, dopo il canto del Vespro da parte del Capitolo, mentre per la corsa del martedì successivo l'impegno venne rispettato in seguito dal Gremio dei Falegnami (Soc. di S. Giuseppe ). Condizione improrogabile è quella di far svolgere la corsa in qualsiasi situazione meteorologica, economica e sociale. Il giorno della Candelora, la città viene a conoscenza dell' identità del Componidori poiché il Presidente del Grermo con tutti i gremianti gli porta la benedizione e la candela (di S. Giovanni o di S. Giuseppe); egli a sua volta sceglie i suoi luogotenenti su "Segundu" e su "Terzu". I primo atto della manifestazione è la Vestizione de su "Componidori" momento magico e dì grande carica emotiva. La Vestizione avviene su un tavolo (mesitta) sul quale è posta una sedia per su Companidori che verrà vestito con cura da due ragazze in costume, "sas massaieddas", guidate da "Sa massaia manna". Il capo-corsa si presenta al rito con i calzoni corti aderenti di pelle colar miele e gli stivali; il suo costume non differisce di molto dal costume tipico dì contadino camipidanese del 700. A questo, si aggiunge il coietto, un giaccone di pelle senza maniche che copre dalle spalle alle ginocchia; ai fianchi è stretto da un largo cinturone di pelle; quindi sulle maniche sbuffate della candida camicia di lino vengono legati due fiocchi di seta del colore del gremio (rosso o rosa). Ogni mutamento della figura avviene in un’atmosfera irreale e solenne: è la magia della trasformazione. Dopo il coietto è la volta dell'elemento più importante: la maschera. Essa viene assicurata al volto oltre che da legacci, da fazzoletti di seta che fasciano la nuca e il viso del cavaliere, lungo il bordo della maschera stessa. Il rullo dei tamburi si fa assordante sempre più: non c'è più l'uomo con un nome e con un viso ma su "Componidori", un semidio senza gioia, dolore e senza sesso; la maschera appare androgina, maschile e femminile allo stesso tempo. La vestizione, scandita dal suono dei tamburini e squilli di tromba, prosegue con la sistemazione, sul capo del cavaliere, del velo bianco finemente ricamato e sopra un cappello a cilindro nero. Ultimata la vestizione, viene introdotto nella stanza il cavallo ed avvicinato al tavolo poiché su "Compoidori" dal momento in cui è salito sul tavolo per la vestizione, egli non potrà più toccare terra. Secondo la tradizione cavalleresca, la magia del rito ha trasmesso al cavaliere una carica particolare che da essere umano lo fa divenire, essere divino, ed in seguito a questa sacralità egli rispetta l'antica regola: una volta in sella su "Componidori" non "podi ponni pei in Terra" (non può mettere piede in terra} poiché in tal caso annullerebbe la sua sacralità. Una volta assestato il cavallo, su "Componidori", riceve da s'Oberaju Majore (Presidente del Gremio} la cosiddetta "Pippia de Maju" (Pupa di maggio) una sorta di scettro composto da un fascio di pervinca con all’ estremità due grossi mazzi di viole mammole. Lo scettro è una delle tante forme dei cosiddetti maggi ovvero rami fioriti, mazzi (addirittura un intero albero) presenti in particolari solennità per l'inizio della primavera: dunque un'espressione della natura in crescita. Con la "Pippia de Maju" su "Componidori" segna un'ampia croce sui presenti in segno di benedizione e "Sa Massaia Manna" invoca l'aiuto di San Giovanni o San Giuseppe. Il silenzio regna all'interno dell'ampio salone, dove è avvenuta la vestizione per non innervosire ulteriormente il cavallo che deve uscire per dare inizio alla sfilata. Su "Componidori" con grande calma e freddezze monta sul cavallo e si riversa supino su di esso indirizzandolo verso l'uscita. Dinanzi alla porta su "Componidori" viene accolto dai suoi due aiutanti di campo (su Segundu e su Terzu) e da tutti gli altri cavalieri mascherati, vestiti con splendidi costumi e cavalli riccamente bardati, Tutt'intorno la magnifica coreografia della folla che applaude e che s'appresta a seguire il culmine della manifestazione: la corsa alla stella. Il tutto viene sottolineato dal ritmo impeccabile dei tamburini e dagli squilli di tromba che ci riportano indietro di qualche secolo. Si forma così il corteo che dovrà raggiungere il Duomo: dinnanzi tamburini e trombettieri appiedati, dietro la bandiera del Sodalizio seguita da s'Oberaju Majore o Maggiorali, il suo vice e tutti i membri del Gremio che portano le spade, lo stocco e la stella. Dietro avanza imponente su "Componidori" con alla sua destra su "Segundu" e alla sua sinistra su "Terzu" cui seguono i numerosissimi cavalieri scalpitanti e fieri. Il luogo dello spettacolo è presso la Cattedrale, ed ivi in mezzo al popolo muovono da una parte su "Componidori", dall'altra su "Segundu" scontrandosi sotto il nastro che ha pendente la stella; incrociando le spade, saluta per tre volte le persone presenti alla giostra e per tre volte passa sotto la stella con un evidente valore propiziatorio. Il rullare sempre più insistente dei tamburi preceduto dagli squilli di tromba, sottolineano la spettacolarità della festa. L'immagine del cavaliere al galoppo, con il braccio teso, spada in pugno con la quale sfida la arte, rimane impressa negli occhi di tutti i presenti. Se la stella viene infilzata, l'entusiasmo della folla è al massimo, ma se per sfortuna il cavaliere fallisce l'obiettivo si ha un'esclamazione di delusione. Su "Componidori" concede la spada ad altri cavalieri in segno di fiducia o di sfida per poter manifestare tutta la loro bravura: tentano la sorte alla stella e quanto più numerosi saranno i centri tanto più generoso sarà il raccolto. La corsa si conclude con su "Companidori" che attraversa il percorso, supino sul cavallo, benedicendo con sa "Pippia de maju" la folla che applaude (sa "Remada"). Ricomposto quindi il corteo, ci si appresta ad assistere in Via Mazzini alla corsa acrobatica delle pariglie ove tutti i cavalieri, tranne "su "Componidori" ed i due luogotenenti, si esibiscono a pariglia in tre sfidandosi in spericolate acrobazie equestri. I cavalieri hanno occasione di mostrare tutta, l'abilità e il coraggio compiendo figure acrobatiche stando in piedi sulla groppa dei loro cavalli in uno sfrenante galoppo, è la parte più spettacolare della manifestazione ove si nota la simbiosi uomo-cavallo e la sacralità sostituita da coraggio e bravura individuale si manifesta con il gioco di squadra.

