lunedì 26 maggio 2008

Basta con le scorciatoie per gli assassini…

Uno strano paese l’ Italia, dal 30 gennaio 2002, giorno in cui fu barbaramente ucciso Samuele, per anni abbiamo sentito parlare dell’omicidio in tutte le salse, e come al solito l’ Italia si è divisa in due, colpevolisti e innocentisti. Lo svolgimento di indagini difensive da parte dell'avvocato Carlo Taormina tramite suoi consulenti condusse alla produzione di prove la cui genuinità venne messa in dubbio e sfociò in un nuovo processo (il cosiddetto Cogne bis) per calunnia e frode processuale. In tale processo sono imputate undici persone, fra cui la Franzoni, Lorenzi e Taormina. Comunque al termine del processo di primo grado, nel 2004, la Franzoni fu riconosciuta colpevole e condannata alla pena di 30 anni di reclusione. La colpevolezza venne poi ribadita nel giudizio d'appello, conclusosi il 27 aprile 2007. Nella sentenza d'appello l'imputata venne, di fatto, ritenuta pienamente sana di mente al momento del delitto ma ne ridusse la pena a 16 anni; ciò grazie alla concessione delle attenuanti generiche (che furono ritenute equivalenti all'aggravante della commissione del fatto nei confronti del proprio discendente) e alla richiesta del rito abbreviato (che comporta lo sconto di un terzo della pena risultante).
Oggi dopo la conferma di condanna Anna Maria Franzoni è in carcere a Bologna dove ha incontrato Giancarlo Mazzuca, parlamentare Pdl ed ex direttore editoriale del Quotidiano Nazionale. Un resoconto del colloquio sarà pubblicato sul Carlino, la Nazione e il Giorno. «Ho visto una donna fragile, pallidissima e senza più speranze, ma che non ha perso la voglia di vivere», ha anticipato il parlamentare. Hanno parlato per una mezz'ora, nel cortiletto quattro metri per quattro del penitenziario durante l'ora d'aria: «Sono delusa da tutto — dice lei — ma ho tanta rabbia in corpo. Colpendo me hanno colpito anche i miei figli, Davide e Gioele. Mio marito Stefano ora è un uomo distrutto, come me. Mi è vicino, ma è disperato». Annamaria è anche molto arrabbiata con i giornalisti: «Avete scritto tutto quello che vi dicevano i giudici. Io ve l'ho detto che dovevate leggere le carte, che la verità è lì. Ma non l'avete mai fatto». Sulla possibilità di una revisione del processo Annamaria scuote la testa: «È dura, è molto dura». È sulla grazia che ora Annamaria si sta concentrando. Ripete di essere innocente, ma è l'unico modo che potrebbe permetterle di vivere accanto al marito e ai figli.
Dopo l'appello di Rifondazione Comunista, che attraverso Liberazione ha chiesto la grazia per la Franzoni («un sentimento di pietà non è poi una vergogna»), il leader del Movimento dei Diritti Civili, Franco Corbelli, è passato ai fatti. Venerdì ha presentato a Napolitano l'istanza per la grazia ad Annamaria: «Al presidente ho chiesto un atto coraggioso». Io non sono in grado né di condannare, né di assolvere questa donna, per poter esprimere anche un piccolo giudizio occorrerebbe conoscere tutti gli atti processuali. Occorre quindi prendere per buono ciò che hanno dichiarato i giudici. Ora, ma è possibile che ogni volta che la giustizia fa il suo corso, anche se lungo e travagliato come questo caso alla fine si capovolge ogni cosa. Si diventa martiri invece che colpevoli, e il marito in tutto questo ha delle precise responsabilità, vivendo vicino a questa donna si sarebbe dovuto accorgere del problema che aveva, di depressione o quant'altro. Io non ho visto una sofferenza ma una specie di diva, come se invece di suo figlio ammazzato la intervistassero per un grande premio. Ma se i giudici, dopo tre gradi di giudizio, hanno avuto la certezza matematica della colpevolezza di Anna Maria, devono ora impedire qualsiasi sconto di pena: in Italia ci sono già troppi indulti o grazie che finiscono per rendere evanescente qualsiasi condanna. E, a quel punto, se la certezza della colpevolezza è matematica, non si dovrebbe neppure invocare la lontananza dai figli per cercare di mitigare la pena: i figli non possono diventare un alibi quando una madre si è macchiata del delitto più atroce, l’uccisione del proprio figlio.
Come si può chiedere la grazia dopo un solo giorno di carcere e prima che abbia pagato almeno in parte la sua colpa questo lo stato lo deve a Samuele Lorenzi di tre anni, ucciso barbaramente. Franco Corbelli ha dichiarato: «Non mi aspettavo una reazione così negativa per un'azione umanitaria». Non accetto quindi, e rispedisco al mittente, lezioni da nessuno su questa tema. Per questo continuero’ a combattere per la Franzoni e per tutte le donne detenute con bambini da assistere. E’ un fatto indegno di un Paese civile far restare in carcere queste donne con i loro bambini da assistere. Per la Franzoni ho chiesto al Presidente Napolitano solo un atto di giustizia, di pietà e umanità per una donna, distrutta (al di là della sua colpevolezza o meno) dopo la morte del piccolo Samuele, e soprattutto per i suoi due bambini, privati dell’affetto della loro mamma”.

Due sono le cose: se Annamaria Franzoni fosse innocente vuol dire che i giudici di primo e secondo grado, nonché quelli di cassazione sono degli emeriti imbecilli… Se invece è colpevole, come sentenziato deve scontare interamente la pena comminata, non ci sono altre soluzioni il parere del signor Corbelli lascia il tempo che trova, e se la Franzoni ottiene dei favoritismi le altre madri sono da considerare di serie B, e questa non é GIUSTIZIA!!!

Nessun commento: