domenica 31 agosto 2008

Gheddafi ha ottenuto ciò che voleva…

Dopo quasi un secolo abbiamo chiuso il contenzioso sul passato coloniale italiano in Libia. Finalmente non sentiremo più parlare di Gheddafi nominato giovedì «Re dei re d'Africa» in occasione di un incontro tra diverse decine di capi tribù africani a Bengasi su iniziativa del numero uno libico. In base all'accordo firmato sabato con la Libia apre tutte le strade in vista del consolidamento del partenariato economico e sociale e intensificherà la cooperazione tra i due Paesi e permetterà di voltare la pagina del passato coloniale italiano in Libia., L'Italia s’impegna a finanziare progetti di infrastrutture e in diversi settori pari a 5 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro) lungo un periodo di 25 anni.
Gli accordi prevedono:
-Investimenti per un'autostrada costiera che attraversi tutta la Libia, dall'Egitto alla Tunisia;
-Costruzione di 200 alloggi;
-Pensioni di invalidità per i mutilati vittime delle mine anti-uomo;
-Borse di studio per gli studenti libici;
-Cooperazione bilaterale nella lotta contro l'immigrazione clandestina e attuazione dell'accordo firmato nel dicembre 2007 per il pattugliamento congiunto delle coste libiche;
-Rafforzamento della collaborazione in materia sientifica, culturale, energetica.

Non illudiamoci il “signor” Gheddafi continuerà a rompere le palle con i soliti ricatti e quindi i 5 miliardi di dollari saranno stati spesi inutilmente. Nuovi sacrifici che tutti gli italiani dovranno affrontare. Sì, perché sicuramente troveranno il modo di spremerli ancora una volta, ci sarà ancora una volta una mano che frugherà nelle loro tasche per portar via degli ultimi spiccioli rimasti. Ma questo non interessa a nessuno, l’importante è che il dittatore libico abbia la sua autostrada e le cattedrali nel deserto.

Al governo non interessano nemmeno italiani vittime del colonnello Gheddafi, rimasti in gran numero a dissodare ed irrigare terre che nessuno avrebbe mai pensato di coltivare e che furono definitivamente cacciati da Gheddafi nel 1969 col colpo di Stato che faceva cadere la monarchia senussita, e sui crediti che diverse imprese ancora vantano dalla Libia, né delle 6.000 istanze di indennizzo presentate, né dei beni confiscati che nel 1970 ammontavano a circa 400 miliardi di lire, di loro non si é parlato...chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato.

Un ultimo favore a Gheddafi - Berlusconi riporterà in Libia la statua della Venere di Cirene, che fu scoperta da archeologi italiani nel 1913 e da allora custodita al Museo nazionale romano. La restituzione era stata già decretata nel 2002, ma Italia nostra aveva presentato ricorso al Tar del Lazio. Infine il 23 giugno il Consiglio di Stato che ha dato il via libera definitivo. W l’Italia

sabato 30 agosto 2008

Razzismo o sicurezza?

Dopo il caso della turista musulmana coperta dal niqāb (velo che lascia scoperti solo gli occhi) bloccata al museo di ca' rezzonico scoppia la polemica e subito c'è chi parla di provvedimenti disciplinari contro colui che ha bloccato la signora in niqāb islamico. Il governatore del veneto Giancarlo Galan lo difende dichiarando: «Bene ha fatto quel guardasala quando ha deciso di chiedere informazioni sul da farsi di fronte a una donna "invisibile"». «Gli stranieri rispettino le nostre regole e leggi oppure restino a casa loro» e difende il custode della galleria: «Rispetto e dignità davanti all'arte». Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Cultura Sandro Bondi, secondo cui «ci sono tante regole che devono essere osservate, ma la prima è quella del buon senso». Per il ministro «in questi casi il buon senso, la ragionevolezza, ci salvano nel momento in cui dobbiamo prendere delle decisioni, così si evitano degli errori».