sabato 19 gennaio 2008

Questa é la democrazia?

Va bene che nel nostro Stato di diritto la presunzione di innocenza dell'indagato é un caposaldo, il "caso Mastella", tuttavia, presenta elementi di inopportunità che nelle democrazie occidentali sono possibili solo in Italia. Il ministro Guardasigilli, pare sia stato indagato dal pubblico ministero Luigi De Magistris di Catanzaro, successivamente dal pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock, oggi dalla Procura di Santa Maria Capua a Vetere nell’ambito dell'inchiesta sulla presunta rete di affari e potere gestita da esponenti dell'Udeur, insieme a sua moglie - presidente del consiglio regionale campano - agli arresti domiciliari. Insomma, l'Udeur, il partito-famiglia, (voti 476.938 per il senato e voti 534.553 per la camera – perc. 1,4%), è stato praticamente azzerato.

Nonostante tutto questo, e nonostante la sinistra, in passato abbia sempre criticato rivendicando la propria (presunta) diversità morale, il premier Romano Prodi, che sarebbe stato secondo quanto scritto su numerosi quotidiani, a sua volta indagato dal P.M. Luigi De Magistris, di cui lo stesso Mastella aveva chiesto il trasferimento, va in Parlamento, ed esprime a Mastella solidarietà «piena e affettuosa, come politico e come amico» e assume l'interim alla Giustizia quale «segnale di attesa» che il ministro possa riprendere il suo posto. Nel suo discorso alla Camera che è suonato come una dichiarazione di guerra, un atto di accusa contro la magistratura. Uno strappo in sostanza irrimediabile.

