sabato 21 giugno 2008

ARRIVOOOOOO........................

Sarà il sole, sarà il caldo. sarà il cuore, sarà la nostalgia, ma i non vedo l'ora di tornare a vivere la mia cara, dolce isola.

Sardegna, un mare di cultura...

La Sardegna, una terra di rocce antiche e di culture millenarie che hanno lasciato i loro segni possenti di civiltà. I nuraghi, costruzioni megalitiche risalenti a più di 3.000 anni fa, disseminati in tutta l'isola in numero superiore a 7.000, segnano il territorio con le loro vestigia dalle origini ancora oggi in parte avvolte nel mistero.

Sardegna, un mare di tradizioni...

La Sardegna è una terra ricca di tradizioni antiche: La Sartiglia, gioco equestre risalente al 1300, si svolge ogni anno ad Oristano l'ultima domenica di Carnevale e s'incentra sull'abilità dei cavalieri ad infilare, al galoppo con la spada sguainata, una piccola stella appesa ad un filo. La Sardegna vi aspetta con le sue sagre straordinariamente affascinanti.

Sardegna, una dolce isola in rosa...

Sardegna, un mare di rosa rosa, il colore straordinario dei fenicotteri che hanno scelto la Sardegna per nidificare. Rosa, il colore femminile per eccellenza, come la sabbia, fine e morbida, delle sue spiagge, come le peonie, delicate e profumate, che crescono spontanee nei suoi boschi.

Sardegna, un mare di colori...

Mille colori della natura in Sardegna. Rosa, come i petali delicatissimi della peonia e dell'oleandro selvatico. Rosso, come i frutti spontanei delle macchie di corbezzolo. Verde, come le chiome delle querce e dei tassi secolari. Giallo, come le piume del gruccione. Azzurro, come le acque purissime del suo mare. In Sardegna vi aspetta uno spettacolo magnifico tutto l'anno, in tutte le stagioni.

La Sardegna un mare di delizie...

La Sardegna è una terra prodiga di tesori. La sua cucina, che trae origine dalle culture e dalle tradizioni più antiche e preziose del Mediterraneo, offre delizie gastronomiche indimenticabili. Sapori, profumi e colori di prodotti genuini della terra e del mare, in perfetta sintonia con la natura.

La Sardegna un mare da scoprire...

La Sardegna ed i suoi tesori segreti racchiusi nello scrigno più prezioso: il suo mare di smeraldo. Nelle grotte sottomarine, ai piedi delle falesie, nei tanti relitti di avventure del passato un mondo di favola per suggestive immersioni. Tutto l'anno una rete di diving center perfettamente attrezzati per esperti e principianti. La Sardegna da scoprire in un mare di vacanze.

Sardegna, un mare di vacanze.

La Sardegna, un'isola ove la natura ha dispensato con dovizia i suoi doni. Spiagge di sabbia finissima lambita da un mare di smeraldo trasparente; un paradiso di colori e profumi unico nel mediterraneo. La Sardegna vi aspetta con i suoi tesori inimitabili.

venerdì 20 giugno 2008

VUOI IL MIO POSTO? PRENDITI IL MIO HANDICAP!

Campagna di sensibilizzazione a favore
dei parcheggi riservati ai disabili

“VUOI IL MIO POSTO? PRENDITI IL MIO HANDICAP!” è la prima campagna ingaggiata da Città Consapevole. L’idea è lanciata da Incipit, agenzia di comunicazione integrata di Trieste (www.incip.it) che, per il Natale 2007 ha deciso di impiegare diversamente il budget dedicato ai classici regali aziendali per promuovere invece una campagna di sensibilizzazione sulla cittadinanza consapevole. Il progetto di Incipit nasce dalla volontà di lavorare per la comunità locale e di offrire il proprio tempo e le proprie competenze a favore di una buona causa.
Si tratta, in breve, di porre l’accento sul problema contro il quale devono spesso combattere i portatori di disabilità: l’inciviltà e la leggerezza di chi occupa abusivamente i parcheggi riservati ai disabili.