Ma di quale buon senso stiamo parlando, quando si tratta di garantire la sicurezza. In Italia esistono leggi e circolari ministeriali che, tra il 1975 e il 2000, hanno, con spirito di tolleranza, normato una questione assai delicata: ogni genere di copricapo va bene, ogni genere di velo può essere accettato purché l'indumento mantenga il volto scoperto. Se queste sono le leggi del nostro paese, benissimo, allora vanno rispettate da tutti anche dai turisti, come noi rispettiamo le leggi degli altri paesi. Forse non tutti sanno che cosa è il chador, lo hijab, il niqab o il burga, ma tutti sanno cosa accade in Medio-Oriente alle donne: sono costrette a portare il velo, ovvero a coprire il proprio volto con una stoffa più o meno pesante. Ma la situazione non è uguale in tutto l'Oriente: ad esempio in Libia non è obbligatorio, ma le donne per nascondersi alla vista degli uomini si mettono il velo; in altre zone è obbligatorio e imposto come nell'alta Turchia dagli estremisti, e in altre zone è caldamente consigliato come in Arabia: ad esempio, la moglie di Prodi nel 1998 per rispetto delle tradizioni del paese, ha messo il vestito tipico per le donne in Arabia Saudita; oppure viene completamente vietato l'uso in Tunisia.

Può essere chiunque, la faresti entrare a casa tua?

venerdì 29 agosto 2008

Incidenti stradali - Troppo garantismo

Calano gli incidenti e calano i punti che ogni anno vengono tolti a chi commette infrazioni. Sarà forse che gli italiani sono diventati più prudenti? È pur vero che gli incidenti calano, ma sempre meno, segno evidente che esiste uno zoccolo duro di incidenti non dipendenti dal comportamento irresponsabile degli utenti ma imputabile principalmente alle croniche carenze di cui la rete viaria soffre da sempre. Tra non molto ci diranno che nel 2008 gli incidenti sono ancora scesi, dimenticando che nel frattempo l'uso dell'auto privata si è sensibilmente ridotto a causa dell'aumento del petrolio.

Nonostante ciò è quasi quotidiano il bollettino dei morti sulle strade causati da chi guida a velocità folli o in preda ai fumi dell'alcol o delle droghe. Sono questi sostanzialmente omicidi preterintenzionali, ma ai responsabili sono comminate pene benevole e simboliche grazie ai vari benefici di legge. Chi assalito, o aggredito dai malviventi difende se stesso, la propria famiglia o i propri beni viene invece imputato per omicidio volontario. E' evidente che un iper garantismo esiste per i responsabili dei reati, mentre chi i reati li subisce, non gode di nessuna tutela. Forse se ai responsabili dei reati fosse applicata la certezza della pena, le persone oneste si sentirebbero e sarebbero protette e non dovrebbero essere costrette a difendersi da sole. Ho notato che quando i vari governi sono a corto d’idee rilanciano la solita perenne emergenza degli incidenti stradali, dà una ritoccata al codice e promette tolleranza zero contro le infrazioni. Roba già sentita quando fu introdotta la patente a punti, passata la paura e lo stupore iniziali, tutto torna come prima.

Oggi è nuovamente il momento di attuare la mano pesante nei confronti dei trasgressori: però molte volte quello che appare come una volontà di prevenire gli incidenti assume sempre più i contorni di una occasione per le amministrazioni locali di aumentare un'insostituibile voce d'entrata per far quadrare i bilanci. Un piccolo cadeau per i comuni che viene dato come equo indennizzo per l'abolizione dell'Ici. Infatti, in quasi tutti i comuni si fa largo uso dei famosi apparecchietti per controllare la velocità, anche in località in cui non è affatto necessario. Ma come detto occorre far cassa ed allora chi se ne frega dei punti patente…

Questa volta spero vivamente che il pugno duro annunciato dal governo contro le morti sulla strada dia i suoi frutti; rispetto al resto d'Europa che individua nella guida in stato di ebbrezza la maggior causa di incidenti qui abbiamo un problema in più. La donna incinta travolta e uccisa a Roma deve ringraziare la cocaina e l'assenza di appositi strumenti di controllo che non permette di scoprire se non in ospedale l'avvenuta assunzione di tale polvere. Sono dell'avviso che il problema vada risolto alla radice, colpendo gli spacciatori penalmente come si deve. Se in un incidente d'auto causato dalla droga ci scappa il morto si viene accusati di omicidio colposo, chi ha procurato la droga dovrebbe essere processato per concorso in omicidio colposo e non solo per semplice spaccio, reato per il quale spesso non si va neanche più in galera.

venerdì 8 agosto 2008

Basta parlare!!!