Del resto, Mastella è convinto di trovarsi in questa situazione, sotto schiaffo, proprio in virtù del suo ruolo istituzionale. «Da quando faccio il ministro della Giustizia, sono finito sulla graticola. La verità è questa», si è sfogato il ministro con i suoi collaboratori. Quando le voci sul terremoto in arrivo sono circolate in mattinata, Mastella ha cambiato al volo programma: messo da parte il suo discorso sullo stato della giustizia, si è presentato in aula ed ha sferrato un durissimo attacco ai magistrati, anzi alle «frange estremiste», come ha detto lui, protagonisti di un «tiro al bersaglio» nei suoi confronti, «quasi una caccia all'uomo», «una persecuzione». A questo punto la casta ha serrato i ranghi ed ha espresso solidarietà a Mastella, con applausi ripetuti, a scena aperta da parte dell'aula.

Io credo che tutto questo non sia né serio, né degno di una democrazia. Il fatto poi che Mastella si sia scagliato contro la magistratura, e che la maggioranza difenda fino all’ultimo il sistema di potere - Mastella – Bassolino, significa che anche il centrosinistra si è prontamente adeguato ed utilizza lo stesso linguaggio di Silvio Berlusconi, che hanno tanto criticato. Questo comportamento può non avere nulla di penalmente rilevante, ha però molto, anzi moltissimo, di politicamente riprovevole. Un comportamento che ci rende ridicoli agli occhi dell’ Europa intera.

mercoledì 16 gennaio 2008

La moratoria della vita....

Il signor Giuliano Ferrara ha proposto: la moratoria per la vita (una provocazione contro la 194, la legge che regolamenta l'aborto). Anche tra i politici un immediata adesione (favorevole alla moratoria) i soliti volta faccia uno dei quali l'ex sindaco PCI on. Biondi. Arriveranno altre adesioni alla proposta di modifica della 194. Continua il dibattito etico e filosofico sulla vita e la morte, un dibattito doloroso ma importante. Ma come al solito sui temi etici vi siano, stru¬mentalizzazioni ideologiche in entrambi gli schieramenti, ma è altrettanto vero che in Italia, la suddetta legge non è applicata nella sua interezza perché l'art. 1, che prevede attività di sostegno psicologico e sociale alle madri in difficoltà e proposte alternative all'aborto, non viene applicata nella maggior parte dei consultori che si limitano a rilasciare pezzi di carta.

Sì dovrebbe lavorare per creare una rete di solidarietà che non lasci sole le donne che operano una scelta così drastica. Credo si possa fare buona prevenzione all'aborto creando le condizioni, materiali, sociali, culturali e psicologiche per avere voglia di fare i figli con la consapevolezza di poterli crescere al meglio. Le reti sociali di supporto alle donne nel nostro Paese sono molto deboli: mi riferisco ad asili nido, contratti di lavoro poco flessibili, scarsa assistenza statale con strutture per le donne che hanno situazioni critiche e di disagio. Si deve spostare l'attenzione da un confuso attacco alla legge 194 alla creazione di situazioni favorevoli alla famiglia e quindi alla maternità affinché siano le donne a scartare l'ipotesi di avvalersene. L'obiettivo sarebbe azzerare gli abortì, ma lasciare questa legge è un punto fondamentale nella garanzia e nella tutela della donna e della sua salute. L'aborto - per la donna - è, in se stesso, una tragedia. Non hanno certo bisogno queste sventurate, che i ruffiani della chiesa più convenzionale, pongano altre sofferenze morali. I signori che predicano contro la 194 sanno perfettamente che stanno ponendo un falso problema.

