sabato 25 ottobre 2008

Il Papa e la scienza

Pur avendo il massimo rispetto per il Papa Benedetto XXVI, considero le sue parole stonate quando afferma che gli scienziati al giorno d'oggi sarebbero avidi e arroganti, solamente dediti ad inseguire facili guadagni. Ci saranno certamente alcuni casi di cattivi esempi, di scienziati che di fronte all'ipotesi del guadagno facile non hanno esitato a passare sopra a qualsiasi etica. Di tutto si può dire dei nostri ricercatori fuorché che siano mossi dall'avidità. Il fatto che molti rimangano a lavorare in Italia con contratti che nessuno accetterebbe è la prova che di certo il loro impegno nella ricerca della conoscenza non è mosso da interessi economici. Sono molti gli italiani che si sono trasformati in cervelli in fuga perché non ne potevano più di essere sfruttati da un sistema che non dà alcuna speranza a chi vorrebbe fare della ricerca una professione vera e propria. Molti sono quelli che nonostante tutto rimangono in Italia, alle dipendenze di un sistema che dal punto di vista economico dà ben poche soddisfazioni.

Stonano anche quando dichiara che «la scienza non è in grado di elaborare principi etici». Ma se non era per gli scienziati stavamo ancora qui a morire di peste consolati dall'elaborato principio etico del castigo di Dio. Oltretutto con la liceità del ricorso ai periodi infecondi dell'"Humanae Vitae" il magistero della Chiesa basa il suo principio etico dell'amore coniugale e della paternità responsabile (della maternità non si parla) su un "metodo scientifico". Ora il metodo Ogino-Knaus è del '28, la "Humanae Vitae" del '68. Benché io preferisco altri metodi più scientificamente sicuri, qui siamo di fronte a un evidente caso nel quale è la Chiesa a non essere in grado di elaborare principi etici e come al solito ha dovuto accoglierli e riconoscerli come necessari.

Come quell'altro fatterello di non poco conto della terra piatta. Oppure quando in una sua memorabile omelia, mi pare nell'anno domini 1947, l'arcivescovo cardinal Siri condannò con parole di calda sincerità, e di verità, a suo modo, l'invenzione e l'uso dell'energia elettrica, la cui introduzione aveva sovvertito l'ordine naturale, divino, nello svolgersi della vita quotidiana, confondendo il giorno con la notte, distogliendo dal giusto lavoro e dal giusto riposo, dando occasione di pervertire la notte e la sua benigna oscurità in una illusione peccaminosa di un eterno diurno affannarsi, moltiplicando le occasioni di dannazione.

Facciamo un passo avanti e andiamo incontro alla gente, siamo ormai nel terzo millennio e non possiamo né tornare indietro, né fermarci.

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