Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. L'Italia si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. La maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del Nord, Cina e Myanmar. In fondo alla classifica figurano anche la maggior parte dei paesi arabi, a partire da Libia, Tunisia e Iraq, dove è semplicemente impensabile che un giornale o una testata radiotelevisiva possa criticare il capo dello Stato o l'operato del governo. R.s.f. assegna invece buoni voti ad alcune realtà africane come Benin, Sudafrica, Mali, Namibia e Senegal, tutte collocate nelle prime cinquanta posizioni e in condizione di vantare una reale libertà di stampa.
Ma se si parla di Libertà in rete” l’Italia scivola oltre il 1000° posto, dopo i paesi arabi tanto criticati, e i paesi del terzo mondo. Nel nostro Paese, infatti, sono giorni bui per l'informazione online. Noi blogger viviamo in clandestinità e la spada di Damocle è li che ci segue non ci lascia stare pendente, in bilico sulle nostre povere testa che da un momento all'altro puoi veder crollare tutto a causa di una legislazione oscurantista, la spada di Damocle può improvvisamente colpirci senza pietà, da un momento all'altro e non ci lascia scampo, ci ritroviamo con il blog oscurato e inconsapevolmente indagati per stampa clandestina, come Carlo Ruta, storico e filosofo siciliano che da anni si occupa, online e offline, di storie ed inchieste di mafia, che si è visto notificare una sentenza con la quale il Tribunale di Modica gli ha contestato il reato di stampa clandestina previsto dall'art. 16 della vecchia - ma sempre vigente - Legge sulla Stampa, la n. 47 dell'8 febbraio 1948, per aver proceduto alla pubblicazione del suo blog senza la prescritta registrazione della testata presso il registro della Stampa.
Le decisioni dei giudici non si commentano se non dopo averle lette integralmente e non avendolo fatto mi limito a far osservare quanto diverso un blog sia da un quotidiano o da una testata giornalistica televisiva.
Ma storie come questa devono farci riflettere. Il nostro non è il blog di Beppe Grillo, né quello di Antonio Dipietro, né quello di Marco Travaglio, ma nel tempo libero attraverso il nostro blog osserviamo, commentiamo, e talvolta critichiamo e dobbiamo essere liberi di pensare e liberi di bloggare! Per questo chiediamo il ritiro immediato del ddl Levi, modifica della legge n° 62 del 2001 in modo che Internet non rientri nelle leggi sull'editoria.
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