Ha dell’ incredibile la notizia pubblicata tempo fa sul quotidiano l’Unione Sarda: In Sardegna censurato un dipinto della pittrice Liliana Cano, raffigurante la cacciata dei Mori. La Turchia, uno Stato islamico tra i più laici degli stati islamici impone la cancellazione di una parte del dipinto. Il quadro in questione era ospitato nell’ hall dell’ hotel-ristorante “Il Califfo” di Quartu Sant’Elena.
I quadro raffigurava un evento storico, e precisamente la cacciata dei Saraceni dalla Sardegna. Come si può notare nella parte inferiore di questo dipinto compare una bandiera rossa con una mezza luna, lo stemma dei pirati saraceni e oggi il simbolo della bandiera Turca. Sullo sfondo, un sardo vittorioso che calpesta la bandiera dei pirati mori dopo averli scacciati per l’ennesima volta.
Storicamente, la Sardegna, perso ogni contatto commerciale e politico con Bisanzio, restò isolata, i centri costieri furono continuamente saccheggiati. Nel periodo dell'aggressione saracena i Sardi, abbandonati da Bisanzio, devono darsi una organizzazione politica autonoma. La Sardegna deve necessariamente rendersi economicamente indipendente, le condizioni di estrema povertà portano addirittura a dover reintrodurre il baratto.
Dopo il 720 la pressione dei saraceni aumenta e la città di Cagliari viene occupata, sia pure per un breve periodo. Cagliari torna poco dopo libera, ma in seguito, nel 752, cessate le scorrerie improvvise, i saraceni si rior-ganizzano e dall'africa sbarca un vero e proprio esercito che, con stragi e violenze, vince la resistenza dei sardi. I saraceni occupano tutta la parte meridionale dell'iso-la, poi però, non riuscendo a vincere la resistenza della popolazione, si ritirano. Ma gli abitanti vengono costretti a pagare il tributo della Giziah e a fornire basi operative alla flotta mussulmana. I Sardi stanchi dei razziatori che fino al 1800 infesta-vano le coste del sud della Sardegna e che con le loro scorribande portavano dolori e lutti con i loro saccheggi, devastazioni, violenze, stupri, orrore, questi corsari non risparmiavano nulla e nessuno della loro ingordigia. I sardi rapiti, venivano portati via e resi schiavi, le donne sottomesse, oppure per loro si chiedevano riscatti esorbitanti che mettevano in ginocchio la già indigente economia isolana. Nell'821 le fortificazioni sarde resistono però ai diversi attacchi saraceni, al punto che in una missiva dell'851 il papa Leone IV chiederà aiuto allo Judex Provinciae della Sardegna per la difesa di Roma.
La pittrice nel suo quadro ha rappresentato quindi un evento storico che non è piaciuto alla Turchia, e infatti, tramite l’ ambasciata di Roma, venuta a sapere dell’esistenza di questo dipinto, ha allertato i connazionali promuovendo una campagna di censura per costringere l’Hotel “Il Califfo” a rimuovere quel quadro. Dopo lunghe trattative con gli amministratori dell’Hotel, seguite da minacce, campagne mediatiche in Turchia (è stato persino aperto un forum ad hoc), condan-ne fondamentaliste, l’Hotel ha ceduto e con il consenso della pittrice ha fatto rimuovere gli oggetti che riempiono la bandiera rossa: la stella e la luna. Adesso, privato di quei segni di riconoscimento, l’opera artistica è un dipinto vuoto, senza significato. Io mi chiedo come i nostri politici abbiano potuto permettere a una nazione in cui ancora oggi mancano i più elementari diritti civili di dettare legge e costringere i sardi a rinunciare a narrare la loro storia tramite rappresentazioni pittoriche o di altro tipo.
Insomma a dirla tutta, dopo la sofferenza di ieri, la beffa di oggi. Ma dov’era il nostro ministro degli esteri, il nostro (si fa per dire Presidente del Consiglio, in vacanza in Turchia? E per quale motivo Tv e quotidiani nazionali non hanno mai parlato della vicenda? Già la Turchia aspira ad entrare nella UE, e dietro le quinte, i politici italiani spingono affinché ciò avvenga. Quindi a far tace-re tutti sono i soliti interessi…
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