Come?

Attraverso dei flyers da lasciare sulle automobili di chi si ostina a parcheggiare nei posti riservati. I volantini, distribuiti in 25.000 copie a tutte le associazioni di disabili e i singoli che ne faranno richiesta (scrivi a: info@incipitonline.it), sono anche scaricabili dal sito di Città Consapevole (da qui) e possono essere stampati autonomamente da chiunque desideri contribuire alla diffusione di questo messaggio attraverso una piccola provocazione. Vi invitiamo inoltre a inserire il banner della campagna nel vostro sito internet: lo trovate qui.

Sì voglio parcheggiare qui di nuovo


Ciò che per alcuni è spesso una seccatura, il parcheggio, per un disabile è invece sinonimo di autonomia e di libertà.
Bene:

“VUOI IL MIO POSTO?
PRENDITI IL MIO HANDICAP!”

giovedì 19 giugno 2008

La Giara

Il territorio della nuova provincia “Medio Campidano” è costituito da un'area particolare che si distingue dalle altre zone della Sardegna per alcune peculiarità ambientali. Quest’ angolo della Sardegna non fa mostra di sé pur possedendo caratte-ristiche tali da porlo al centro dell'attenzione del movimento turistico; qui si trova il complesso nuragico più importante dell'Isola, complesso "Su Nuraxi" uno dei più famosi monumenti megalitici del mondo. Qui si erge la Giara di Gesturi che acco-glie, unica al mondo, centinaia di cavallini selvatici, qui vive ancora la tessitura ma-nuale di tappeti ed arazzi. E l'aspetto paesaggistico che fa la differenza: un alternarsi morbido di colline e pianure circondate dai tavolieri - Le Giare -. La Giara di Ge-sturi è un altopiano basaltico di origine vulcanica. Situato nella Sardegna, centro- meridionale, al confine tra la "bassa Marmilla" e il ” Sarcidano ", si estende su una superficie di 42 Kmq a circa 600 m. sul livello del mare, i cui profili delimitano l'area al cui centro, inconfondibile, è il cono del "castello" di Las Plassas. La notorietà dell'altopiano, a livello internazionale, è dovuta alla presenza dei famosi "cavallini della Giara" che vivono allo stato brado, perfettamente integrati nel-l'ambiente. Tali cavallini sono una specie tra il normale cavallo ed il pony, hanno il manto scuro e l’altezza che in media raggiunge il metro e venti al garrese. La loro presenza sulla Giara è antichissima, come alcuni siti archeologici stanno a testimoniare La Giara è un altopiano venuto su per un capriccio creativo della natura, in un certo punto della Sardegna. Forse la Giara è un brandello di corpo celeste caduto dal cielo, che muta colore e profumi se piove o se comanda il sole. Un eremo silen-zioso dove vegetazione, acqua ed animali possono vivere in un insieme quasi indi-stinto, elementi di un paesaggio unico ed irripetibile. Una sorta di fortezza dove la natura si ripara dall’avanzare rumoroso dell’umanità e dove regna sovrano il disor-dine straordinariamente organizzato della natura stessa. Una natura misteriosa quanto misterioso è il nome del luogo: la Giara, “sa Jara” nel sardo di queste zone, forse il residuo di un linguaggio remoto, precedente la conquista dell’isola. Un’isola nell’isola. Quarantacinque chilometri quadrati segnati da rocce, boschi di leccio e di sughere, macchia mediterranea ed una densa coltre di specie botaniche disparate, concentrate in un’area talmente ristretta da sembrare un museo naturale, circondato e forse un tempo difeso da ventitré nuraghi ed aperto sulla Marmilla e sul Sarcidano, terre in cui l’uomo nei secoli ha potuto incidere appena il tanto da ga-rantirsi la sopravivenza. Camminare sulla Giara, percorrere i suoi 14 chilometri di lunghezza attraverso i segni che l’uomo ha lasciato nell’arco di 3500 anni è un’esperienza che non ha riscontri: abitata fin dalla preistoria, risulta difficile di-stinguere i resti del passato dai detriti lavici che la rivestono. Questo territorio è ricamato da una serie di piccoli paesi che lasciano ancora leggere la vita rurale del più recente passato, cosparsa di una miriade di nuraghi che denotano quanto importante sia stata questa terra nei tempi più remoti. Ancora oggi è terra di tradizione contadina e come tale non ama gli eccessi né gli scalpori pubblicitari; tutto ciò che produce è però autentico e di valore e non c'è visitatore che possa andare via insoddisfatto. Per cogliere alcuni aspetti di questo mondo ormai in via di estinzione, suggerisco una visita di qualche giorno che trascuri gli aspetti più tradizionali del turismo per addentrari a piedi nei centri storici che hanno le tipiche strutture insediative e tipologie abitative dei centri rurali. Non è difficile visitare qualche abitazione, gli abitanti hanno la tradizionale cortesia dei contadini sardi, noti per l'ospitalità ed il rispetto dell'ospite. Già questa visita diventa un itinerario inconsueto, il quale peraltro può essere arricchito da mille altri aspetti ambientali o culturali che ciascun piccolo pae-se della Marmilla offre.

martedì 17 giugno 2008

L'oscuro potere del calcio...

Non sono un grande amante del calcio, ma durante i mondiali o gli europei, mi concedo qualche partita giusto per vedere le imprese della nostra nazionale.No, non voglio parlare delle partite e dei risultati, anche perché credo sia inutile parlarne...

Vorrei però porre l’accento su una cosa che mi fa detestare sempre di più il mondo del calcio italiano. Avete notato che i campi svizzeri non hanno recinzione e che a fine partita i calciatori sono andati a bordo campo ad abbracciare mogli e figli? Una scena così in un campo di calcio italiano sarebbe pura fantascienza.

Seconda riflessione il patriottismo. Già il patriottismo che esplode in occasione dei mon-diali o degli europei di calcio come per incanto ai balconi delle città appaiono le bandiere tricolori, unico esempio di patriottismo che si ripete esclusivamente in occasione di tornei internazionali. A questo punto il primo articolo della Costituzione dovrebbe essere modificato come segue: l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sulla nazionale di calcio e il patriottismo viene manifestato ogni due anni in occasione della partecipazione ai principali tornei internazionali. Altro che fondata sul lavoro.

Terza riflessione sull’immagine del paese. In questo periodo in cui, nonostante tutti i problemi, si parla solo di calcio, viene spontaneo e persino ovvio affermare che questo sport è l'immagine di tutto ciò che avviene, nel bene e nel male, nel nostro Paese. Un paese in cui si spendendo centinaia e centinaia di milioni di euro per gli ingaggi e per gli stipendi dei calciatori. Calciatori che oltretutto in un mese guadagnano più di 100 impiegati e più di 100 operai, e anche senza lavorare, visto che per loro il calcio è un divertimento. Allora ci si chiede se l'immagine non sia volutamente distorta e vista con una lente deformante, quella di un paese dove non si riesce a smaltire la spazzatura, dove si riesce a fare andare a bagno la compagnia aerea di bandiera, dove il sistema ferroviario è in perenne lotta tra una inutile innovazione tecnologica di immagine e una triste realtà di obsolescenza e totale disservizio, dove la ricerca scientifica non trova fondi. Ultima riflessione su ciò che gli altri pensano di noi. Dell'Italia e degli italiani è stato detto di rutto e di più. Che perdiamo una partita di calcio come se perdessimo una guerra e che perdiamo una guerra come se perdessimo una partita di calcio. Siamo antipatici come lo sono di solito i primi della classe. Siamo quindi odiati perché siamo proprio la miglior nazione del mondo. Appena possono ci sgambettano, ci boicottano, ci penalizzano. Ci dobbiamo guadagnare e meritare tutto con grande fatica. Ma ci riusciamo sempre e in tutti i campi. Se vuoi il meglio di un'auto o di una moto, devi avere una Ferrari o una Ducati, se vuoi mangiar bene devi mangiare italiano, se vuoi vestir bene devi vestire italiano, raffinatezza, eleganza sono solo made in Italy. Abbiamo i quattro quinti dei tesori artistici del mondo. Primeggiamo negli sport anche se dobbiamo competere con nazioni grandi come continenti.