Non si tratta di sostenere aborto si, aborto no. La vera questione invece è aborto legale o aborto clandestino - con le mammasantissima (alle quali fu costretta a ricorrere più di una donna) o con medici strapagati che solo i benestanti possono permettersi. Drammi come l'aborto meritano maggiori riflessioni da parte di tutti, serie proposte d'assistenza morale ed economica e non iniziative di mera provocazione. Pertanto questi moralisti da quattro soldi, ma anche le autorità ecclesiastiche, devono imparare a rispettare le donne che affrontano certe situazioni, che non sono embrioni di vita ma vita vera anche se - molto spesso - fatta di disperazione e di solitudine.

Insomma, molti in Italia sono intenzionati a tornare all'aborto clandestino e a espropriare la donna del proprio corpo. È questo in sintesi il progetto lanciato da Ferrara e accolto dall'entusiasmo degli antifemministi e da tutte quelle persone rispettose cattoliche quando la morale religiosa interessa gli altri, pronti a fregarsene quando la morale sfiora le loro vite private, allora (evviva il divorzio) con figli a destra ed a manca. Perché la libertà delle donne da tanto fastidio a preti e bacchettoni? La libertà non è mai piaciuta a chi ha il potere. Dopo l'aborto sarà la volta del divorvzio. Stop alle separazioni. Se il vostro compagno non va dovete tenervelo.

Io propongo allora una bella moratoria sulla raccolta della immondizia. Così quando saremo, tutti sepolti dai nostri rifiuti forse ci renderemo finalmente conto che stiamo vivendo in una società di merda.

martedì 15 gennaio 2008

I politici stanno esagerando.......

I politici stanno esagerando, gli italiani sono stanchi, il Paese finirà per ribellarsi.

Dopo il reportage impietoso del New York Times, un altro duro verdetto piomba sul Bel Paese. Questa volta a descrivere con toni decadenti l’Italia è l’autorevole e brittanico Times che, in un lungo articolo intitolato “La dolce vita diventa amara perché l’Italia fa i conti con l’essere vecchia e povera”, spiega che i nostri standard di vita per la prima volta siano caduti dietro quelli della Spagna, mentre la Grecia “ci soffia sul collo”, che i nostri politici sono “vecchi e stanchi” e che quindi gli italiani provano “un senso di angoscia nazionale in questo scorcio di 2007”. E il problema, sottolinea il Times, non riguarda solo l’aumento dei prezzi e la stagnazione dei salari, ma “raggiunge il cuore del dibattito dell’Italia su se stessa sulla propria anima e sulla propria identità”. Tanto che, si sottolinea, “quando il primo ministro Romano Prodi - questa settimana ha avuto un summit a Roma con Nicolas Sarkozy e José Luis Rodríguez Zapatero, i commentatori hanno notato che, mentre Zapatero aveva 47 anni e Sarkozy 52, Prodi aveva l’aspetto stanco di un sessantottenne”. Il Times si sofferma quindi sui costi eccessivi della politica e, citando il libro ‘La Casta’ (proprio come il New York Times) sottolinea come l’Italia abbia il più alto numero di auto blu, e come il Quirinale costi addirittura quattro volte più di Buckingham Palace. Poi non dimentica di citare tutta una serie di criticità tipiche del mondo del lavoro: dal prevalere di “una mentalità di lavoro per tutta la vita” in cui i posti vengono assegnati “non in base al merito ma attraverso una rete di favori reciproci e legami familiari noti come ‘raccomandazione’”, ai sindacati che continuano a mobilitare milioni di persone contro il lavoro precario con l’inevitabile risultato di scioperi a ripetizione. Scioperi che il Times snocciola uno dopo l’altro: da quello della sanità, a quello degli autotrasportatori, da quello minacciato dai dipendenti di Alitalia (definita “essa stessa simbolo del malessere italiano”), a quello de ‘La Scala’, spesso al centro di conflitti sindacali. E in questo scenario desolante, “perfino il nucleo familiare italiano - continua il Times - una volta baluardo della società italiana, è in declino, con un aumento dei tassi di divorzio, una bassa natalità e l’incremento dei genitori single”, anche se la famiglia “continua a rappresentare un rifugio per i giovani italiani molti dei quali continuano a vivere a casa pur avendo superando i 30 anni”. Ma non è ancora tutto. Le famiglie sono, infatti, anche sempre più povere. Le ragioni? I costi dell’energia che crescono, la forza dell’euro contro il dollaro che colpisce l’industria del lusso, la globalizzazione e la concorrenza dell’Asia nel settore del tessile. Per non parlare della crescita esorbitante dei prezzi dei generi alimentari che ha comportato infatti (e a questo proposito, il Times cita le cifre di Confesercenti) un calo di vendite della pasta (-4%) e del pane (-7%). Il risultato è che gli italiani sono i meno felici d’Europa, proprio come ha fatto emergere la ricerca dell’Università di Cambridge. “Al di là del malessere diffuso, la speranza c’è”, dice però il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, intervistato dal quotidiano londinese. “Il nostro Paese, spiega, infatti, Montezemolo non si è solo fermato, ma sta andando indietro. E il problema non è soltanto la carenza di investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche il fatto che ogni italiano pensa al proprio interesse e non al bene comune.

