martedì 5 agosto 2008

Il ministro Brunetta guardi i suoii colleghi...

Rivolgo un applauso all'onorevole Brunetta, mentre si appresta a varare provvedimenti per rimediare alla scarsa efficienza di taluni settori della pubblica amministrazione, scarsa efficienza e assenteismo che purtroppo esistono.

Ritengo però che buona parte dell’inefficienza sia spesso generata da decenni di cattiva attività legislativa, che mette in campo miriadi di norme nazionali e regionali, alle quali funzionari e impiegati devono comunque obbedire e che oggettivamente rallentano le procedure, contrastando talvolta tra di loro o attribuendo competenze a più organi o enti. Restando in argomento mi pare che il citato ministro, anziché sparare nel mucchio andando a punire un'intera categoria, dovrebbe anche guardare un pò in casa propria. Nella sua qualità di pubblico dipendente, assieme agli altri mille parlamentari, ha, infatti, espresso ultimamente un'altra legge da buttare, pure se già approvata da una delle due camere: la legge "pasticciaccio" sul lavoro precario e sugli assegni ai meno abbienti, riconoscendo poi che è totalmente da rifare...

Se consideriamo anche il notevole tasso di assenteismo che aleggia fra onorevoli e senatori, unito agli strapagati stipendi, pensioni, benefici e agevolazioni cui godono e risaltano quando raffrontati a quelli percepiti dai parlamentari dei più ricchi Paesi dell'Unione Europea, ogni ulteriore commento mi pare superfluo.

Fatto sta che in tutta questa cagnara sui cosiddetti fannulloni delle pubbliche amministrazioni mi pare che siano stati esclusi di proposito coloro che di questa poca voglia di lavorare ne fanno le spese. Nessuno spende una sola parola a favore di chi avrebbe il diritto di avere le prestazioni sanitarie in linea con quello che si aspetta il cittadino medio europeo, vorrebbe poter ottenere qualsiasi documento, pratica, autorizzazione, sentenza di tribunale e ogni altra inutile scartoffia che ci complica la vita in tempi umani. Non si può, non è fattibile perché per qualsiasi cosa occorre attendere, perché non c'è la persona, perché e fuori ufficio o e in mutua o non sanno dove sia.

Ma non sempre il problema sta nel singolo lavoratore pubblico, ultima ruota del carro magari ultimo assunto e quindi sottoposto a tutti quegli incarichi che nessuno vuol fare , ma di chi sta ai vertici che dimostra la totale inettitudine nel gestire un gruppo in maniera adeguata.

Capo e sottoposto sono entrambi lavoratori pubblici, con gli stessi sacrosanti diritti e con il rischio per entrambi di essere tacciati di poca voglia di lavorare. Ma all'utilizzatore finale del servizio pubblico poco importa, dove sia il punto critico della catena, si accorge solo che la catena non funziona e che una delle maglie è difettosa.

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