Ma perché i nostri politici non si rendono conto che l’unico campo in cui siamo ultimi è proprio la politica?

sabato 14 giugno 2008

Lettera aperta al premier

Il premir Berlusconi sulla regolamentazione delle
intercetazioni dichiara:
«Lo vuole il Paese»

Ill.mo Signor Presidente: Mi spiace contraddirla ma non credo che gli italiani “onesti” in questo difficilissimo momento, con tutti i problemi che hanno, visto lo scarso potere d’acquisto dei loro stipendi, e vista la galoppante crisi economica, l' aumento a ruota libera degli alimenti primari quali pane, latte, pasta, gli aumenti vergognosi dei carburanti, luce, gas e acqua, chiedano urgentemente una nuova regola per le intercettazioni telefoniche .

Io non credo che gli italiani “onesti” chiedano che siano vietate le intercettazioni per reati le cui pene sono inferiori a 10 anni, che sia prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione, come corruzione e concussione., che le intercettazioni siano però sempre possibili nei reati di mafia, di terrorismo e per tutti i reati di grande allarme sociale., che in generale, non possano durare più di 3 mesi e soprattutto che debbano essere decise da un tribunale in seduta collegiale, non da un singolo giudice. Ma chiedono sicuramente che sia previsto il carcere da uno a tre anni, commutabili in una sanzione, per chi pubblica conversazioni coperte da segreto e cinque anni per i pubblici ufficiali che le diffondono.

Forse ha ragione lei, gli italiani “onesti” erano furibondi perché il sistema delle intercettazioni era degenerato e la privacy delle persone è stata violata troppe volte. Gli italiani si vergognavano di far sapere a tutti che dal 15 del mese entrava in funzione un altro foro della cintura, gli italiani si vergognavano di far sapere a tutti che negli ultimi 10 giorni del mese non utilizzavano più i water, e che lo usavano a fare se non c’era nulla da evacuare.

Mi scusi Signor Presidente, scusi la mia ignoranza, forse io sbaglio, sono io che non capisco una mazza di politica , non apprezzo e non comprendo che con questo nuovo e originale regolamento, i cittadini avranno la bella conseguenza che avranno tutelata la loro sicurezza e la loro privacy, e che potranno finalmente cambiare tenore di vita e soprattutto potranno morire di fame senza essere spiati. Grazie signor presidente, gli italiani “onesti” che hanno lavorato una vita la ringraziano e le saranno riconoscenti per sempre.

GRAZIE
PROTETTORE DELLA NOSTRA PRIVACY

giovedì 12 giugno 2008

Mamma li turchi...

Ha dell’ incredibile la notizia pubblicata tempo fa sul quotidiano l’Unione Sarda: In Sardegna censurato un dipinto della pittrice Liliana Cano, raffigurante la cacciata dei Mori. La Turchia, uno Stato islamico tra i più laici degli stati islamici impone la cancellazione di una parte del dipinto. Il quadro in questione era ospitato nell’ hall dell’ hotel-ristorante “Il Califfo” di Quartu Sant’Elena.
I quadro raffigurava un evento storico, e precisamente la cacciata dei Saraceni dalla Sardegna. Come si può notare nella parte inferiore di questo dipinto compare una bandiera rossa con una mezza luna, lo stemma dei pirati saraceni e oggi il simbolo della bandiera Turca. Sullo sfondo, un sardo vittorioso che calpesta la bandiera dei pirati mori dopo averli scacciati per l’ennesima volta.