Io credo che sia giunto il momento, che e sia l'ora di svegliarci dal sonno in cui siamo sprofondati da troppo tempo. Riprendiamoci la dignità e facciamolo con tutta la forza di cui siamo capaci se non per noi, almeno per i nostri figli e per questa Italia per la quale i nostri nonni e i nostri padri hanno combattuto - e qualcuno ha anche perduto la vita - per creare la democrazia. Con il passare del tempo e degli anni, ora ne ho 56, mi sto accorgendo che la storia si sta ripetendo. Adesso non c'è più una sola persona a comandare. Adesso ce ne sono centinaia e sono i politici ruspanti e non che quando si riuniscono alla camera o al senato non ricordano che sono li perché noi li abbiamo messi li e si dimenticano di fare il loro dovere che sarebbe quello di fare funzionare l'Italia, e non certo per fare i propri interessi. Una cosa questi “signori” non hanno ancora capito: che sono loro a essere alle dipendenze dell'Italia e, visto che non lo hanno ancora capito e che il loro stipendio - e che stipendio - lo paghiamo noi, dovrebbero capire che, se non fanno bene il loro mestiere, potrebbero venire licenziati o meglio mandati a casa a cercarsi un lavoro. La storia si sta ripetendo, solo che adesso non siamo in guerra, ma su gran parte del popolo sta tornando comunque l'ombra della fame. Vorrei ricordare ai politici, alla casta che si ritiene intoccabile, come andò a finire l'altra volta. Non dico che il popolo ora potrebbe rifare una cosa cosi, però dico a chi ci governa: non tirate troppo la corda, potreste pentirvene, fatte gli interessi del paese, rifate funzionare l'Italia.

lunedì 14 gennaio 2008

domenica 13 gennaio 2008

Finalmente!!!!

1198328075foto pedofilia.jpg


Protocollo d’intesa
nasce la banca dati contro la pedofilia

L’Italia presto avrà una banca dati in cui confluiranno tutte le informazioni sul fenomeno della pedofilia nel nostro territorio. I protocolli d’intesa per la creazione di questo nuovo strumento sono stati firmati ieri dai Ministri per la Famiglia, dell’Interno, della Giustizia e per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione.

Fonte
Protocollo d’Intesa

Quindi significa che in data 21 dicembre 2007 i Ministri:

On. Rosy Bindi, On. Giuliano Amato, On. Luigi Nicolais

Hanno preso “la giusta posizione” contro questo cancro sociale…Questo Comitato chiede ai Signori Ministri, di integrare il Protocollo con:

1. L’inserimento delle foto dei pedofili che dovranno essere a disposizione dei cittadini che motivando la richiesta, potranno avere libero accesso alla banca dati.