Qualche volta mi dico che di episodi di pedofilia bisognerebbe non parlare. Comincio a dubitare seriamente che fare le catene di S. Antonio via email, o firmare petizioni serva a salvare un solo bambino dai pedofili, questa è una moda italiana che ormai va avanti da anni.

Mi spiego: non intendo dire che vadano ignorati. Lo so quando si legge che un tizio ha fatto sesso con i bambini viene voglia di sedie elettriche, nodi scorsoi o garrotte, precedute da lunghi e minuziosi pestaggi. Giornali e televisione ci ricamano sopra per vendere copie e guadagnare visibilità. L’indignazione, che prima era una merce pregiata riservata al consumo degli intellettuali, oggi si vende sui banchi di tutti i supermarket a prezzo scontato. Al centro della bandiera di questo paese, andrebbe messa una grossa bocca aperta. Chiacchiere sui giornali, in televisione, in radio, sui blog. Tutti hanno sempre qualcosa da dire, ma nessuno fa mai niente. E quei pochi stronzi che invece di parlare si danno da fare, spes-so sono completamente ignorati perché il lavoro non fa spettacolo. Sarà perché per 35 anni ho svolto un specifico lavoro, ma dal mio punto di vista, credo di essermi un pò rotto le balle di scrivere. Siamo quasi al limite. Sicuramente mi sono stancato di parlare. dobbiamo essere realisti, dobbiamo essere razionali questi episodi vanno stroncati senza troppe chiacchiere e basta. Bisogna prevenire e non aspettare per perseguire. Certi personaggi continuano con il loro lurido vizio. Bene, allora cerchiamoli, non diamogli tregua, schediamoli, prendiamo impronte e DNA. Punto.

Al posto dell’indignazione consiglio un pò di reazione. Ma come vi chiederete. Gli episodi di pedofilia succedono ovunque e gli abusi sessuali sui minori compiuti spesso da persone di loro conoscenza, nella maggior parte dei casi familiari. "Le violenze avvengono sopratutto dentro casa e non riguardano solo le famiglie degradate ma tutte le classi sociali e tutte le categorie di professionisti" dicono gli esperti della Polizia di Stato. "Tra l'altro gli abusanti si avvicinano ai bambini gradualmente e in modo subdolo per riuscire a conquistare la loro fiducia".
Tutti abbiamo dei vicini, i nostri figli amici e compagni di scuola. Dobbiamo semplicemente guardarci intorno, dobbiamo saper ascoltare e appena abbiamo la percezione che qualcosa non vada segnalarlo a chi compete intervenire.

Non è una perdita di tempo se contribuiamo a salvare un bambino dai pedofili.

mercoledì 6 agosto 2008

Grazie ministro Brunetta

Il ministro Brunetta, intervistato dal Secolo XIX, ha dichiarato: “ Ho usato i bastone è vero , ma ora mi sentirete parlare solo di carota e le faccio un’anticipazione: la gran parte dei risparmi che saranno prodotti dalla riforma della pubblica amministrazione saranno utilizzati per premiare i più bravi. È come reinvestire gli “utili ” , una politica del merito che non può e non deve rimanere una enunciazione di principio , bensì in atti concreto.”
Un bellissimo discorso signor ministro. Ha fatto bene a usare il bastone per impedire a quella sacca di “fannulloni” continui a rovinare l’immagine della categoria e produca inefficienze dannose per il sistema. Spero che anche gli altri ministri siano d’accordo, ma ho la vaga impressione che non sappiano ancora quali sono le sue intenzioni.
Per quanto riguarda la carota vorrei sapere quale uso intende farne. Come lei stesso sostiene i dipendenti della pubblica amministrazione non sono tutti uguali, e quelli bravi, considerati anche scemi, hanno paura che gira che ti rigira la carota sia come il cetriolo per l’ortolano.
Grazie signor ministro, ma in questo caso, un’ampia fascia di dipendenti pubblici rinuncia subito al premio.

martedì 5 agosto 2008

Il ministro Brunetta guardi i suoii colleghi...

Rivolgo un applauso all'onorevole Brunetta, mentre si appresta a varare provvedimenti per rimediare alla scarsa efficienza di taluni settori della pubblica amministrazione, scarsa efficienza e assenteismo che purtroppo esistono.

