giovedì 27 novembre 2008

Ridicolo nascondersi dietro la fatalità

Di fatale c'è solo l'incuria politica.

Sabato è morto un ragazzino di soli 17 anni, schiacciato dal soffitto e da un grosso tubo di ghisa, venuto giù per il crollo del Liceo scientifico Charles Darwin a Rivoli, in provincia di Torino. Sempre sabato il ministro Gelmini ha avuto anche la faccia tosta di andare in quella scuola appena crollata, e dire: "E una tragedia incomprensibile".

Non è incomprensibile, è dovuto al fatto che i governi di tutti i colori, che si sono succeduti in questi anni, non hanno fatto altro che fare tagli alla scuola pubblica, e questo ha contribuito all'abbandono e alla fatiscenza delle strutture pubbliche. Il Ministro dell'Istruzione Gelmini afferma: "Abbiamo distribuito 300 milioni di euro nel 2008 proprio sulla sicurezza e con il sottosegretario alla presidenza Bertolaso abbiamo avviato un piano per mettere in sicurezza le 100 scuole meno sicure d'Italia". 300 milioni di euro per la sicurezza nelle scuole sono una miseria, quando un rapporto di Legam-biente dice che sono 10 mila le scuole, che dovrebbero essere sottoposte a urgenti in-terventi di manutenzione.

E intanto il Presidente del Consiglio Berlusconi dice: "E' stata una drammatica fatalità". Ci risiamo: cade un elicottero militare e la causa è una tragica fatalità, salvo scoprire che la manutenzione del parco velivoli ultimamente è stata decisamente trascurata per mancanza di fondi. Crolla la controsoffittatura di una scuola, ci scappa il morto e alcuni feriti gravi e si parla nuovamente di tragica fatalità nonostante il patrimonio edilizio scolastico sia in condizioni pietose, al punto che, se per essi valessero le stesse regole che si applicano ai locali pubblici, la maggior parte delle scuole sarebbe costretta alla chiusura e, in caso di incidente come quello accaduto a Rivoli, scatterebbe l'accusa di omicidio volontario, proprio come sono stati accusati in questi giorni i vertici della Thyssen Krupp.

Come se fosse una fatalità, che la porta sbatte all'improvviso per il forte vento che im-perversa da due giorni, e viene giù "mezza scuola". Quella scuola andava a pezzi come vanno a pezzi altre migliaia di scuole in tutta Italia. Ci doveva scappare il morto per ricordarcene? A sentire queste dichiarazioni non si può non provare rabbia. Ha detto bene il padre del povero Vito Scafidi: "Le scuole insicure vanno chiuse". E' una cosa assurda dover morire per andare a scuola. Non si può morire così, come è vergognoso dover morire per andare a lavorare.

La situazione del mondo della scuola é drammatica, costretto ad elemosinare per le spese correnti. Sappiamo che le norme di prevenzione esistono e qualora non siano rispettate prevedono la stessa pena per l'omissione di prevenzione sui cantieri di lavoro, con l'aggravante che sono volte a tutelare minori. Occorre che la Repubblica italiana dichiari guerra all'ignoranza. Che conseguentemente investa nell'edilizia scolastica quelle risorse straordinarie che consentano al Paese di raggiungere fini formativi adeguati alle sfide di oggi, cosa possibile in contesti qualificati e non certo negli ambienti deprivati che oggi sono il denominatore comune di tutte le scuole italiane. Non è solo nelle scuole che manca la sicurezza, ma anche nella stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro. Da più parti ci viene detto: "Ci sono le leggi, bisogna farle rispettare". E' vero, bisogna farle rispettare, peccato che le Asl abbiano un personale ispettivo ridotto all'osso, 1.950 tecnici della prevenzione a fronte di 5 milioni di aziende da controllare.

Nessun commento: