Con questo post torno al mio vero amore, la Sardegna. La Sardegna e la sua storia, in parte sconosciuta ai più, a coloro che si limitano a leggere ciò che é stato erroneamente scritto da frettolosi studiosi che in realtà si sono limitati a riportare ciò che altri hanno scritto prima di loro senza cercare nuovi dati. Uno tra tanti il famoso studioso Lilliu il quale non ha scavato e studiato a fondo tutti i nuraghi ma li ha semplicemente fatti descrivere e misurare dai suoi laureandi. Tanto che oggi insegnano che la costruzione dei nuraghi risalirebbe al 1800 a.C. circa, datazione illogica se si tiene conto che i shardana che abitarono l'isola dopo i nuragici arrivarono in Sardegna prima del 2000 a.C.. E' quindi palese che l' edificazione dei nuraghi sarebbe perlomeno precedente di 500 anni, e quindi del 2500 a.C.
La zona circostante Alghero non é famosa solo per le sue spiagge e i suoi panorami, ma è famosa anche per la presenza di diversi siti archeologici. Lungo la SS 127bis Alghero-Porto Conte, oltrepassata la frazione di Fertilia, e il bivio per Santa Maria La Palma (e per SS), esattamente al km 45,300, è possibile visitare l'imponente nuraghe Palmavera, un interessante esempio di nuraghe complesso, che si trova esattamente adagiato alle falde del colle omonimo, a 65 metri di quota e a meno di due Km. dal mare.
Il nuraghe presenta due torri, di cui quella centrale, più antica, risale secondo le datazioni errate degli studiosi al XV secolo a.C. (Età del Bronzo medio). A questa, circa tre secoli più tardi (Età del Bronzo recente), venne aggiunto un rifascio murario di forma ellittica con una torre a protezione dell'ingresso, dando luogo a un cortile con due aperture, collocate una a est e l'altra a sud. Attorno al nuraghe esisteva il villaggio nuragico risalente secondo gli studiosi al XIII secolo a.C., oggi ancora in fase di scavo e non completamente conosciuto nella sua estensione.
Il Nuraghe di Palmavera è posto al centro di un territorio che comprende moltissimi altri nuraghi, per lo più singoli, alcuni dei quali di notevole interesse, che orlavano le alture circostanti. Come già detto i suoi resti più antichi sono caratterizzati da una doppia torre in roccia arenaria, un piccolo cortile interno e un lungo terrazzo continuo. In una fase ulteriore l'edificio è stato sottoposto a restauro e rafforzato con pietra calcarea. Esso possiede due corridoi: uno conduce all'interno della costruzione, mentre l'altro porta diretta-mente al cortiletto affascinante, in cui si trova anche l'ingresso della torre principale. Le rovine delle sue mura racchiudono la vasta sala consiliare, la Capanna delle riunioni, di 12 m. di diametro, in cui è presente la sedia del consigliere, il piccolo trono del capo tribù e una vasca rettangolare per l'acqua sacra.
Oggi, le rovine archeologiche scoperte durante gli scavi del 1960 vengono custodite gelosamente all'interno dei musei di Sassa-ri e di Cagliari e documentano che l'edificio venne utilizzato per lungo tempo dalle ci-viltà successive fino al VII secolo a.C.. Gli scavi effettuati dal Taramelli nel 1904, limitatamente al nucleo centrale, restituì abbondante materiale nuragico (bronzi vari, ambra, ceramica con decorazione geometrica, ecc.) al di sotto di uno strato di età punica e romana (III-II secolo a.C.).
Nel 1962-63 vennero ripresi gli scavi (Maetzke), unitamente al restauro e al consolidamento del complesso, che portarono alla luce le numerose capanne del villaggio e l’antemurale. Anche in questa occasione si rinvenne copioso materiale Assai interessante il fatto che in queste capanne il materiale di età storica sia molto raro e in moltissime del tutto assente rispetto a quello rinvenuto nella costruzione cen-trale, a significare l’utilizzazione sporadica e temporanea del nuraghe, quando ormai il villaggio era stato abbandonato da tempo.
Nel 1976-77, nuove ricerche (Moravetti) han-no interessato soprattutto la grande Capanna delle Riunioni, nella quale, oltre ad ab-bondanti frammenti ceramici, alcuni dei quali decorati a cerchielli ed altri a pettine (rinvenuti però confusi), grani di ambra e bracciali in bronzo decorati a spina di pesce, lo scavo ha restituito un pilastrino betilico, in arenaria, raffigurante la torre nuragica, ed un eccezionale seggio in calcare, di forma cilindrica e decorato da bande verticali in rilievo che a mezz’altezza si incrociano con una fascia orizzontale.
Le capanne del villaggio di Palmavera, come d’altra parte quelle di tutti i villaggi nura-gici, sono prevalentemente di pianta circolare, anche se non mancano costruzioni ret-tangolari che sembrano essersi sovrapposte ad ambienti circolari. Sono costruite per la maggior parte con blocchi di calcare, fatta eccezione per poche altre in arenaria che si segnalano anche per le maggiori dimensioni e per lo spessore delle murature. Fra queste ultime si distingue la capanna-torre 2, denominata La capanna delle Riunioni. Que-sta è ubicata a sud-ovest del mastio ed inclusa successivamente nel tracciato dell’antemurale, con i suoi 12 metri di diametro esterno è la più ampia dell’intero complesso. Questa capanna presenta un grande focolare circolare, al centro, una nic-chia ogivale, rialzata dal pavimento, nella parete nord, e un basso sedile in blocchi di arenaria e calcare che segue parzialmente la base della parete. Nella metà sud-ovest del vano, a livello del pavimento, è stata messa in luce una struttura muraria circolare, che si conserva per due filari, riferibile ad una capanna coeva alla costruzione del mastio.
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