Ritengo però che buona parte dell’inefficienza sia spesso generata da decenni di cattiva attività legislativa, che mette in campo miriadi di norme nazionali e regionali, alle quali funzionari e impiegati devono comunque obbedire e che oggettivamente rallentano le procedure, contrastando talvolta tra di loro o attribuendo competenze a più organi o enti. Restando in argomento mi pare che il citato ministro, anziché sparare nel mucchio andando a punire un'intera categoria, dovrebbe anche guardare un pò in casa propria. Nella sua qualità di pubblico dipendente, assieme agli altri mille parlamentari, ha, infatti, espresso ultimamente un'altra legge da buttare, pure se già approvata da una delle due camere: la legge "pasticciaccio" sul lavoro precario e sugli assegni ai meno abbienti, riconoscendo poi che è totalmente da rifare...

Se consideriamo anche il notevole tasso di assenteismo che aleggia fra onorevoli e senatori, unito agli strapagati stipendi, pensioni, benefici e agevolazioni cui godono e risaltano quando raffrontati a quelli percepiti dai parlamentari dei più ricchi Paesi dell'Unione Europea, ogni ulteriore commento mi pare superfluo.

Fatto sta che in tutta questa cagnara sui cosiddetti fannulloni delle pubbliche amministrazioni mi pare che siano stati esclusi di proposito coloro che di questa poca voglia di lavorare ne fanno le spese. Nessuno spende una sola parola a favore di chi avrebbe il diritto di avere le prestazioni sanitarie in linea con quello che si aspetta il cittadino medio europeo, vorrebbe poter ottenere qualsiasi documento, pratica, autorizzazione, sentenza di tribunale e ogni altra inutile scartoffia che ci complica la vita in tempi umani. Non si può, non è fattibile perché per qualsiasi cosa occorre attendere, perché non c'è la persona, perché e fuori ufficio o e in mutua o non sanno dove sia.

Ma non sempre il problema sta nel singolo lavoratore pubblico, ultima ruota del carro magari ultimo assunto e quindi sottoposto a tutti quegli incarichi che nessuno vuol fare , ma di chi sta ai vertici che dimostra la totale inettitudine nel gestire un gruppo in maniera adeguata.

Capo e sottoposto sono entrambi lavoratori pubblici, con gli stessi sacrosanti diritti e con il rischio per entrambi di essere tacciati di poca voglia di lavorare. Ma all'utilizzatore finale del servizio pubblico poco importa, dove sia il punto critico della catena, si accorge solo che la catena non funziona e che una delle maglie è difettosa.

lunedì 4 agosto 2008

Ah! Quel simpaticone di Brunetta…

LO SCONTRO SULLA SATIRA DIVENTA CONCORSO IL MINISTRO: «FATE VIGNETTE FEROCI SU DI NE»

Un concorso per la vignetta più feroce nei confronti del ministro della Pubblica amministrazione e dell'Innovazione, Renato Brunetta. A lanciarlo è... lo stesso Brunetta. Come risposta all'attacco del neo segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrerò, che gli ha duramente chiesto di «togliere quelle vignette offensive nei confronti dei lavoratori che compaiono da sul sito del ministero della Funzione Pubblica». La replica arriva a stretto giro e se ne incarica il portavoce di Brunetta, Vittorio Pezzuto. «Ferrerò lancia una fatwa, ma anche se comunista ha ragione. Raccogliamo il suo grido di dolore e lo facciamo nostro. Da settimane cerchiamo una vignetta che metta alla berlina il ministro e la sua politica di riforma. Invano. Per superare questo gravissimo vulnus alla democrazia italiana apriamo un concorso di idee al quale possono partecipare anche i dipendenti pubblici, beninteso a condizione che realizzino la vi¬gnetta durante le ferie, la pausa pranzo o i permessi per malattia. Le vignette devono essere inviate entro il 10 agosto all'indirizzo ufficiostampa@funzionepubbiica.it, accompagnate da nome e cognome dell'autore nonché da un recapito telefonico e di posta elettronica personale. Lunedì 11 agosto verranno pubblicate in una ap¬posita sezione del sito del Ministero e per un mese tutti potranno vederle e votarle. Il 10 settembre una giuria imparziale formata da giornalisti (ha già accettato di farne parte il disegnatore Vincino) decreterà quella vincente, scelta tra le cinque più cliccate. Il suo autore - conclude la nota - verrà ricevuto e premiato a Palazzo Vidoni dal ministro Brunetta. La sfida è quindi lanciata! Mi raccomando, siate cattivi: non ne possiamo più di raccogliere solo consensi..".