Storicamente, la Sardegna, perso ogni contatto commerciale e politico con Bisanzio, restò isolata, i centri costieri furono continuamente saccheggiati. Nel periodo dell'aggressione saracena i Sardi, abbandonati da Bisanzio, devono darsi una organizzazione politica autonoma. La Sardegna deve necessariamente rendersi economicamente indipendente, le condizioni di estrema povertà portano addirittura a dover reintrodurre il baratto.
Dopo il 720 la pressione dei saraceni aumenta e la città di Cagliari viene occupata, sia pure per un breve periodo. Cagliari torna poco dopo libera, ma in seguito, nel 752, cessate le scorrerie improvvise, i saraceni si rior-ganizzano e dall'africa sbarca un vero e proprio esercito che, con stragi e violenze, vince la resistenza dei sardi. I saraceni occupano tutta la parte meridionale dell'iso-la, poi però, non riuscendo a vincere la resistenza della popolazione, si ritirano. Ma gli abitanti vengono costretti a pagare il tributo della Giziah e a fornire basi operative alla flotta mussulmana. I Sardi stanchi dei razziatori che fino al 1800 infesta-vano le coste del sud della Sardegna e che con le loro scorribande portavano dolori e lutti con i loro saccheggi, devastazioni, violenze, stupri, orrore, questi corsari non risparmiavano nulla e nessuno della loro ingordigia. I sardi rapiti, venivano portati via e resi schiavi, le donne sottomesse, oppure per loro si chiedevano riscatti esorbitanti che mettevano in ginocchio la già indigente economia isolana. Nell'821 le fortificazioni sarde resistono però ai diversi attacchi saraceni, al punto che in una missiva dell'851 il papa Leone IV chiederà aiuto allo Judex Provinciae della Sardegna per la difesa di Roma.

La pittrice nel suo quadro ha rappresentato quindi un evento storico che non è piaciuto alla Turchia, e infatti, tramite l’ ambasciata di Roma, venuta a sapere dell’esistenza di questo dipinto, ha allertato i connazionali promuovendo una campagna di censura per costringere l’Hotel “Il Califfo” a rimuovere quel quadro. Dopo lunghe trattative con gli amministratori dell’Hotel, seguite da minacce, campagne mediatiche in Turchia (è stato persino aperto un forum ad hoc), condan-ne fondamentaliste, l’Hotel ha ceduto e con il consenso della pittrice ha fatto rimuovere gli oggetti che riempiono la bandiera rossa: la stella e la luna. Adesso, privato di quei segni di riconoscimento, l’opera artistica è un dipinto vuoto, senza significato. Io mi chiedo come i nostri politici abbiano potuto permettere a una nazione in cui ancora oggi mancano i più elementari diritti civili di dettare legge e costringere i sardi a rinunciare a narrare la loro storia tramite rappresentazioni pittoriche o di altro tipo.
Insomma a dirla tutta, dopo la sofferenza di ieri, la beffa di oggi. Ma dov’era il nostro ministro degli esteri, il nostro (si fa per dire Presidente del Consiglio, in vacanza in Turchia? E per quale motivo Tv e quotidiani nazionali non hanno mai parlato della vicenda? Già la Turchia aspira ad entrare nella UE, e dietro le quinte, i politici italiani spingono affinché ciò avvenga. Quindi a far tace-re tutti sono i soliti interessi…

mercoledì 11 giugno 2008

Nuova invenzione cinese.....

