venerdì 30 maggio 2008

Villaggio nuragico di Tiscali

Questo villaggio è molto probabilmente il sito archeologico più famoso della Sardegna. Per raggiungerlo si attraversa la valle del Lanaittu inoltrandosi in un mondo di calcare, di ginepri e di lecci, in cui è nata la secolare e silenziosa civiltà dei pastori-guerrieri. In questi luoghi la vita scorre nascosta: l'acqua abbondantissima nei fiumi sotterranei, gli animali (le aquile reali e i mufloni) e gli uomini nei canyon, immersi in foreste secolari e nelle spelonche o in luoghi come l'incredibile rupe che si apre nel monte Tiscali, con le rovine del villaggio nuragico più spettacolare della Sardegna. Al villaggio si arriva, tenendo sempre la sinistra, ai piedi del monte Tiscali, che si erge come una gigantesca e minacciosa bastionata, interrotta a nord dalla voragine di Tiscali, chiamata "Curtigia de Tiscali", originata sicuramente da uno sconvolgimento tettonico che ha poi dato luogo all'omonima dolina, dividendo la montagna in due monconi. L'arrampicata fino al villaggio di Tiscali è uno dei percorsi preferiti dai turisti, anche perché è un occasione fantastica per fare una "full immersion" di natura incontaminata e paesaggi spettacolari.

Si percorrono i vecchi sentieri dei carbonai, ci s'inerpica per pendenze al limite del percorribile, poco prima di arrivare al villaggio si passa attraverso una fenditura nella roccia alta e profonda diversi metri ma larga poco più di uno, rendendo il passaggio angusto anche ad una sola persona. Nell’ enorme dolina che ha sprofondato la sommità arrotondata di un monte di calcare luccicante, che ricorda molto realisticamente un cratere vulcanico. All'interno di questo cratere ancora un'altro cedimento della roccia, stavolta sulla parete rivolta ad ovest, ha creato un'enorme balconata che guarda la vallata sottostante. Il villaggio si trova all'interno di una dolina di crollo, formatasi in seguito allo sprofondamento del soffitto di una grotta carsica. Un enorme frammento della volta si è conficcato verticalmente nel terreno assumendo l'aspetto di un Menhir. Qui gli antichi e gli indomiti abitatori, perseguitati dagli invasori, pensarono di costruire un nucleo di abitazioni, riparate da giganteschi soffitti di roccia per proteggersi anche intemperie dei rigidi inverni del Supramonte. Per alcuni versi il villaggio di Tiscali ricorda gli insediamenti rupestri dell'America Latina o certi "pueblos" indiani, edificati entro i canyons. Infatti agglomerati costruiti sotto immense pareti di roccia possono ritrovarsi nel Colorado o nell'Arizona.

Così la dolina divenne un vasto riparo, sicuro e molto comodo, che consentiva di controllare l'esterno: circa 3000 anni fa lo abitarono antiche popolazioni sarde che vi edificarono un villaggio nuragico. Circa cinquanta capanne costruite pressappoco a semicerchio intorno a questo, in maggioranza circolari, ma anche rettangolari, sono divise in due quartieri e sono addossate alle pareti della dolina, esse sono in parte crollate, ma si possono notare ancora le fondamenta. Tutte le strutture attualmente visibili (del IX-VIII sec. a.C.) sono realizzate con pietre calcaree legate con malta d’argilla, a formare murature di capanne sia circolari che rettangolari, oggi fortemente degradate per i crolli e le azioni vandaliche. Gli architravi di tutte le costruzioni sono in legno di terebinto o ginepro e non in pietra, come accade invece normalmente nelle capanne nuragiche. Le due capanne circolari conservate meglio all’epoca del Taramelli avevano un’altezza tra i 3 e i 4 metri, pareti spesse circa un metro e diametro interno di circa 3 metri. Originariamente la copertura dei vani doveva essere realizzata con travi lignee e/o frasche come nelle attuali pinnettas. Ancora in discreto stato una capanna (con diametro esterno di circa 5 metri) che conserva una nicchia, alcuni stipetti e l’originale architrave in legno di terebinto. Originariamente la copertura conica doveva essere realizzata “a scudo”, con travi radiali ricoperte di frasche. Architavi in legno di ginepro, capanne di piccola e media dimensione, realizzate con impasto grossolano di fango e piccoli conci; le superfici interne intonacate con un impasto argilloso rifinite con una consistente tinteggiatura in grassello di calce. Una tecnica edificatoria decisamente affrettata! Si presuppone sia nato sul finire della civiltà nuragica o durante il dominio dell’impero romano, data la posizione strategica che rendeva il villaggio invisibile e imprendibile. Come già detto l’unica via d’accesso è la diaclasi, una strettissima spaccatura nella roccia che è l'unica via d'accesso al villaggio, ci piace ancora credere a questa versione e pensare, con un sottile brivido, gli indomiti guerrieri che difendevano strenuamente la loro indipendenza vietando quel passaggio agli invasori. Queste sono le tracce più affascinanti lasciate dall'uomo nel Supramonte, legate a quell’epoca. Ora sono rimasti solo resti, cumuli di macerie con appena qualche accenno di quella che doveva essere la struttura originaria su cui purtroppo si è accanita l'ingordigia, il vandalismo e l'ignoranza di orde di scavatori abusivi. Peccato davvero perché per posizione, scenografia naturale e cornice paesaggistica il villaggio di Tiscali è unanimemente considerato un'autentica meraviglia, che vale proprio la pena di visitare.

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