Se insiste... ecco la prima.

venerdì 1 agosto 2008

Moratoria della pena di morte…

Il 24 luglio 2008 in occasione della presentazione del Rapporto 2008 sulla pena di morte, tenutasi a Roma, Nessuno tocchi Caino ha consegnato all’ex Presidente del Consiglio, Romano Prodi, il Premio “L’Abolizionista dell’Anno 2008”.

Ma pur essendo i vari stati tutti d’accordo sulla moratoria della pena di morte, in realtà il boia non si ferma mai, anzi incrementa la sua attività., il continuando a uccidere. In Iran ventinove persone, tutte condannate per omicidio, stupro e traffico di droga, sono state giustiziate per impiccagione domenica mattina all’alba a Teheran, nella prigione di Evin. Dall’inizio dell’anno sempre a Teheran sono state eseguite cento le condanne a morte invece nel 2007 le esecuzioni sono state 317. E come l’Iran tanti altri paesi hanno moltiplicato le condanne a morte con l’intento di contrastare l’aumento della criminalità, in particolare le rapine a mano armata, i sequestri e il traffico di droga.
Sicuramente in tutti i paesi del mondo occorre contrastare con le maniere forti il dilagare della violenza, delle rapine, dei furti ed in particolare il crimine organizzato ma in Iran non ci si limita ad arrestare, processare e condannare i malfattori.
Da oltre un anno, è stata lanciata una campagna per «migliorare la sicurezza fisica e morale nella società», dando la caccia a criminali e trafficanti di droga, ma prendendo di mira an-che le donne che non indossano con la dovuta accortezza il velo e gli uomini che hanno tagli di capelli all’occidentale e indossano abiti considerati contrari all’islam. La Repubblica Islamica applica la pena capitale con troppa disinvoltura, come se la vita umana contasse meno di niente, ma non è tutto il suo ordinamento prevede anche «torture, amputazioni degli arti, fustigazioni e altre punizioni crudeli, disumane, degradanti».

Per numero di condanne a morte è al secondo posto nel mondo, dopo la sola Cina, e precede Paesi quali Arabia Saudita, dove «La rigida interpretazione delle legge islamica prescrive la pena di morte «per omicidio, stupro, rapina armata, traffico di droga, stregoneria, adulterio, sodomia, omosessualità, rapina su autostrada, sabotaggio, apostasia (rinuncia alla religione islamica)», il Pakistan e gli Stati Uniti.

Secondo il rapporto 2008 dell'associazione 'Nessuno tocchi Caino nel mondo salgono le esecuzioni capitali e la Cina, premiata con le Olimpiadi di Pechino, è il «primatista delle esecuzioni», ci sono state nel 2007 almeno 5mila esecuzioni, circa l'85% del totale mondiale (6mila secondo la Fondazione Dui Hua, che ha comunque stimato una riduzione pari a un 25-30% rispetto all'anno precedente). Come già detto seguono: l’ Iran e Arabia boia 'infaticabile' in Asia. In America pena di morte solo negli Stati Uniti che nel 2007 ha compiuto 42 esecuzioni. In Europa, la Bielorussia continua a costituire l'unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte, dove nel 2007 è stata eseguita almeno un’esecuzione e altre tre nei primi mesi del 2008.

Sconvolgente il fatto che sono almeno 12 i minorenni giustiziati nel 2007: alme-no sette in Iran, tre in Arabia Saudita, uno in Pakistan e uno in Yemen.
Fortunatamente nove paesi nel 2007 e nei primi sei mesi del 2008 si sono distinti per avere fatto passi verso l’abolizione di diritto o, di fatto, della pena di morte: Ruanda, Kirghizistan, Uzbekistan, Comore, Corea del Sud, Guyana, Zambia, Isole Cook e Albania.
Inoltre la Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la pena di morte contro gli stupratori dei bambini e delle bambine sotto i 13 anni, che vige in cinque dei cinquanta Stati americani, la Louisiana, il Montana, l'Oklahoma, la Carolina del Sud e il Texas, negli ultimi quattro soltanto nel caso che lo stupratore sia recidivo
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