Un gruppo di scienziati cinesi, dopo anni di ricerche eseguite da un gruppo di ricercatori italiani (il solito furto di idee), hanno inventato un gabbinetto che attraverso le analisi del DNA effettuate nel momento stesso in cui viene utilizzato, riconosce i pedofili, li processa e li condanna...

lunedì 9 giugno 2008

La pubblicità

Messaggi subliminari e doppi sensi........

Un tentativo di condizionamento si dice subliminale nel momento in cui non è avvertibile in maniera cosciente; bensì solo al livello del nostro subcosciente. In altri termini capita che, senza sapere per quale motivo, si finisca col desiderare ciò che viene propagandato. Capita infatti che non si abbia la possibilità di filtrare con il raziocinio ciò che ci viene comunicato; perché quello che viene dettato al nostro subcosciente, tende ad essere catalogato come "vero" e "desiderato" dal nostro cervello.

sabato 7 giugno 2008

Non solo belloccia velina….

Qualcosa si muove per contrastare la violenza alle donne, finalmente si è raggiunta l'unanimità delle forze politiche. Il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, al prossimo Consiglio dei ministri presenterà, infatti, due distinti disegni di legge, uno contro gli "atti persecutori" (il cosiddetto stalking), e uno contro la violenza sessuale. «Lo stalking richiede interventi mirati, in parte già predisposti,ha detto il ministro, ma non approvati nella scorsa legislatura. Voglio ripartire dalle quelle misure contro lo stalking che non sono mai approdate in Aula a causa della chiusura anticipata della legislatura. La modifica legislativa creerà una figura autonoma di reato, giustificata dall’inadeguatezza del nostro codice, per prevenire, contrastare e punire severamente una condotta sempre più diffusa», ha concluso il ministro, aggiungendo che a questo provvedimento seguirà poi quello contro la violenza sessuale. «E positivo che il Parlamento abbia cominciato a lavorare ad una legge contro lo stalking e che la ministra abbia annunciato anche un provvedimento del governo. Anche Vittoria Franco, senatrice del Pd e ministro ombra per le Pari Opportunità intervenuta ieri in aula con il ministro Mara Carfagna. «Credo che sia davvero importante la decisione, presa all'unanimità dalla commissione, di ripartire dalla lotta allo stalking», cioè dal contrasto alle violenze e alle molestie che migliaia di donne subiscono ogni giorno anche dai conviventi. Il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno è soddisfatta: la sua proposta di cominciare da questo tema è passata e con il via libera di tutti i gruppi. Poi si procederà con agli altri non meno importanti temi (che nella precedente legislatura erano stati inseriti nelle proposte di legge contro la violenza alle donne) come l'omofobia e le violenze a minori ed anziani. Ma ora l’importante è concentrarsi sullo stalking sperando che si proceda speditamente.

