Nella casa del parroco di un paesino, presso Orìstano,
una straordinaria raccolta di strumenti musicali dell'Isola
La Sardegna presenta una grande ricchezza di musica strumentale dovuta in parte alla presenza di una grande varietà di strumenti, sia autoctoni che importati in differenti epoche, e in parte al fatto che tali strumenti trovano ancora oggi largo impiego in diverse occasioni legate principalmente ai contesti festivi. Le launeddas, il triplice clarinetto di canna tipico della Sardegna meridionale, sono certamente lo strumento più noto e maggiormente rappresentativo dell'isola. Vengono attualmente impiegate in contesti liturgici e paraliturgici (accompagnamento della statua del santo durante le processioni), nell'esecuzione dei balli (la parte del repertorio più importante e rappresentativa) e nell'ac-compagnamento di alcuni canti nello stile campidanese.
la più antica raffigurazione delle Launeddas, originale strumento fonico sardo di canna palustre, è conside-rata un bronzetto nuragico itifallico, VIII--VII secolo avanti Cristo, rinvenuto a Ittiri e conservato nel Museo archeologico di Cagliari, che rappresenta un musicante seduto che ostenta i genitali e soffia dentro uno strumento a fiato di tre canne tenuto con entrambe le mani.
Tra i numerosi strumenti della tradizione musicale sarda si segnalano aerofoni, idiofoni, membranofoni, cordofoni.
- Aerofoni - "s'ossu 'e barracocco, s'ossu 'e pruna", un piccolo fischietto realizzato con un nocciolo di albicocca o di susina; - "sa chigula", realizzato con un rametto e una foglia di alloro; - "su pipiolu, su sulittu", un flauto costruito con un unico pezzo di canna comune; - "sas benas", una serie di strumenti ad ancia battente utilizzati soprattutto per l'accompagnamento del ballo; - "sas launeddas, sonus de canna", il più noto strumento della musica di tradizione orale della Sardegna; - "su sonette", l'organetto diatonico; - "su sonetteddu a bucca", l'armonica a bocca; - "su sonu", la fisarmonica.
- Idiofoni - "su triangulu", il triangolo; - "s'affuente", piatto realizzato in ottone o rame sbalzato che viene percorso con una grossa chiave; - "sa trunfa", lo scacciapensieri.
- Membranofoni - "su tumbarinu de Gavoi", il tamburo di Gavoi, che insieme a "su pipaiolu" e a "su triangulu" formano il complesso caratteristico di questo centro della Barbagia; - "su tumbarinu de cointrotza", tamburo usato solamente nel paese di Aido-maggiore per il Carnevale, durante il quale, insieme al triangolo e alla fisarmo-nica semidiatonica, scandisce il ritmo de "sa cointrotza"; - "su tumbarineddu", tamburo di piccole dimensioni, il corpo è ricavato da un segmento di canna chiuso a un'estremità da una membrana ricavata da intestino di bue essiccato.
- Cordofoni - "sa serraggia", costruito con una lunga canna sulla quale viene tesa, tramite due piroli, una corda, mentre la cassa di risonanza è realizzata con una vescica di maiale; - "sa chitarra", la chitarra.
È inoltre presente in Sardegna un gran numero di strumenti "minori", impiegati in aree ristrette e in ambiti non professionali prevalentemente per l'accompagnamento al ballo. Tra questi ricordiamo alcuni idiofoni come "su sulittu", "su pipaiolu" e "su pipiolu" (flauti a becco), "sas benas" (clarinetti bicalami), alcuni membranofoni, in particolare tamburi a cilindro con doppia membrana e alcuni idiofoni come "sa trunfa" (scacciapensieri metallico), "su triangulu" e "s'affuente" (un piatto metallico percosso ritmicamente con una chiave). In ambito religioso è bene inoltre ricordare la presenza di diversi suonatori "popolari" d'organo e armonium che accompagnano il canto dei fedeli durante le funzioni liturgiche e paraliturgiche; di campanari che, nei giorni di festa, suonano con una peculiare tecnica esecutiva e che, durante il triduo Pasquale (quando le campane debbono tacere), vengono sostituiti da chi produce suoni con alcuni idiofoni in legno o canna denominati "mattraccas" o "scrocciarrana".
Il sacerdote Don Giovanni Dorè, parroco di Tadasuni, in provincia di Oristano, un paesino di poco più di duecentocinquanta anime. Oltre che alla diffusione della parola di Cristo si è dedicato a far conoscere le origini del linguaggio musicale. Per questa sua passione terrena ha persino rinunciato a parte della sua casa parrocchiale per fare spazio al Museo degli strumenti della musica popolare della Sardegna.
Tra gli arredi poveri, le mensole e le teche artigianalmente allestite, sono conservati oltre quattrocento strumenti, testimonianze di uno straordinario patrimonio culturale e antropologico le cui origini sono antichissime. Don. Giovanni Dorè ha setacciato tutta la Sardegna, ha incontrato soprattutto pastori, gente umile che con materiali poveri e tecniche tramandate oralmente dì padre in figlio hanno realizzato esemplari di strumenti aerofoni, membranofoni, cordofoni e idiofoni.
Quaranta anni di ricerche, una raccolta che racconta tutto quanto è servito al popolo sardo per far musica, dal periodo nuragico sino ai nostri giorni. La famiglia più nutrita è quella degli aerofoni, strumenti a fiato e ad aria, rappresentata dallo zufolo del pastore, di canna palustre e a bocca zeppata; dalle antiche Benas ad ancia semplice e dalle Launeddas a tre canne, Tra gli strumenti a corda, molto originale è la Serraggio, a corda sfregata. Consta di un tubo di canna e di una vescica rigonfia di maiale, che solleva una corda di ottone crudo, tenuta da due piroli di legno. Viene suonata con un archetto di lentisco, teso da una treccia di crine di cavallo. Poi ci sono i tamburi in tante e diverse versioni, con membrane di pelle di cane, d'asino, di capra e di gatto.
Il Trimpanu, o Scorrili o Moliaghe, è un congegno fonico usato dai malviventi per disarcionare i carabinieri a cavallo. Si tratta di un cilindro di sughero rovesciato con una sola base ricoperta da una membrana di pelle di cane magro sulla quale scorre una treccia di crine di cavallo. Uno spago impeciato, che attraversa la membrana dall'esterno verso l'interno, se sfregato con il pollice e l'indice della mano destra produce un suono ruvido e stridente capace di fare innervosire in modo incredibile gli animali, specialmente i cavalli.
Tra gli idiofoni, strumenti a percussione costruiti con materiali capaci di produrre il suono senza l'aiuto di elementi estranei, sono in evidenza gli strumenti della Settimana santa, come la Matracca e la comune bàttola, una banda rettangolare robusta alla quale sono fissati dei battacchi in ferro o in bronzo per provocare un forte strepitio, la Rana 'e cannas e la Taulittas. Quando, con il canto del "Gloria in excelsis Deo" nella funzione del Giovedì santo inizia il periodo di silenzio delle campane, sono questi gli stru-menti che suppliscono validamente al loro suono. La nutrita serie di strumenti fonici viene ancora utilizzata per l'Angelus e per annunciare l'inizio delle sacre funzioni durante il triduo della Settimana santa.
Il premio per chi ha letto fino alla fine.
Nessun commento:
Posta un commento