Premesso che la scuola è in crisi, e non lo è per causa di questo governo, perché la sua crisi è cronica, quindi alcune proposte possono anche essere un' ipotesi. Ma queste pro-poste non possono rappresentare una inutile prova di forza. Questo governo deve quindi dimostrare che nel nostro povero paese c’è ancora democrazia, promuovendo un nuovo metodo proponendo una riforma ma confrontarsi discutendo per poter decidere ciò che è meglio per tutti. È il momento di smetterla con i decreti legge spacca palle.
Oggi gli studenti scendono in piazza manifestando contro il governo ed in particolare contro la Gelmini sostenendo che questa riforma, che riforma non è, ma semplici provvedimenti mirati, li danneggia perché venendo a mancare i fondi non avranno più la possibilità di avere una giusta istruzione. Quindi scendono in piazza per chiedere il diritto allo studio.
Una palese contraddizione se si tiene conto che un'indagine Censis rivela che i giovani ritengono che proseguire l'istruzione sia una sorta di parcheggio in cui sostare in attesa della vita vera. La scuola è intesa come una perdita di tempo, come un parcheggio in attesa di qualcosa di meglio. Gli insegnanti come marziani, che si esprimono con un lin-guaggio antico, incomprensibile; professionalmente dei falliti. Secondo una indagine del Censis del giugno 2008, oltre un quarto dei ragazzi di età compresa tra 14 e 19 anni pen-sano che non serva un titolo dì studio per trovare lavoro, mentre oltre il 55% è convinto che i giovani che si iscrivono all'università lo facciano "per pura inerzia, e per la difficoltà - si legge nella ricerca di praticare alternative adeguate".
Detto questo credo che protestare sia lecito, anzi a volte fondamentale, ma occorre che tutti abbiano i nervi saldi. È tempo di proteste e di agitazioni (legittime, checché ne dicano esponenti del governo) e di piccole violenze naturalmente inaccettabili. Ecco allora cinque inviti:
- Alle forze dell'ordine, affinché individuino quelle poche teste vuote che sempre, fra mi-gliaia di pacifici manifestanti, scendono in piazza solo per commettere reati.
- Ai media, affinché non bollino superficialmente come violenta un'immensa piazza di gente per bene solo per via di quei pochi.
- Ai politici, affinché capiscano che questa non è una riforma (che richiederebbe dialogo e soluzioni condivise) ma un decreto disorganico e taglia fondi ciecamente imposto.
- Ai docenti e ai baroni dell'università che non intendono perdere i privilegi della casta, la smettano di strumentalizzare gli studenti per i loro sporchi giochi.
- E infine ai manifestanti cosiddetti "di sinistra" (studenti, casalinghe, pensionati, lavoratori) affinché siano irriducibili ma pacifici: non avete bisogno di violenze per imporre le vostre idee, i valori che vi animano sono già le armi più appuntite di tutte: tolleranza, pace, multiculturalismo, solidarietà, diritti civili, uguaglianza e giustizia sociale.
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