giovedì 5 giugno 2008

Pane e formaggi, dolci e vino peccati di gola per tutti

Si dice Sardegna e la prima immagine che esce dalla memoria oltre al nuraghe, e il mare cristallino è quella di un pastore. Soltanto il fucile che por¬ta a tracolla lo fa riconoscere come con-temporaneo: per il resto, il lungo manto di pelli che lo avvolge, il vincastro, il gregge, il cane e lo scenario dove solennemente si muove appartengono ancora alla preistoria, e ne conservano il fascino ancestrale. Si potrebbe pensare, per questo, che il pastore sardo dei nostri giorni esista soltanto nella di-mensione del folklore, come quegli ultimi indiani che dopo aver fatto la parte dei selvaggi danzando per i turisti negli alberghi americani vanno a riprendersi l'automobile e tornano a casa, magari per scrivere un romanzo o un trattato di fisica nucleare. Il pastore sardo, invece, lavora in una realtà, che è - per sua e nostra fortuna - sempre sostanzialmente la stessa, anche se ha saputo adeguarsi ai nuovi tempi. Il suo patrimonio, anzitutto, è cresciuto in quantità e qualità: le ultime statistiche regionali raggiungono un totale di quasi quattro milioni di ovini, metà dei quali nel solo territorio storico della Barbagia e il resto ripartito tra le province di Sassari e di Cagliari. E il progresso della veterinaria ha ridotto al minimo l'incidenza delle malattie che un tempo snellivano e degradavano il capitale zootecnico. Gli interessi di questo capitale, di conseguenza, sono più alti e assicurano gestioni più stabili. Dei tre milioni e mezzo di quintali di latte che si producono mediamente ogni anno, tolta la piccola parte del consumo diretto, tutto il resto è avviato alla trasformazione che per certi tipi di formaggio, come il famoso e squisito pecorino “Fiore Sardo”, è realizzata ancora negli ovili dagli stessi pastori perché nessuna tecnologia potrebbe raggiungere la stessa eccellenza, ma per altri avviene in moderni stabilimenti, ma questa modernità non vuol dire compromesso o sofisticazione. Da questi stabilimenti, circa cento in tutta l'isola, metà a gestione privata e metà a gestione cooperativa, escono ogni anno quasi 500 mila quintali di formaggio pecorino dei tipi "romano" e "sardo": cioè l'80 per cento dell'intera produzione nazionale in questo settore. Il pecorino “Romano” è al primo posto delle esportazioni di formaggio nazionale negli Stati Uniti e ci si stupisce nell'apprendere che il Parmigiano Reggiano - ottimo, ma anche più pubblicizzato e sostenuto dalla grande organizzazione - è solo al secondo posto in classifica, e con largo distacco.

Anche il "sardo", tuttavia, incontra crescenti favori sul mercato italiano ed estero. L'assessorato all'Agricoltura della Regione Sardegna sta promuovendo con varie iniziative la conoscenza di quest’ alimento tra i più naturali e sani, mentre è imminente il riconoscimento della denominazione d'origine controllata. Ma quando si dice Sardegna, s'intendono anche altri deliziosi prodotti. Il vino, per esempio, anzi i vini perché soltanto quelli doc sono sedici, dai forti e nobili rossi come il Cannonau, il Girò, il Monica, il Campidano ai bianchi vivaci come il Nasco, il Vermentino di Gallura, il Nuragus, la Vernaccia, ai rosati come il Carignano del Sulcis e il Mandrolisai. Questa isola straordinaria offre tanti altri doni della terra e del sole. Il tipico pane sardo, pane carasau è originario della Barbagia, conosciuto anche col nome di carta musica, proprio per la sua caratteristica sottigliezza. La preparazione del pane carasau era un vero e proprio rito che coinvolgeva almeno tre donne, amiche o parenti che ricevevano in cambio olio e ricotta. La pasta viene lavorata e tirata in dischi separati da panni di lino o lana sovrapposti. Per il forno si utilizzava legno di quercia, e la cottura del pane iniziava alle prime luci dell'alba. Quando il disco di pasta cominciava a gonfiarsi si rivoltava, e vi si appoggiava delicatamente una pala (tradizionalmente di legno) per favorire l'omogeneità della forma. Una volta sfornato, il disco di pasta veniva diviso in due con il coltello. A questo punto avveniva la seconda infornata necessaria al processo di 'carasatura'. Questo era il pane che i pastori potevano conservare per mesi nella solitudine delle transumanze. Poi c’è la scura, saporosa focaccia dei contadini "su civraxiu": la diversa lavorazione conferisce alla forma, un aspetto più o meno rigonfio secondo la tradizione del luogo in cui è prodotto; quasi a "pasta filante" nel "moddizzosu", pane tipico del Campidano, la cui caratteristica peculiare è la morbidezza della pasta e la consistenza notevole della crosta esterna. Il pane bianco, pane principe dei banchetti, "su kokkoi"… lavorato lungamente con la semola, sino a far diventare bianchissima la pasta, veniva ed è tuttora prodotto e consumato in occasioni di festività e di ricorrenze particolari. La bottarga dei cefali pescati nello stagno di Cabras e nelle lagune dell'Oristanese. A questo campionario di delizie vanno aggiunti i dolci che vengono ancora dalla preistoria del Mediterra-neo. Gli ingredienti sono infatti sempre gli stessi, le mandorle, gli agrumi e il miele: così nascono i sospiros di Ozieri, i candelaus del Campidano, i mustazzolus di Oristano, Pane’e saba, Pa-bassinas, Pirichittus, Amaretti, Miele, Torrone, Pistoccus, Pardule e Sebadas

