martedì 2 settembre 2008

La fame nel mondo

"Ogni anno uccide 6 milioni di bimbi"

La fame di parte della popolazione mondiale è un problema che si sempre è riscontrato durante la storia, ma oggi più che mai si sente sempre più spesso parlare di miseria e di fame nel mondo. Ieri durante una trasmissione televisiva sono stati rivelati dati che confermano una situazione tragica, in cui le cause di mortalità infantile restano malattie curabili come la dissenteria, la polmonite e la malaria. Uno stato d’insicurezza alimentare nel mondo che un pugno in faccia all'indifferenza dei paesi ricchi che non rispettano gli impegni presi e che sono lontani dal realizzare gli obiettivi del millennio. Oggi nel mondo sono 852 i milioni di persone che soffrono di fame, di cui 815 nei paesi sottosviluppati, 28 in quelli in transizione e 9 nei Paesi industrializzati. Se fame e malnutrizione sono le cause della povertà, dell'analfabetismo e degli alti tassi di mortalità. Ogni anno circa sei milioni di bambini muoiono per fame e denutrizione, praticamente l'intera popolazione prescolare di un paese grande come il Giappone. Nonostante le politiche di aiuto utili per combattere la fame nel mondo, obiettivo del World Food Summit (Wfs) del 1996, uno degli obiettivi del millennio, da realizzare nel 2015, i progressi per dimezzare il numero di persone che soffrono di fame nei Paesi in via di sviluppo sono molto lenti, e la comunità internazionale è ancora lontana dal raggiungere gli obiettivi e gli impegni assunti.

I Paesi industrializzati sono sotto accusa. Il direttore della Fao, Jacques Diouf chiede tariffe più basse ma soprattutto "meno sussidi ai produttori nordamericani ed europei" e "più aiuti ai Paesi più poveri" che sono "le chiavi per permettere al Sud del mondo di raggiungere un livello di sviluppo soddisfacente". Il 75% delle persone che soffrono la fame vivono in zone rurali nei Paesi più poveri, soprattutto in Africa. Qui vive la maggior parte dei circa 11 milioni di bambini che non superano i cinque anni, delle 530 mila donne che muoiono durante la gravidanza ed il parto e dei 300 milioni di persone che muoiono di malaria. "La riduzione della fame", ha scritto Diouf, "dovrebbe diventare la forza trainante e il motore del progresso e della speranza, perché una migliore alimentazione è alla base di migliori condizioni di salute, fa aumentare la frequenza scolastica, riduce la mortalità infantile e materna, dà la possibilità alle donne di avere maggiori strumenti, abbassa l'incidenza e i tassi di mortalità da HIV-AIDS, da malaria e da tubercolosi".

La Fao propone una strategia su due fronti. Da un lato, investimenti a livello nazionale e internazionale per rafforzare la produttività e i redditi, tra cui la costruzione di infrastrutture e la promozione della pesca e del settore agricolo; dall'altro, il sostegno alimentare e sociale attraverso reti di sicurezza per i poveri, programmi di alimentazione per le madri e i neonati. Il direttore generale della Fao ha dichiarato: "La fame è un affronto alla dignità umana, tollerarla è una violazione dei diritti umani, combatterla un imperativo morale",

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