2. Di informare gli abitanti della zona in cui risiede un pedofilo (anche al momento del rilascio) con uno “Stato di Allerta”, per potersi difendere.

3. Di inserire obbligatoriamente per coloro che affittano appartamenti, camere e quant’altro una certificazione rilasciata dalla Questura (o ufficio preposto) dove risulti se il richiedente abbia o meno precedenti pedofili. In caso positivo, vi deve essere TASSATIVAMENTE l’informazione “al vicinato”.

4. Di inserire obbligatoriamente per coloro che “fanno richiesta di lavoro” a contatto con l’infanzia , una certificazione rilasciata dalla questura (o ufficio preposto) dove si dichiari che il soggetto richiedente: NON ABBIA MAI AVUTO PRECEDENTI NELL’AMBITO PEDOFILO, in caso contrario di INIBIRNE TASSATIVAMENTE l’assunzione, pena da parte di coloro che li assumono il Concorso in reato.

5. Di contemplare nella legge: Misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità, ANCHE LA FIGURA DEL PEDOFILO.

6. Di inserire nella banca dati anche le persone della Chiesa (Preti e Suore).

7. Di attivarsi perchè questa banca dati diventi A CARATTERE EUROPEO, dove ogni Stato membro abbia la stessa banca dati IN RETE con tutti gli Stati.

    Pretendiamo oltre “che tener visionato” il fenomeno
    ANCHE di poterci difendere !
    Scriviamo tutti assieme ai Ministri:
    Se non utlizzi outlook questi gli indirizzi a cui mandare una mail: info@scelgorosy.it, bindi_r@camera.it, amato_gln@camera.it, redazioneweb@funzionepubblica.it, info@troviamoibambini.it
    Diffondete a tappeto !
    Chiediamo a TUTTA LA STAMPA ITALIANA di lottare con noi, nel diffondere questa richiesta !
    Tutti assieme per i nostri bambini.
    Grazie.
    IL COMITATO TROVIAMO I BAMBINI
    www.troviamoibambini.it

venerdì 11 gennaio 2008

Un sorriso per un anno

Comicomix vara una nuova iniziativa per sostenere la Lotta al Neuroblastoma (un tumore dell'infanzia che rappresenta la prima causa di morte in età pediatrica). L'iniziativa si chiama Un sorriso lungo un anno, ed è rivolta a tutti i bloggers e in generale agli amici del web.

L'inizativa è semplice.

Chiunque lo desideri, nel corso del 2008 può fare un post dedicato al tema del sorriso. Il sorriso come forma di relazione, verso gli altri, verso chi si ama, o semplicemente verso il prossimo. Non il sorriso da cartolina, quello falso o di cortesia. Il sorriso che è sostenere senza odio le proprie idee, ma con la disponibilità ad ascoltare (e, se possibile) capire le ragioni degli altri. Prendendo spunto da una vostra vicenda personale, un fatto di cronaca, di politica, di quello che volete.

Aderire è facile.

Basta scrivere il post, segnalarcelo a questa mail, e Comicomix lo aggiungerà alla lista, indicando il nome del Blog, e il link al post. Nel post basta semplicemente specificare che si aderisce a questa iniziativa, che vuole sostenere la lotta al Neuroblastoma, il tumore dell'infanzia che rappresenta la prima causa di morte in età prescolare.

Tu non dovrai fare altro!

Per ogni post segnalato, Comicomix donerà 2 euro alla Fondazione per la lotta al neuroblastoma.

Comicomix pubblicherà tutti i post che verranno segnalati. Alla fine dell’anno, invierà una donazione di importo equivalente al numero di post. Non ti va di fare un post? Aiutali a far conoscere l'iniziativa, inserendo un banner che linka alla loro , che altro non è che il disegno riportato sopra.

AIUTARLI E' UN NOSTRO DOVERE,
FACCIAMO IN MODO CHE I LORO SORRISI ILLUMININO IL MONDO.

lunedì 7 gennaio 2008