lunedì 2 giugno 2008

2 Giugno, festeggiare non basta....




La Festa della Repubblica è la festa nazionale italiana che ricorre il 2 giugno, oggi dobbiamo ricordiamoci quindi della nostra costituzione, ed in particolare dell’ art. 3, che afferma: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di reli-gione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli o-stacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, im-pediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


Memorizzato e fatto nostro quest’ articolo della costituzione dovremmo essere a metà strada, non ci resta che metterlo in pratica ricordando che il nazismo che si basava sull'idea di superiorità della razza ariana, che oggi ripugna alla quasi totalità delle persone ed è considerato un obbrobrio ideologico non più ripetibile non è totalmente scomparso. Noi italiani ci proclamiamo non razzisti, ma esiste ancora l’ annosa contrapposizione fra Nord e Sud, anche se lo sviluppo industriale del Paese ha finito col meta-bolizzare le insofferenze razziste. Ma vai a raccontarlo a Bossi e ai suoi amici della Lega, che moltissimi operai e intellettuali meridionali hanno contribuito alla crescita economica della nazione.


Non dobbiamo quindi abbassare la guardia, perché la cronaca ci riferisce, con cadenza presso che quotidiana, di episodi di discriminazione avvenuti sulla base del colore della pelle o del luogo di provenienza. Si tratta, per lo più, di microepisodi di intolleranza o di xenofobia. La nostra è una società aperta, una democrazia matura, che, pur tenendo conto di mille disfunzioni e ri-tardi, considera la tolleranza verso chi è diverso uno dei valori fondamentali. Gli italiani hanno capito che quello che conta sono gli individui, la loro voglia di fare e di inserirsi, la loro umanità, il contributo che ognuno è in grado di portare allo sviluppo e al progresso della società. Il colore della pelle, l'area geografica di provenienza, la religione professata, le idee politiche non possono essere motivo di discriminazione. Ma avvertono anche l'esigenza di sapere il livello di tolleranza delle altre culture. Su questo non si può transigere. Chi proviene da fuori deve accettare le nostre leggi, le nostre regole del gioco, i valori democratici su cui si fonda la nostra Costituzione. Non possiamo essere tolleranti con gli intolleranti. Oppure sostenere un deleterio razzismo alla rovescia sostenendo la superiorità morale di coloro che sono storicamente oppressi. Per questo per prima cosa occorre far rispettare le leggi a tutti, senza distinzioni. La legge deve essere, però, uguale per tutti, perché il crimine non ha colore e non appartiene a un gruppo etnico. E non bisogna far passare l'idea che le colpe individuali cadano su una collettività o su un gruppo etnico, perché è un messaggio devastante. I politici devono fare la loro parte. Soprattutto quei partiti che hanno fomentato e fomentano questo odio con delle dichiarazioni molto forti. C'è un'ostilità verso tutto quello che è diverso: dal calabrese, al siciliano, al sardo, al rom, al maghrebino, mettendo tutti sullo stesso piano. Tutti quanti dovrebbero fare un passo indietro, riflettere prima di parlare prima di incitare, sapendo che ci sono persone deboli, prive di personalità e che fanno alla lettera quello che gli altri dicono, che sia giusto o sbagliato. E qualsiasi tipo di risposta si dà, dal punto di vista giuridico o istituzionale, sia per un solo scopo: quello di combattere il crimine.